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Dieci regole per convivere col pensiero che Cavani ci lascerà

Cavani di qua, Cavani di là. Parigi, Madrid, Manchester. E noi in mezzo, con 15 partite da giocare. Qualcosa di vero c’è, e lo sappiamo. Gli altri ci azzuppano, e pure questo sappiamo. La storia non ci piace, eh, ci mancherebbe. Lo capisco. Ma anche a scuola la storia non mi piaceva, e l’ho dovuta portare all’esame. Insomma: con il mercato di Cavani non si può fare hide, nascondi, e andare avanti come se il fatto non fosse nostro. Può non piacerti l’acqua, ma se vivi a Venezia ci devi fare i conti. Allora facciamoci i conti con questa cosa qui. Non chiediamoci cosa deve fare Cavani per noi, chiediamoci invece cosa possiamo fare noi per Cavani (‘stabbene). Diamoci delle regole di convivenza. Diciamo dieci. Dieci fa molto chic. E fa molto religione. Così Edi apprezzerà.

1) Non per atteggiarsi a Nora Ephron o Marco Ferradini, ma tutte le volte che provate a trattenere una persona, quella persona fugge. Dai, lo sapete pure voi. Il modo migliore per perderla è vivere con il timore che accada. Il segreto allora è trattenerla prima che s’accorga che la state trattenendo. Ci si riesce solo allontanando debolezza, dubbi, incertezze. La sicurezza. Bisogna mostrarsi sicuri di sé. Sicuri di noi. Non possiamo proporci come migliore soluzione possibile se noi non ci sentiamo la migliore soluzione possibile. Forza. Noi siamo il Napoli, e lo siamo solo noi. Al di fuori di qui, Cavani non troverà nulla di simile. Non potrà mai più essere altrove quello che è a Napoli. Noi lo sappiamo. Ora deve saperlo lui.

2) Deve saperlo attraverso il nostro linguaggio. Verbale e non. Se in questo momento gli danzano intorno mille voci, sarà pure lui confuso. Non pensate che per lui sia più facile che per noi. Se è confuso, sarà in un momento di ipersensibilità, disposto a cogliere ogni sfumatura. Per questo il nostro atteggiamento dei prossimi giorni, dei prossimi mesi, gli resterà impresso più che ogni nostro altro atteggiamento precedente. Cavani d’ora in avanti percepirà ogni nostra sensazione. E dunque le sensazioni negative vanno bandite. Eliminate dal nostro orizzonte. Evitare brusii se sbaglia un pallone, evitare insofferenza, evitare di trasmettergli l’idea che stiamo collegando un suo errore alla situazione che sta vivendo. E per evitare di trasmettergli quell’idea lì, quell’idea lì in testa non la dobbiamo avere.

3) E poi conta il linguaggio vero e proprio. Caspita se non conta. Contano le parole. Bisogna dirgli che gli vogliamo bene. Che lo amiamo più di chiunque altro al mondo. Guardate che non è facile. Dall’altra parte c’è chi lo sta desiderando. Non è semplice competere con una rivale che sta mettendo in campo tutta la carica di seduzione possibile. Madrid e Parigi hanno una terza abbondante, ma quello mica è tutto. Cantiamogli il nostro amore ogni volta che si può. Dopo ogni gol. Dopo ogni tiro. Dopo ogni palla che tocca. È mai possibile che non ci sia un coro per lui? È inaccettabile. Bisogna metterne subito in piedi uno. Andrebbe benissimo anche Ohé ohé ohé Ediii Ediii. Ma va cantato. Da subito. Questo è il primo passo. Questo è il compito che devono darsi coloro i quali vanno allo stadio. Le curve non cantano? Cominciamo noi.

4) Accettare la situazione attuale per quella che è. Se non vogliamo che sia sedotto da chi lo sta corteggiando, dobbiamo sminuire l’importanza di quella seduzione. È un gioco sottile. Se Cavani si gira per strada a guardare il culo delle altre squadre, lasciamoglielo guardare. E andiamo in palestra a rassodare il nostro. Rinforziamoci. Rinforziamo la squadra. Aure’, questa canzone viene a te.

5) Non scambiate per orgoglio quel che sto per dire. Ma per convincere Cavani a restare qui con noi, dobbiamo conservare la nostra indipendenza. È una parte importante di noi, e deve sentirsi importante per noi. Ma noi come dobbiamo sentirci? Noi dobbiamo sapere di poter sopravvivere anche da soli, anche senza di lui. Perché vivendo in maniera leggera finanche l’idea di un distacco da lui, non gli rovesceremo addosso una responsabilità esagerata che finirebbe per rovinare il rapporto e per fargli prendere quella decisione che non vogliamo.

6) È una storia che andrà avanti a lungo. Di certo fino a giugno, noi speriamo anche di più. Significa che non avranno chiuso. Noi speriamo fino ad agosto. La clausola di rescissione si può esercitare solo dal 1° luglio al 20 agosto. Fino a quel giorno non potremo essere certi che Edi sarà rimasto con noi. Dunque, con realismo, non serve logorarsi adesso. Logorando noi stessi, logoreremo pure lui. È ipersensibile, ve l’ho detto. E un Cavani logoro in campo non ci serve.

7) Realismo, appunto. Cosa ci preme di più, ora? Sapere se Cavani resterà con noi da agosto in avanti, oppure ottenere da Cavani la carica e i gol per arrivare più in alto possibile fino a giugno? Io voto per la seconda. Credo pure voi. E allora perché chiedergli subito, adesso, immediatamente, di sposarci se le cose stanno andando così bene da fidanzati? Perché pretendere ora una risposta da lui, ora che peraltro è così confuso? Non mettiamogli fretta, agitazione. Sfoggiamo pazienza. Io ne ho tanta, si sa.

8) E dopo tanti Ohé Ohé Ohé allo stadio, più in là, servirà pure qualche colpo basso. Dovremo farlo piangere. Dovremo cantare: Uno di noi Cavani uno di noi. E poi alzare il tiro. Quando nascerà Lucas, a marzo, dovremo far sentire a Cavani che suo figlio è un nostro fratellino, un nipotino, quello che volete voi. Forse cantare: Napoletano, tuo figlio è napoletano, napoletaaaaaano, tuo figlio è napoletaaaano.

9) E poi? E quando gli avremo cantato tutto questo? Quando gli avremo detto che lui è uno di noi, che i suoi figli hanno il nostro sangue, che sono i nostri fratellini, i nostri cuginetti, i nostri nipotini; quando gli avremo dimostrato tutto ciò che potevamo – ecco, quando tutto questo lo avremo fatto e lui deciderà magari lo stesso di andar via? Allora non mi avete seguito. Adesso non bisogna pensarci. Adesso io guardo Cavani come un padre guarda una figlia femmina. Un padre la vede crescere, la vede diventare ogni giorno più alta, più bella, lo sa che un giorno arriverà un cusariello a suonare al citofono per dirle: Scendi ti aspetto. È normale, è giusto, è sano. Anche se farà male. Ma non è per la sgradevolezza di questo orizzonte lontano che un padre smette di dedicarsi a lei, ora, qui. E non venite a dirmi di Lavezzi. Lavezzi è stato un’altra cosa. Guardatelo in faccia. Lavezzi è il figlio maschio che se ne va a lavorare all’estero. È scugnizziello, è una capa gloriosa, uno gli dà uno scappellotto e gli dice: Ogni tanto telefona, haje capito, fatti sentire. Ma Cavani, dio mio, Cavani. Se deciderà così, io Cavani lo voglio vestire di bianco e accompagnarlo dove vorrà andare, vorrò guardare negli occhi chi se lo prenderà e dirgli Trattamelo bene.

10) E alla fine di tutto, vi prego, la verità vi devo dire sull’amore. Ho visto andar via Maradona. Ho pianto. Ma sono ancora qua.
Il Ciuccio

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