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Caro Max, Benitez non mi scalda il cuore

Sventurata la terra che ha bisogno di eroi. Sventurata la squadra che ha bisogno di un allenatore per darsi un aplomb. E’ un eroe Rafa Benitez? Avrà un aplomb il Napoli con Rafa Benitez? Rimango scosso dall’emozione di Max per l’arrivo del bandolero madrileno con quella faccia un po’ così, a paella. Rafa Benitez emoziona? Belen Rodriguez, sì. Rafa Benitez, no. Perché siamo uomini e non caporali.

Rafa Benitez non mi emoziona. Ma il difetto sta nella mia testa e nel mio cuore perché sono “cresciuto” col petisso Pesaola e col leone Vinicio che sono stati gli allenatori azzurri che mi hanno emozionato. Ecco, il petisso e il leone rispondevano esattamente alla pretesa di De Laurentiis, oggi, di avere un tecnico che ami Napoli prima della squadra. Non ha detto una sciocchezza, il DeLa, ma di allenatori di questo tipo non ce ne sono più.

L’ultimo in ordine di tempo che ha amato Napoli è stato Maradona, nostro scugnizzo delle grazie, così come amarono Napoli, e ne sentono sempre la nostalgia, i miei “ragazzi” del passato, da Panzanato a Zurlini, da Canè a Pogliana, a Girardo, ragazzi che giocavano pensando a Napoli come ad una canzone.

Amare Napoli è complicato e, quando ci riesci, come è successo a Pesaola, Vinicio e Canè, che sono rimasti tra noi con cuore napoletano, rimani intrappolato in un incantesimo.

Vinicio fa le vacanze in Brasile, quando da noi è inverno, ma ha casa a Napoli, e a Napoli vive, perché, dice, a Rio de Janeiro non mi conosce nessuno e solo a Napoli sono Vinicio. E là, nella casa di via Manzoni, vive accarezzato da Flora, la donna bruna che è sempre più bella, andando avanti con gli anni, e che il leone sposò proprio a Napoli, in un giorno indimenticabile nella basilica di San Francesco di Paola, la piazza Plebiscito gremita.

Canè è diventato subito napoletano, imparando il dialetto napoletano, e magari storpiandolo in coppia col parmense Mario Zurlini, ma volendolo parlare a tutti i costi, pur con la dura inflessione portoghese di brasiliano di Rio, per sentirsi ed essere uno di noi, sposando poi una fantastica ragazza vomerese, Adelina Papa, e così diventando napoletano a vita oltre che bomber di cioccolato.

Bruno Pesaola ha abitato tante case di Napoli ed ora vive in via Manzoni, e sono più di sessant’anni che vive a Napoli, indissolubilmente legato a Napoli, con poche fughe in altri posti per necessità professionali, ma poi di ritorno sempre tra noi, e a Napoli venne con Ornella Olivieri, la più bella ragazza di Sanremo e poi occasionalmente Miss Novara, a Novara il petisso la incontrò quando giocava nella squadra piemontese, e lei volle fare il viaggio di nozze a Napoli,e fu così che Pesaola divenne giocatore del Napoli, cuore azzurro in eterno che un giorno disse: “Napoli è come il quartiere della Boca a Buenos Aires, colori, gente, allegria, favola, ma qui c’è il mare e là c’è solo un canale, il Riachuelo”.

Toni Iavarone mi ha chiesto un “pensiero” su Rafa Benitez che ho scritto di getto per il suo blog, frenato sul Napolista dall’emozione di Max. Ma ora ve lo propongo così Max mi toglie il saluto, ma, allegria, mi voglio divertire.

Arriva Benitez. Alalà. Di spagnolo, lui è di Madrid, non ha nulla. Con quei baffetti all’ingiù e il filo di barba sul mento sembra piuttosto Gengis Khan in pensione. Rafa Benitez. Più che un nome e un cognome, sembra il marchio di un profumo. Come Paco Rabanne. Fisicamente, un uomo a curva davanti. Uomo di pancia, direbbero in Sicilia. Altezza 1,75, peso 105 chili secondo gli almanacchi. Rotondo, più largo che lungo. Un allenatore di larga veduta.

Benitez. E’ il nuovo allenatore che disegnerà il Napoli del futuro. E’ per la difesa a quattro (eravamo quattro amici al bar). Due mediani a proteggere la difesa (l’asse mediano). Tre pedine, esterni velocissimi, dietro l’unica punta. Oppure, no. Andrebbe bene anche il 4-4-2. Andrebbe bene anche il 4-4-1-1. Un uomo pitagorico. Per il momento questi sono i suoi numeri.

Pare che abbia studiato i metodi di Sacchi a Coverciano. Perciò giocherà con tre olandesi. E’ bravo, dicono, e sa entrare nella testa dei giocatori. Con Hamsik sarà facile: gli basterà appendersi alla cresta. Autorevole, lineare, equilibrato. Così viene definito da chi ha giocato con lui. Sembra piuttosto il ritratto di Mario Monti. Maniacale, in questo non farà rimpiangere Mazzarri che all’Inter rimpiangerà il Napoli.

Contattato dalla Juventus (2010), gli viene preferito prima Zaccheroni, poi Delneri. All’Inter resiste sei mesi. Vince la Coppa del mondo per club contro una squadra congolese e, cinque giorni dopo, lo salutano consensualmente. Era il 23 dicembre 2010, due giorni prima di mangiare il panettone. Con De Laurentiis mangerà il cinepanettone.

E’ uno studioso di football, energico. Prende appunti il calcio. Appassionato di gabbie e palestra. La “gabbia” l’inventò Orrico negli anni Settanta. In uno spazio ristretto si gioca quattro contro quattro senza mai fermarsi. Una gabbia di matti. Ma tutto è Ben quel che finisce Ben.

Pare che il contratto che lo legherà al Napoli sia di trenta pagine. I trenta danari. Accordo biennale per 3,5 milioni a stagione. Premio-scudetto a parte. Il sogno di Zorro. Poiché il Napoli di De Laurentiis non ha una sede napoletana di prestigio, l’accordo con il procuratore di Benitez viene firmato negli uffici della Filmauro in via 24 maggio a Roma (De Laurentiis mormorava calmo e placido al passaggio).

Ha 53 anni. Sogna di portare Ramires al Napoli. Si porterà sicuramente il software con cui sullo schermo del pc vede chi è più in forma fra i giocatori. Perciò dice: vengo dopo il pc. Lo chiamano il Mago, ma grazie a Dio non è Otelma. Non perdona i giocatori sovrappeso, intimandogli sempre: levati quel peso dallo stomaco. Al suo non ci fa caso.

Parla con i giocatori. Garbato, ma inflessibile. Si spiega, ma non si spezza. Rafa Benitez. Potrebbe essere anche il nome di un attore messicano. Come Pedro Armendariz. Ha un fascino nascosto. Fronte ampia, altissima, capelli rari appiccicati al cranio. Lo chiamano anche Big Ben. Anche Bigmalione. Conosce quattro lingue, è conosciuto in campo internazionale. Rafa Benitez. Cambia pelle alle squadre (la pelle figlia di Apollo). E’ un top e alle squadre fa ballare il tip-top. Perché le vuole sempre al massimo. Rafa è il diminutivo di Rafael, ma ha detto già che non vuole confondersi con Rafael Auriemma. Perciò chiamatemi Benitez, Rafa Benitez. Come Bond, James Bond.
MIMMO CARRATELLI

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