“I bambini al posto delle curve chiuse allo Juventus Stadium”. La Juve fa lobby, mica come noi che stiamo coi razzisti

Volete capire che cosa vuol dire essere una lobby ed essere nati per vincere? Ve lo spieghiamo subito. Lo facciamo perché negli ultimi giorni abbiamo ricevuto numerose mail, sms e telefonate di amici tifosi: “Ma ancora co’ sta storia dei cori, vabbè ma che vi frega?”, “Guarda che la perdete sta battaglia, rimanete isolati”, “Vabbè […]

Volete capire che cosa vuol dire essere una lobby ed essere nati per vincere? Ve lo spieghiamo subito. Lo facciamo perché negli ultimi giorni abbiamo ricevuto numerose mail, sms e telefonate di amici tifosi: “Ma ancora co’ sta storia dei cori, vabbè ma che vi frega?”, “Guarda che la perdete sta battaglia, rimanete isolati”, “Vabbè ma Aurelio ha detto che a gennaio spenderà 50 milioni, e ci chiamassero pure colerosi”. Questo il tono dei messaggi e delle conversazioni. Abbiamo alzato i toni, pare, soprattutto coi colleghi giornalisti.

E allora vi raccontiamo come si fa a vincere.

Sapete come si fa? Si fa che una società seria, la Juventus, alza la cornetta, chiama il direttore del giornale di scuderia, Tuttosport, e dice: “Senti, perché non lanciamo quest’iniziativa? Chiediamo, voi come giornale ovviamente, una deroga alla Lega e alla Figc per le curve chiuse. Apriamole alle scolaresche. Bambini al posto dei nostri tifosi razzisti. Come potranno mai opporsi? Otteniamo un multiplo risultato: annulliamo di fatto la sanzione, non giochiamo con le curve chiuse, incassiamo persino i complimenti, diranno che siamo educativi e tra due giornate torneranno i razzisti di prima. Tanto che ci frega”.

Ovviamente Tuttosport mica si comporta come i giornali di Napoli. Tuttosport difende la sua gente. I propri lettori. Tuttosport obbedisce. O, diciamo, condivide. E parte la campagna subdolamente intitolata “Bambini in gol”. Nulla di più schifoso, ovviamente. I poveri bambini per coprire la società che da anni paga le multe più salate per i cori razzisti dei propri tifosi.

Ma a Torino con l’appartenenza non si scherza. E così chiamano nientemeno che il presidente del Coni Giovanni Malagò. Il quale – e che t’aspetti? – risponde entusiasta e verga di suo pugno una lettera a Tuttosport in cui paragona questa (immonda, ndr) iniziativa a quelle dei beni confiscati alla mafia. “E’ una bella idea, un bel segnale, mi ricorda l’iniziativa dei terreni confiscati alla mafia e restituiti alla società civile. E’ un’iniziativa da mettere in pratica subito, adesso si muovano le squadre, si superi il problema di normativa, ma la strada è quella giusta”.

Avete capito? Hanno chiamato il presidente del Coni! Hanno il presidente del Coni al loro fianco. Mentre da noi i giornali napoletani sono vittime del provincialismo. “Ci chiamino pure colerosi, che sarà mai!” E mentre noi stendiamo tappeti rossi al nostro presidente che si schiera con chi ci insulta (per difendere i propri interessi), gli altri, LORO, gli juventini, si organizzano, provano ad aggirare le leggi e a VINCERE.

Ora non sappiamo come andrà a finire questa nauseabonda campagna. Non ci meraviglieremmo se la vincessero. E non ci meraviglieremmo se la vincessero col plauso del nostro presidente. Lui che i bambini allo stadio li fa pagare. Lui che i bambini li ha piazzati nella Tribuna family, sotto la Nisida, dove non si vede un cazzo (sì, proprio così). Ma tutto questo può mai interessare ai giornali napoletani? Loro mica comprano il biglietto per andare allo stadio. Che vuoi che gliene importi.
Massimiliano Gallo

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