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Raiz: «L’inno del Napoli? Del Naja (Massive Attack) e io riscriveremmo subito (e gratis) ’O Surdato ’nnammurato»

È bastato che sua DeLaurentiistà ventilasse l’ipotesi di un inno nuovo del Napoli, cantato magari in chiave hip hop e dal rapper salernitano Rocco Hunt, per provocare l’ennesima crisi di nervi nella già tesissima tifoseria partenopea.
E questo non solo e non tanto perché far cantare l’inno del Napoli a un rapper di Salerno – e per tale via tifosissimo della Salernitana – è un po’ come far cantare l’inno della Juve agli abitanti di Materdei quanto perché dopo le voci su un’eventuale dipartita di Hamsik quest’altro colpo a un pilastro portante della napoletanità applicata allo stadio e cioè ‘O Surdato ‘nnammurato sarebbe insostenibile.
Eppure è così, il presidente l’ha detto, e allora si discute, ci si interroga sulle possibili conseguenze dell’insano gesto aureliano, e oltre a interrogare noi stessi, visto che ci troviamo, interroghiamo anche gli altri.
A partire da quelli che cantare lo fanno per mestiere e un inno del Napoli lo registrerebbero anche subito, ma mommò proprio. Sto parlando di Raiz, leader storico e ritrovato degli Almamegretta nonché tifoso appassiunatissimo delle gesta eroiche e non dei tesserati SSC Napoli.

Allora Raiz, che ne pensi di questa idea del presidente?
Mi pare una bella idea riscrivere l’inno del Napoli in chiave nuova, magari più vicina ai gusti dei tifosi più giovani. Potrebbe sicuramente aiutare a svecchiare la platea. A patto che l’intento sia questo e non quello di cavalcare una moda.
In che senso?
Beh, è chiaro che in questo periodo il rap di casa nostra sta vivendo un buon momento. Penso a Rocco Hunt, a Clementino. Ecco, non vorrei che il presidente avesse pensato proprio a questo genere e non a un altro solo per cavalcare una moda. L’inno del Napoli è una cosa seria, è un qualcosa che deve restare, non può essere affidato ad una moda magari passeggera.
Che fare dunque?
Secondo me la cosa migliore sarebbe puntare su un impegno più corale, magari mettendo in sala per un EP tutti quegli artisti che, ciascuno per il proprio genere, possono rappresentare Napoli e la loro passione per la squadra. E quindi sì, Rocco, Clementino ma anche Nino D’Angelo, Pino Daniele.
Pino Daniele?
Beh, non credo che direbbe di no. Sicuro ne farebbe una versione sua. Si potrebbe affidare l’inno a Nino D’Angelo e poi ognuno farebbe una sua versione, un remix.
E tu? Tu lo faresti l’inno nuovo per il Napoli?
Io? Ma magari! Mi piacerebbe tantissimo, e non da ora. E’ da tempo ci penso, anzi, che ci pensiamo.
Tu e gli Alma?
No, io e Robert.
Gesù e mo’ chi è Robert?
Robert, Del Naja, Massive Attack.
E’ vero, anche se è nato a Bristol, Robert è un grandissimo tifoso del Napoli, a volte siete pure stati allo stadio insieme.
Ecco, sì, lui. Lui un inno del Napoli lo registrerebbe immediatamente, anche a spese sue. Tempo fa mi ha chiesto di mandargli delle tracce su cui stavo lavorando, mi disse che partendo da ‘O Surdato ‘Nnammurato avrebbe provato a creare una versione tutta sua della canzone adatta per lo stadio. Ha mille cose da fare ma se De Laurentiis glielo chiedesse direbbe subito sì. Lo farebbe solo per vedere il suo nome associato per l’eternità alla SSC Napoli.
No, vabbè. Un inno del Napoli scritto da uno dei Massive Attack! Ma poi perché proprio ‘O Surdato ‘Nnammurato?
Perché mi disse che se deve pensare a Napoli e al Napoli è quella la canzone in cui si riconosce. E io sono d’accordo con lui. Ma in ogni caso, anche se la base di partenza dovesse essere diversa, l’importante è che si tratti di una scelta condivisa.
Con chi?
Con i tifosi. Non si può scegliere un inno che poi la curva non condivide. E’ impensabile. Deve trattarsi di un pezzo che i tifosi sentono di cantare come proprio, dalla pancia. E perché questo accada secondo me bisogna puntare su artisti per i quali il Napoli non è solo una squadra di calcio ma la propria fede e la propria passione.
Anna Trieste

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