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Io, romano de Roma, tra Napoli e Juventus tiferei senz’altro Napoli

Un colpo al cuore. Improvviso, terribile. E dire che quando ho visto il titolo mi sono incuriosito d’istinto: “Noi, napolisti di Roma, costretti a tifare Juventus”. Pensavo alla solita provocazione, divertito mi sono messo a leggere. Ho capito quasi subito che l’articolo era tremendamente serio. Il sorriso si è trasformato in una brutta smorfia. Per farla breve: Fabrizio d’Esposito, tifoso napoletano residente nella Capitale, si augura che a vincere lo scudetto sia la squadra di Antonio Conte. Chiede comprensione, quasi si scusa, ma i romanisti che festeggiano non li vuole nemmeno immaginare. «Una pena vera – cito – migliaia di persone tutte le sere a bivaccare e bere e ballare e godere. Scritte sui muri, schiamazzi fino a notte fonda». E allora meglio il male minore, meglio la Juve che la Roma.

Fabrizio lo conosco. E sicuramente questo non aiuta a fammi passare l’incazzatura. Così come non aiuta quell’imbarazzante ammissione di colpa: «Un tempo simpatizzavo per loro – ricorda l’autore dell’articolo – oggi mi comporto come un laziale». Un voltafaccia così eccessivo da far arrossire il parlamentare più smaliziato. Roba da far passare la voglia di leggere (lo dico da tifoso di calcio, non da romanista).

Intendiamoci, non sto rosicando per una vittoria sfumata. Che lo scudetto fosse perso l’ho chiaro da tempo. Quello che mi lascia davvero amareggiato è il fastidioso e ossessivo antiromanismo che si respira leggendo il pezzo di Fabrizio. Riga dopo riga. Non soffro di vittimismo, per quanto ne sappia non sono neppure affetto da manie di persecuzione. Ma un articolo simile me lo aspettavo da uno juventino, un interista, un milanista. Da un tifoso del Napoli non mi sarei mai sognato una cosa del genere. Fabrizio d’Esposito descrive brillantemente cosa significa vincere il campionato a Milano o Torino: «Un rumore domenicale prolungato al lunedì, al massimo al martedì. Poi, di nuovo il silenzio, di nuovo la routine. Nulla rispetto a quello che possono combinare “i tifosi più tifosi del mondo”, come si vantano di essere i romanisti». Peccato che questo è anche l’aspetto che accomuna romanisti e napoletani.

Il tifo rumoroso, passionale, colorato, caciarone. Ero un bambino quando il Napoli vinse il suo secondo scudetto. Nella mente mi è rimasta un’immagine: i tifosi con le bandiere azzurre che girano con le automobili a Roma, suonando il clacson vicino via Nazionale. Ero a piedi, sotto i portici di piazza Esedra. Ricordo come oggi lo stupore e il divertimento di quel carosello improvvisato. Perché in questo, lo ammetterà anche d’Esposto, le tifoserie del Nord sono molto diverse. A Roma se si vince un campionato si festeggia, fino a notte fonda, magari per mesi. E allora? Nella vostra città non succede lo stesso? Anche per questo motivo preferirei mille volte che lo scudetto andasse a Napoli piuttosto che a Torino.

Eppure d’Esposito oggi decide di tifare Juventus. Metti che la Roma conquista il Tricolore… Poi la gente brinda fino all’alba sotto casa sua, magari lo disturba nel sonno. E questo punto assesta la seconda stilettata. Forse più velenosa della prima. Per giustificare la sua inedita, e sorprendente, passione bianconera, si mette sulla difensiva. Quasi dà la colpa a noi giallorossi per averlo obbligato a tifare Juve. «Senza dimenticare – scrive – che loro, i romanisti, ci odiano».

Qui si apre un secondo capitolo, la rivalità tra romanisti e napoletani. Con Massimiliano Gallo ne abbiamo discusso più volte. Anzitutto un dubbio: a leggere l’articolo sembra quasi che l’astio sia a senso unico. Insomma, a Roma odiano i tifosi del Napoli, a Napoli vogliono bene ai tifosi della Roma. Un minimo di onestà intellettuale imporrebbe almeno il rispetto della verità. È vero, negli ultimi anni si è acuita la contrapposizione, ma nessuna delle parti in causa sembra averla subita passivamente. Voglio andare oltre. Io difendo convinto la rivalità tra le due tifoserie. Lo ammetto senza problemi, perché campanilisticamente e calcisticamente il dualismo è inevitabile.

Ma è una rivalità calcistica. Molto più superficiale di quel che d’Esposito vuol fare credere. «A Roma ci detestano a prescindere – si lamenta – per una questione antropologica, non politica». Non è così. Certo, sapere che i napoletani residenti nella Capitale tiferanno per dispetto la Juventus non aiuta. Sbandierare il proprio antiromanismo sperando che il simpatico Antonio Conte conquisti l’ennesimo Tricolore non credo aiuterà a rasserenare il clima. Eppure personalmente, messo davanti all’amletico dubbio che attanaglia d’Esposito, io non avrei dubbi. Tra Napoli e Juventus (o Milan, Inter, etc, etc) sceglierei senza esitazioni la vostra squadra. A questo punto mi viene una perplessità. Sono davvero i romanisti a odiare i tifosi del Napoli? Siamo proprio sicuri? Poi rileggo quel passaggio. «Oggi mi comporto con loro come un laziale. Ho capito, per la prima volta in vita mia, il significato profondo del verbo gufare». E capisco che forse non vale nemmeno la pena di prendersela.
Franco Burgnich

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