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La Gazzetta spiega (anche a Moratti) perché Benitez fallì all’Inter

Varrebbe la pena riportare soltanto l’attacco e la conclusione del pezzo di oggi Luigi Garlando sulla Gazzetta dello sport a proposito dell’amore mai sbocciato tra l’Inter e Rafa Benitez. Articolo stimolato dalle squallide dichiarazioni rilasciate dal presidente Moratti che, dopo Mourinho, e quindi in quattro anni, ha vinto una Coppa Italia. E basta. Invece di attaccare il tecnico spagnolo, farebbe bene a ripensare ai suoi errori, oltre che a ringraziare il provvidenziale ingresso di Thohir sulla scena societaria.

Ma torniamo alla Gazzetta. Ecco come comincia il pezzo di oggi: “Non è vero che Rafa Benitez pretese la ri­mozione della foto di Mourinho dalla Pinetina. Uno zelante inserviente chiese al nuovo allenato­re: «Mister, vuole che la tolgo?». Rafa alzò le spal­le: «Come volete». Lo zelante inserviente la tolse per poi rivendersi l’impresa con Mou: «Benitez mi ha chiesto di togliere la sua foto». E la favola di Rafa iconoclasta entrò in circolo”.

Garlando spiega perfettamente in qualche clima Benitez si trovò a lavorare. Ricorda che, alla conferenza stampa di presentazione, ogni tre domande due riguardavano Mourinho. E lui, sempre gentile, rispondeva: «Non sarebbe intelligente cambiare tutto ciò che ha portato l’Inter a vincere così tanto. Ma io sono diverso. Mi piace vincere e, se si può, giocare bene». Garlando ricorda quando il tecnico spagnolo andò in Gazzetta e spiegò come avrebbe voluto che giocasse la sua Inter: «Aumentare il possesso della palla e spostarlo in avanti». Messaggio che non fu accolto bene dai calciatori: “Noi abbiamo vinto tutto, perché dovremmo cambiare? Tu cos£hai vinto?”. Materazzi gli diede del presuntuoso come se – si chiede Garlando – avere idee diverse da Materazzi significhi essere presuntuoso.

Garlando scrive che l’Inter di Benitez delle prime giornate «raramente era stata così bella negli ultimi anni, mai si era affidata così tanto a un palleggio corto (i lanci di Materazzi non c’entravano più) e mai aveva cercato di recuperare palla così alta». Ma i nostalgici si impuntarono. E qui Garlando rimarca la differenza con Napoli. A Napoli gli hanno preso i giocatori adatti al suo modulo, a Milano no. Cambiasso non volle Mascherano e Moratti non gli prese Kuyt. Così Rafa si arrangiò con Biabiany e il 18enne Coutinho. Finì come finì, con Eto’O che lo derise dopo un gol.

Il finale è dedicato a Napoli. “Ha intercettato la nostalgia canaglia epurando i più mazzarriani (De Sanctis e Cannavaro…). Il compito è stato più semplice perché il predecesso­ re era forte di una coppa Italia, non di un Triplete, ed era sprovvisto di fascino carismatico. E così, pur pagando anche qui la sua testa dura e qualche piccola crisi di rigetto (Behrami, Hamsik), Rafa è riuscito a portare avanti la rivoluzione gentile: gioiose notti di Champions, terzo in campionato, finalista in coppa Italia, amato dal popolo perché vive la città, ma soprattutto è riuscito a sradicare l’abitudine a chiudersi per ripartire e ha imposto un gioco moderno, divertente, che promette futu­ ro. Come voleva fare all’Inter. Sabato Rafa torne­ rà orgogliosamente in quello che poteva essere il suo castello. Non è un pirla.” Riferito a Benitez.

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