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Cosa ti succede se sei femmina, di Napoli, e segui il calcio

Se sei femmina e stai di casa a Napoli, la cosa peggiore che ti può capitare – dopo quella di tenere un sindaco interista e quella di restare solo tu alle undici di sera a piazza Garibaldi – è essere appassionata di calcio e di politica.
Secondo i maschi, infatti, il calcio e la politica sono cose da maschi e per un maschio non è facile capire come possa una femmina appassionarsene pur non essendo nel primo caso una velina o, nel secondo caso, una… no niente, una velina pure nel secondo caso.
Comunque, al di là di quello che dicono i maschi, il calcio e la politica sono cose da femmine e se essi fingono che non sia così è solo perché temono che ammettendo il contrario potrebbero venire a galla le loro incapacità di portare a termine, in ben altri campi di gioco, performances che siano non dico buone ma quanto meno non ascrivibili alla categoria delle “grandissime figur ‘e mmerd”.
Mi spiego.
Che cos’è la politica? La politica è l’arte di governare una comunità, la capacità di indirizzare l’ordinato andamento delle cose in un dato territorio, l’idoneità a decidere come mandare avanti la baracca, sia essa una casa, una città, una nazione. Ebbene, da che mondo è mondo sono le femmine a fare politica. Cioè, ditemi voi, quando mai un maschio è stato in grado di garantire l’ordinato svolgimento di qualcosa mentre la femmina sta dentro al letto con l’influenza o quando mai un maschio è stato in grado di essere mandato a fare la spesa senza tornare a casa a tipo Pinocchio con un abbecedario al posto dei cicoli e ricotta.
Ve lo dico io: mai.
E nonostante questo, chi ci mandano a Roma a fare la spesa per tutti gli italiani? Un maschio.
E’ normale che poi quello invece di tornare a casa coi posti di lavoro torna a casa con l’Iva.
Comunque, esattamente come per la politica, anche il calcio è una cosa da femmine.
Fare in modo che un maschio in mutande e cazettini alti fino al ginocchio ingarri il buco DOPO i preliminari ma PRIMA che scadano i tempi regolamentari è un problema con cui le femmine devono fare i conti tutti i giorni.
E questo i maschi lo sanno bene.
E allora perché si meravigliano quando vedono una femmina che si eccita davanti a uno che non solo ingarra la verticalizzazione ma che poi subito dopo è pronto a ripartire di nuovo senza doversi fare nel frattempo una zuppa di latte e mezz’ora di sonno?
E invece no, quando vedono una femmina che si comporta così la prima cosa che fanno è ridacchiare e chiederle se sa la regola del fuorigioco.
Come se poi loro la sapessero dal momento che per stabilire se uno è in fuorigioco ormai ci vogliono tre arbitri, dieci giudici di Cassazione, un Varriale e un Gianni Boncompagni nell’auricolare.
Cioè, dico io, invece di mettersi scuorno e di prendere provvedimenti.
Poi dice che una si appassiona al calcio.
Anna Trieste (tratto da volevoilrigore)

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