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Tifare Argentina perché…

Finalissima al Maracanà. Tifare Argentina, e per chi se no?Tifare Argentina nel ricordo di Maradona, per il cuore grande del petisso Pesaola, per l’amico José Alberti, per Omar Sivori che fece del Napoli ‘na cosa grande con Altafini, per Roberto Sosa, il Pampa, che giocava con la t-shirt del pibe de oro, per il ricordo di Juan Carlos Tacchi, l’ala sinistra che batteva i corner direttamente in porta.Tifare Argentina perché, dopo Diego, è argentina l’anima calcistica di Napoli. Perché sono tanti gli argentini nell’almanacco azzurro. Il triste Ramon Diaz all’inizio degli anni Ottanta. Daniel Bertoni, ragazzo gentile e attaccante di talento, che per un anno giocò con Maradona. Il “lontano” Evaristo Barrera, tra i primi argentini a vestire la maglia azzurra, 1940, centravanti dal tiro formidabile.Ricordiamoli alla rinfusa. Humberto Rosa negli anni Sessanta. L’impresentabile José Luis Calderon di La Plata, “El Caldera”, che voleva essere il nuovo Batistuta e arrivando a Napoli disse: “Sono venuto per fare gol, più di quanti ne faceva Angelillo”. Bum, zero gol in sei presenze in quella stagione sciagurata dei quattro allenatori (1997-98 Mutti, Mazzone, Galeone, Montefusco). Giunto in agosto fu rispedito in gennaio all’Independiente dal quale era stato prelevato per 7,5 miliardi e rivenduto per due!E, poi, Pineda e Quiroga, che furono un omaggio dell’Udinese. E Husain che, almeno, era tosto.Argentini a josa e i due migliori di ogni tempo, Diego e Omar per noi. E il cuore più grande e più azzurro di tutti, Bruno Pesaola E, oggi, Higuain. Appena ieri, il Pocho Lavezzi.Tifare Argentina perché il pronostico è tutto per la massiccia, organizzatissima e micidiale Germania multietnica. L’ultima interpretazione del leggendario mezzo corazzato, il Panzer.Tifare Argentina perché, via, il presidente Cristina Kirchner, 61 anni, è affascinante e non c’è paragone con Angela Merkel, 59 anni, con uno spread di un metro e 65.Perché il tango è un pensiero triste che si balla, e allacciarsi nel tango è bellissimo, è la vita, e il suo re, Carlos Gardel, è là nel cimitero Chacarita di Buenos Aires sempre con una sigaretta tra le dita di marmo che gli argentini cambiano ogni giorno tenendola accesa.Dall’altra parte mazurke e polke, figurarsi. E, va bene, potrebbero schierare anche una squadra con Bach, Beethoven, Brahms, Wagner, Schumann, ma gliene mancherebbero altri cinque.Tifare Argentina perché Marlene Dietrich era berlinese, ma Belen Rodriguez è di Buenos Aires e vive tra noi.Perché l’Argentina è il dribbling irresistibile, spudorato e irridente di Omar Sivori, è la gioia del calcio dispensata da Maradona, dai suoi riccioli neri, dal suo baricentro basso che infinocchiava tutti i difensori, sei in una volta, gli inglesi, cinque a Brescia.Oggi è una povera Argentina. Si sono prosciugati il genio e la fantasia. Sarà una battaglia. Partita italiana, difesa serrata attorno al pelato Mascherano e a Garay e Demichelis. Il portiere Sergio Romero (1,92), che ha parato i rigori dell’Olanda, è il più grande pegno per la vittoria. Puntato dalla pop-star Rihanna, esplosiva ragazza delle Barbados, lo avrà in premio per una settimana: così ha promesso Elena Guercio, soubrette bionda e moglie disinvolta di Romero, se l’Argentina vince.E che, finalmente, la “pulce” si scateni. Messi, Messi, Messi. Ha i piedi del fuoriclasse, il dai e vai, i rimpalli del flipper, il tiro a giro, il tiro incrociato, il gol assoluto. Accidenti, Diego vinse un Mondiale da solo, con una squadra di ventura e il fedele Burruchaga. Vai, Lionel, argentino di Rosario, figlio prodigio di Horacio, operaio in una acciaieria, e di donna Celia Maria Cuccitini, trisavolo marchigiano di Recanati. Facci sognare e speriamo ci sia Di Maria, il tuo Angel custode, il giocatore che “parla” il tuo stesso calcio. Ma il Pocho e il Pipita, anime azzurre, ti daranno una mano. E il Barba ci protegga.Leggendo la formazione tedesca non è una formazione, è una cavalcata delle valchirie (Neuer, Hummles, Mertesacker, Schweinsteiger, Kroos, Mueller, Klose ….), è un rombo di cannoni, è sturm und drang, tempesta e impeto. Alti e grossi. Corridori di mezzofondo.Ma stanno arrivando i centomila dell’Albiceleste. Resistere, resistere, resistere. Bloccare i tedeschi, dargli la caccia in ogni zona del campo, vendere l’anima al diavolo e gettare il cuore oltre l’ostacolo.Ricordiamoci, a formazioni quasi uguali, la vittoria nell’amichevole di Francoforte, la Germania stracciata 3-1. Irripetibile? Ma allora il pallone non è più rotondo?C’è da vendicare il furto di Roma quando un arbitro compiacente regalò il rigore della vittoria e il titolo mondiale alla Germania contro l’Argentina e le lacrime di Maradona.Vendetta, tremenda vendetta. Sarà dura, difficile, impossibile. Ma è bello sognare.Tifare Argentina per Osvaldo Soriano di Mar del Plata e le sue storie surreali del pallone che ci ha aiutati ad essere ribelli, sognatori e fuggitivi. Per Jorge Luis Borges di Buenos Aires che aveva giocato al calcio ma lo detestava, però quel gol di Maradona dribblando tutta la squadra inglese era stato il più bel gol del mondo, non solo una cannonata in difesa delle Malvinas.Tifare Argentina, per le pampas, per il pueblo. E perché andare contro il pronostico sarà sentimentale. Ma il calcio è fatto per regalare sogni. Sogniamo.E, poi, sarà andata come deve andare, non sarà scalfita la nostra anima argentina, la terra più generosa per i nostri emigranti, il quartiere Palermo a Buenos Aires, la Boca dei genovesi e tante altre storie.Non sarà facile, vi sembra strano che io stia cercando di spiegare che cosa provo. Così inizia “Don’t cry for me Argentina”.MIMMO CARRATELLI

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