Un profilo alla Sarri: tecnico per caso, poi prodigio con un gioco non convenzionale. Comanda la B col Cittadella, ma predica umiltà.
La Serie B è un luogo strano, quasi sembra accogliere e festeggiare chi non fa parte del circolo. Anzi, di più: negli ultimi anni, tutti quelli che non facevano parte di una shortlist di aspiranti al paradiso della Serie A hanno avuto addirittura vita facile nella scalata. In rapida successione: Sassuolo 2013, Carpi e Frosinone nel 2015, Crotone nel 2016. Realtà diverse, storie diverse, progetti diversi. Anche esiti diversi, certo. Ma una costante: la promozione inattesa, insperata, la favola calcistica.
La storia sembra ripetersi quest’anno, con un club che da un bel po’ è la rappresentazione di un progetto positivo della provincia calcistica italiana: il Cittadella, espressione di una località padovana da 20mila abitanti mai andata oltre la Serie D fino al 1989/90. Prima promozione in Serie B: 1999/2000, poi una lunga serie di partecipazioni al campionato cadetto (10). Oggi, il primo posto: 15 punti in 5 partite, +5 sulla squadra seconda in classifica (il Verona di Pecchia: altro nome, altro blasone). E un allenatore da low profile: ieri sera, dopo la vittoria contro l’Avellino ultimo in classifica (0-1 al Partenio, gol di Arrighini al 78esimo e terzo successo in trasferta) ha dichiarato che «abbiamo visto e giocato una partita da episodio, ed è girato bene per noi». Poi ha aggiunto: «Il Cittadella non è stato bello da vedere come in altre occasioni». Chapeau.
Roberto Venturato è un allenatore dal curriculum particolarissimo. A partire dai suoi dati anagrafici: nato in Australia (Atherton) nel 1963, figlio di emigranti veneti, torna a casa e inizia a giocare a calcio. Nulla di impressionante, una buona carriera nella provincia del Nord: Pergocrema, Giorgione, Pizzighettone, Treviso, una spruzzata di Venezia. Poi, il passaggio in panchina. A cui accoppia, come un qualunque semi-professionista, un secondo lavoro da promotore finanziario.
La faccenda si fa seria a Pizzighettone, quando eredita la panchina di Marino Bracchi e lancia i biancoazzurri verso due promozioni, in Serie C2 e poi in Serie C1. Un boom che viene “premiato” con l’assunzione alla Cremonese come vice dell’istituzione Mondonico. Un passo indietro, ma vi avevamo avvertito che il tipo è particolare. In grigiorosso parte in sordina e poi perde la Serie B solo nella finale playoff contro il Varese. Ci sta, una sconfitta di passaggio in una carriera in ascesa. E invece, no. Non ancora. Il down, stavolta, dura due stagioni. Due stagioni in cui Venturato rimane senza panchina, non per sua scelta (rilascia a Tuttolegapro un’intervista in cui dice di meritare un ritorno in panchina, in cui definisce «un cruccio» questo suo stop forzato). Il rientro è lento, complesso. Ma si spiega con la forza dei risultati: la Pergolettese, promozione in Lega Pro; il Piacenza, un terzo posto in Serie D carico di rimpianti; di nuovo la Pergolettese, nel frattempo retrocessa e condotta a un buon sesto posto in quarta serie.
Poi la chiamata che non ti aspetti: il Cittadella, che è appena retrocesso in Lega Pro e ha posto fine al regno di Claudio Foscarini il Ferguson della provincia italiana che a Napoli ricordiamo come allenatore dell’Alzano Virescit nel 2000 ma che poi ha messo insieme dieci stagioni in provincia di Padova a fare miracoli. Comunque, il Cittadella sceglie Venturato per sostituirlo. Sei anni dopo l’ultima Lega Pro, il tecnico rimette insieme le idee e fa il solito: vince. Lo fa pure abbastanza facilmente: 76 punti in 34 partite, primo posto con 11 punti di vantaggio e pure la finale di Coppa Italia Lega Pro, persa contro il Foggia di De Zerbi. Un trionfo segnato dal calcio semplice ma redditizio da sempre praticato da Venturato: difesa a quattro e coppia d’attacco, corsa e schemi forse minimalisti, ma comunque efficaci. I suoi scudieri, oggi, sono tutti prodotti italiani, nostrani: zero stranieri in rosa, Litteri, Strizzolo e Arrighini come uomini di punta (per loro, un totale di 9 gol sui 13 realizzati dai granata, miglior attacco ma pure seconda miglior difesa del campionato).
Per capire meglio Venturati, il tecnico del momento, basta leggere le dichiarazioni rilasciate ieri sera dopo il match di Avellino. Parla di Arrighini, il man of the match. Ma sono parole che andrebbero bene per tutto il Cittadella, che descrivono benissimo le fasi del progetto, il gioco, i valori, le priorità: «È un giocatore con grande gamba e capacità di attaccare gli spazi. Ha le caratteristiche che si sposano in pieno con il nostro modo di giocare. Lo abbiamo scelto per le sue qualità umane e sportive». Questo è il Cittadella, questa è l’ennesima rivincita del tecnico per caso, Venturato. Noi, che a Napoli siamo arrivati in Champions con Maurizio Sarri, sappiamo cosa vuol dire avere un tecnico-personaggio che parte dalla gavetta e si afferma, in campo, attraverso doti fuori dal comune e un gioco non convenzionale. Venturato ci deve stare per forza simpatico, lo seguiremo con attenzione. E faremo il tifo per lui.