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Conte in tre mesi ha cambiato la filosofia del Napoli e ha introdotto una nuova cultura del lavoro

La Gazzetta: ha spinto De Laurentiis a investire tanto e per giocatori non giovani. Con i calciatori ha introdotto la cultura del soffrire e faticare

Conte in tre mesi ha cambiato la filosofia del Napoli e ha introdotto una nuova cultura del lavoro
Mg Verona 18/08/2024 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Conte in tre mesi ha cambiato la filosofia del Napoli.

Lo scrive la Gazzetta dello Sport con Vincenzo D’Angelo.

In tre mesi, Conte ha cambiato la filosofia del club: per rifondare bisogna investire e andare a cercare quei giocatori che ti garantiscono il salto di qualità. De Laurentiis ha speso – e tanto – per giocatori non giovani, ma ha dato ad Antonio il meglio che poteva. Era difficile centrare nomi top senza Champions, ma la presenza di Conte è bastata per arrivare a grandi giocatori come Lukaku o McTominay. Poi Antonio ha stravolto la metodologia: per lui parlano i fatti, ha introdotto una nuova
cultura del lavoro, del soffrire e faticare oggi, per poter gioire domani. Sedute atletiche e tecniche intense e estremamente faticose, che finivano col ringraziamento pubblico dell’allenatore ai suoi ragazzi. Ecco, il rapporto con lo spogliatoio poi fa tutta la differenza del mondo: Conte sa entrare nella testa dei giocatori come pochi, sa coinvolgere tutti, sa costruire un “insieme”. C’è sempre il “noi” davanti a tutto, nessuna prima donna, nessun “io”. E il gruppo ha apprezzato e sposato questa nuova mentalità. 

Il Napoli di Conte piace anche alle statistiche ma una va migliorata: 59 tiri in porta, appena 5 i gol fatti

Le statistiche vanno prese con le pinze. Servono agli allenatori a trovare alibi, a giustificare la bontà del proprio lavoro che però non viene premiato dai risultati. Ci si aggrappa a qualsiasi dato.

In questo caso, comunque, le statistiche delle prime tre giornate di campionato sono una conferma del trend di crescita della squadra di Conte. Il Napoli va forte nel possesso palla, nei tiri in porta, nella graduatori di pali e traverse colpiti e anche in quella (che va a letta al contrario) di parate effettuate: meno parate compie il tuo portiere, più vuol dire che tieni gli avversari lontano dalla porta. Ma poiché nel calcio, sostanzialmente, sono soltanto due le statistiche che contano (i gol fatti e quelli subiti) bisogna stare attenti alla discrepanza tra i tentativi effettuati (59 tiri in porta) e i gol segnati (appena 5).

Dopo tre giornate di campionato è primo in Serie A per possesso palla medio: 32’45’’; per numero di tiri: 59; per gli assist: 5, firmati da Kvara, Rrahmani, Spinazzola e due volte da Neres. E ancora: è secondo per pali e traverse (3). Ed è penultimo per le parate del portiere (una classifica che va letta al contrario): 4, e ciò significa che comincia a funzionare il castello di guardia alla porta di Meret. Piegato tre volte dall’Hellas, tra le onde del naufragio del secondo tempo, e poi su rigore da Bonny del Parma. La mareggiata di Verona ha condizionato i dati difensivi, delle reti subiti: 4 contro lo 0 della Juve e le 2 dell’Inter. C’è tempo.

Le ombre del Bentegodi, però, si riflettono anche sui dati offensivi: 5 gol in tre partite, terzo attacco della Serie A alle spalle di Inter (8), Juve e Lazio (6), ma di certo pronto a rimediare soprattutto dopo l’arrivo di Lukaku e la crescita del sistema. La discrepanza tra i 59 tiri provati e i 5 gol segnati è impietosa: uno ogni 12 tentativi, con percentuale realizzativa dell’8.47%.  

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