Uh, che mal di testa. Mentre Lippi, con le recenti e incomprensibili convocazioni dei papabili partecipanti al mondiale sudafricano, ha fatto gridare allo scandalo, creando vertiginose diatribe e pensieri in disaccordo, un altro dilemma in questi giorni, a me molto più caro, si sta consumando nelle mia mente offuscata e dolente. Denis sì, Denis no? E’ questo il dubbio che dopo un intero campionato non sono riuscito a sciogliere. E sinceramente non ho ben capito nemmeno in quanti abbiano assoluta certezza delle qualità del cingolato argentino. Nei discorsi che si fanno per strada o al bar è più che plausibile che non si riesca a risolvere questo arcano, ma ciò che più mi colpisce è che anche sui giornali mi capita di scovare articoli molto discordanti. Dopo Cagliari qualche penna l’ha crocifisso. Dopo la partita col Chievo di domenica, la stessa penna l’ha osannato. Se poi, questo argomento capita di sfiorarlo all’interno della mia banda (nella quale solitamente ci si trova abbastanza d’accordo), si creano due fazioni contrapposte con feroci dialoghi in cui mai si giunge a una conclusione pacifica. Ad alcuni piace da morire (tanto da farsi tatuare la scritta“Tanque” sul braccio), altri invece, gli consiglierebbero volentieri il rugby(e non solo per il paradenti) o una carriera nella legione straniera.
C’è confusione. Non si riesce ad avere un’idea precisa. Dov’è la verità? Chi è Denis? Quel toro che ci ha fatto impazzire col Milan, a Torino, a Parma, con la Samp e ieri a Verona (per dirne solo alcune)? O lo sfigato spaventapasseri che s’è divorato gol a palate che avrebbe realizzato anche il piccolo Paolino bendato e legato come una mummia contro l’Inter, la Fiorentina e col Cagliari (sempre per dirne alcune)? I miei vicini di posto in tribuna Nisida, ad esempio, non c’è domenica che non si contraddicano. E la loro volubilità di giudizio non si ferma alla partita nel suo complesso rispetto a quella precedente, ma è ben più sottile. Riescono a farlo anche 18-20 volte nell’arco di una stessa gara. Dalle stelle alle stalle e viceversa come se il loro incoerente pensiero cavalcasse le montagne russe. Gli dicono di tutto: da “’o purpettone”( un mix tra polpettone e “purpo”) magari dopo aver sparato a un metro dalla porta vuota un missile in bocca a un fotografo, a “’ll angelo”, magari dopo esser salito al settimo piano sovrastando le teste di un’intera difesa. Al manicomio poi, ci vado definitivamente, senza possibilità di recupero, quando alla lettura delle formazioni se non c’è, lo vogliono in campo, mentre se c’è, lo vogliono in panchina…Da qualche parte c’è un errore, è chiaro, ma non si comprende. Chi mi aiuta a capire?
Denis sì, Denis no? Deve continuare la sua avventura a Napoli o deve tornarsene a Cesena o espatriare su un altro pianeta? L’anno prossimo ci serve o no? A sensazione, penso che zio Walter lo confermerebbe, anche più di Mr 16 milioni, ma forse mi sbaglio…Chi mai aiuta a capire? Che faccio, chiedo a Lippi?
…uh, che mal di testa.
Gianluigi Trapani
Denis, vale la pena
o è un “purpettone”?
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