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Gallo, l’enigma

E’ stato sei anni fa, quando arrivò a Roma. Iniziammo a conoscerci e un giorno gli dissi: “Max tu sei un enigma”. Gallo l’enigma per parafrasare Saw l’enigmista. Max ti spiazza sempre, anche quando si litiga e si fa pace misteriosamente e silenziosamente dopo lunghi giorni, a volte intere settimane.  E’ capace, Max, di concentrarsi su una mossa ben precisa per poi fare l’esatto contrario all’ultimo momento. Spiazzante, appunto. Il lato napolista di Gallo l’enigma offre vari spunti. Uno attuale è quello sulla presunta natura ontologica del Pocho. Per Max è un giocatore normale che eccede in un individualismo sterile. Uno da vendere per tenersi Quagliarella. Epperò. Era la sera del 31 dicembre 2007. Cenone a casa di Max e Lucilla, via Doria a Roma. Dopo la mezzanotte scendemmo in strada a sparare i fuochi. Tre o quattro cartoni. Anche se mancava il famigerato “Venti di guerra”. Io, lui e suo cugino Alberto. Per l’occasione, Max indossò la maglia numero sette del Pocho. Un omaggio solenne, alla vigilia del nuovo anno. Ecco perché, adesso, sono convinto che l’antilavezzismo di Max è fondamentalmente di maniera. Lui ha individuato uno spazio libero ed è andato a occuparlo. Da vero anticonformista con tinte nichiliste. Ma dove Gallo l’enigma potrebbe riservare una clamorosa sorpresa è sulla figura di Zeman. Max adora il boemo. Quando cominciò il nostro sodalizio napolista, con gli azzurri in serie C, ricordo perfettamente l’indecisione di Max: vedere il Napoli o il Brescia e il Lecce di Zeman? Una delle sue serate più belle a Roma fu la cena in un ristorante del centro con Zeman ospite d’onore. Un regalo di Antonio Giordano. A Max brillavano gli occhi per la felicità ed è per questo che non ho mai avuto il coraggio di fargli questa domanda: “Caro Max, tra il Boemo e Lui chi preferisci?>. Oggi Max arriva a quarant’anni e io non ci sarò alla sua festa per un impegno di lavoro preso da mesi. Un’assenza che in fondo rientra nel ritmo chandleriano della nostra amicizia. Così, per il momento, gli regalo la frase più bella del dialogo finale tra Lennox e Marlowe nel “Lungo addio”: “E quando ebbi bisogno di loro, mi aiutarono. Senza nulla chiedere in cambio. Non siete il solo uomo al mondo a non avere il cartellino del prezzo, Marlowe”. Auguri, amico mio. Fabrizio d’Esposito

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