Non esiste quiete. Si avvicina l’autunno e il tempo varia spesso in questi periodi. Si passa da paesaggi cupi e piovosi a cieli tersi e pieni di sole, così, da un giorno all’altro, dalla sera alla mattina. Senza che ci si possa abituare al clima. Anche ieri è stato così. Tra una folata gelida e un caldo raggio di sole, nella serata s’è consumata un’altra strana e impensabile metamorfosi. Nemmeno il colonello Bernacca avrebbe potuto prevedere un così repentino cambio del vento e della temperatura. Le tempeste scatenatesi negli ultimi giorni, dopo i deludenti pareggi interni con Bari ed Utrecht, avevano raffreddato i già timidi entusiasmi e avevano lasciato immaginare un possibile naufragio della ciurma di zio Walter. I mugugni della piazza sulle scelte della società e dell’allenatore, al seguito di una non esaltante partenza, avevano posto una sorta di aut aut alla squadra.
Ho letto in questi giorni su quotidiani e blog, nella stragrande maggioranza dei casi, che gli articoli e i post sul Napoli, positivi o negativi che fossero, avevano come conclusione “A Genova la verità”. Ecco, la verità. In un battibaleno, la bacchetta magica di zio Walter o la mano santa di San Gennaro aiutata dal provvidenziale soffio di Eolo, hanno compiuto un autentico miracolo. Hanno spostato questa verità da un polo all’altro. Novanta minuti e le nere nubi preoccupanti sono state spazzate via per far posto a un cielo stellato, in un’altra notte che ricorderemo. Una banda di lenti, confusi e molli pivellini si è trasformata in una squadra di leoni con le cosiddette “palle” sfoderando una meravigliosa, solare e convincente vittoria a Marassi, nella tana di una delle formazioni più in forma del momento. Senza mezze misure. Senza mezze stagioni. Senza un attimo per poter comprendere quali fossero i problemi prioritari da risolvere in un’armata brancaleone, a detta di tutti, sul viale dello sfascio. Nessuna quiete, non un momento di stasi. Si è passati dalle stalle alle stelle, dai fischi agli applausi in tre soli giorni. A fine gara, non ho dovuto nemmeno ascoltare l’estenuante alibi della buona prestazione senza risultato che mi fa troppo incavolare: la condizione fisica, la doppia competizione, gli infortuni. No, non ce n’è stato bisogno. Un momento perfetto. Il Napoli di ieri sera ha giocato una delle più belle partite degli ultimi anni. Non so se è stata la migliore, ma non ho grandi ricordi di partite interpretate con questa intensità nell’arco di un’intera gara. I primi 45 minuti poi, sono da incorniciare. Da tenere bene a mente nei momenti di difficoltà. I cambi di gioco per gli esterni e le sortite centrali del Pocho sono state sfiancanti per la retroguardia blucerchiata, il pressing asfissiante dei centrocampisti e la concentratissima difesa hanno fatto il resto. Grande mole di gioco e rarissimi rischi. Si può dire che sia riuscito tutto, o quasi, è mancato solo il gol. Già, il gol. L’antico problema. In quanti avranno pensato a quel tacchetto stabiese che oggi, proprio oggi, ci avrebbe fatto così comodo? E in quanti l’hanno inserito in cima alla lista dei rimpianti dopo l’ingiustissimo vantaggio doriano? Ma l’autunno è alle porte, il tempo cambia e i miracoli sono dietro l’angolo. Senza quiete. A cominciare da Gargano che azzecca 2 (due) punizioni (traversa ed assist per il gol di Hamsik) nello stesso match, e già qui siamo oltre lo scioglimento del santo sangue (propongo infatti, a Brak di fornire i numeri del Brakalotto su questo doppio-evento più unico che raro), per finire poi col Pocho (non giocava così da almeno un anno) che confeziona un assist al bacio per l’accorrente Matador che sino a quel momento era parso il più in difficoltà. Allungo sul primo palo col destro ad anticipare il difensore e…forse l’antico problema del gol, possiamo dire che con quest’ira di Dio l’abbiamo risolto. Forse.
Mi mancavano questi momenti. Mi mancavano le feroci rimonte mazzarriane e le vittorie ottenute così. Sì, sì, perché sono queste le vittorie che ci piacciono e che ci fanno godere. Quando al di là della tecnica e dalla tattica, la squadra vince, tirando fuori gli attributi, la rabbia, il coraggio e la voglia di reagire. Quando anche il calciatore che ci fa sempre incazzare, con una super scivolata salva un gol già fatto, o quando il più criticato taglia a fette, mandando al manicomio la difesa avversaria o quando, e soprattutto, l’uomo giusto si trova al posto giusto nel momento giusto e la butta dentro, mentre nessuno ci credeva, ma tutti ci speravano, ecco, per un attimo, tutto il livore e la rabbia accumulata nei giorni precedenti, si espande invece, in una esplosione di gioia collettiva. Penso che anche i più duri di cuore, ieri sera, si siano emozionati. Queste sono partite che spaccano. Che spaccano dentro. Fanno parte delle metamorfosi autunnali.
Appunto, le metamorfosi sotto la Lanterna.
Prima si diceva “A Genova la verità”. E ora? Ora che l’abbiamo superata, qualcuno può spiegarmi qual è sta’ verità?
Non mi capacito su quale sia il vero Napoli, quello sotto la tempesta, passivo ed inconcludente di 3 giorni fa, o quello brillante e perfetto di ieri sera. Probabilmente la verità è nel mezzo. Ma dopo vittorie così belle, che lasciano lucenti scenari all’orizzonte, per chi ama, la verità non ha importanza. Diventa solo un limite da abbattere. Fortuna che ora c’è di nuovo il sole. E’cambiata la stagione.
Se ci riesce, restiamo calmi… nella quiete… se ci riesce… Godiamo insieme.
Forza Napoli Sempre
<strong>Gianluigi Trapani</strong>
Gargano che azzecca due punizioni: miracolo!!!
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