Ci aveva abituato troppo bene questo “nuovo” Napoli. Con ancora nella mente l’ultimo glorioso minuto di Cagliari di tre giorni fa e le tre vittorie consecutive realizzate con cinismo e determinazione, è normale che nel corso di questo mese, il pensiero di molti sia mutato verso una utopica invincibilità ed elevando gli obiettivi probabilmente oltre la reale misura di ciò che invece è il nostro valore. E così, puntualmente, la Lazio di zio Edy, che doveva essere la prossima vittima della nostra schiacciasassi sempre più collaudata, ci ha fatto fare i conti con questa realtà che ci ha sicuramente ridimensionato. Il Napoli di ieri è stato irriconoscibile. Certo, non si può giocare sempre a mille e non si può sempre vincere, soprattutto nei periodi in cui si entra in campo così spesso e i tempi di recupero, di allenarsi e di parlarsi si riduce a poche ore ma, è ovvio, che ci si pongano delle domande dopo una sconfitta così. Quelle che sono state le caratteristiche fondamentali di questa squadra sono rimaste inspiegabilmente negli spogliatoi dell’Olimpico. La grinta, l’orgoglio e la voglia di raggiungere il risultato a tutti i costi hanno lasciato spazio al passivo ed abulico atteggiamento di chi non sa reagire. Ma in tutta onestà, quello di ieri è un passaggio a vuoto che ci può stare e resto ultrafiducioso, nonostante il palese passo indietro di quasi tutta la squadra.
Ciò che mi preoccupa molto invece, è un altro aspetto. Mi riferisco ad uno dei nostri campioni, o quasi.
Ho sperato, prima dell’inizio, che potesse essere la partita di Hamsik. A parte un lampo a Brescia, non è più pervenuto nelle altre vittoriose gare con Parma e Cagliari, per cui ieri mattina, ho voluto puntare sullo slovacco, pronosticando ed augurandomi una reazione degna della sua indiscussa classe. E invece, anche ieri, Marechiaro non è riuscito ad emergere mai, anzi. Nei primi 25 minuti mi sono chiesto anche se fosse sceso in campo. Mai un dribbling, mai un passaggio verticale, mai un affondo. Questa per me, doveva essere la sua partita, il suo momento, la sua rinascita. Quando le gare sono difficili e gli spazi sono ridottissimi, non si può sempre sperare che la situazione la risolvano Lavezzi o Cavani. Il Pocho degli ultimi tempi s’è messo più volte la squadra sulle spalle ed è stato determinante in modo sempre più continuo(compresa la partita di oggi), rivoltando repentinamente i giudizi infelici che gli si rivolgevano ad inizio stagione. A Cavani, oggi nervosissimo, non gli si può chiedere ogni domenica di essere implacabile, infallibile e decisivo, visto che lo fa ininterrottamente da agosto. Per cui…
Non so quali siano i motivi di questa inversione paurosa del nostro 17, ma so che non può più bastare un inserimento, un lampo o un gol, soprattutto quando non è più decisivo. Come ieri a Roma.
Caro Marek, le tue qualità sono uniche e straordianarie. E’ora che tu esca fuori da questo finto anonimato e metta i panni del campione quale tu sei. Vorrei parlarne, cosa c’è? Cosa ti succede? E’colpa del richiamo delle sirene inglesi? non ti piace la posizione in campo? Sei preoccupato per tua sorella perché la notte Gargano non la fa dormire a causa del troppo russare? Parliamone. Fammi capire.
Caro Marek, basta comparse, tira fuori gli attributi, è ora che tu faccia l’Hamsik.
Forza Napoli Sempre.
Gianluigi Trapani
Il caso Marek, un campione diventato anonimo
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