Le figuracce servono, specie con la squadra titolare. Non hanno alibi. Perdere all’Anfield Road ci stava tutto. Già prima della gara, in molti, auspicavamo per lo meno una prestazione degna di una squadra che merita anche più di questa Europa League, al di la del risultato. Ma poi, a fine partita, a giochi fatti, sto ragionamento razionale è andato a farsi friggere. Sì, il Napoli ha fornito un primo tempo accorto e veloce nelle ripartenze e cosa più che imprevedibile, senza subire assolutamente alcun pericolo. Nemmeno un piccolo rischio. E con una delle sortite verticali del Pocho, si era anche portato in vantaggio, meritandolo. Ma al termine dei 90 minuti, guardarsi dietro e vedersi sconfitto con 3 gol in 10 minuti, realizzati da un solo uomo (e per giunta entrato solo nel secondo tempo), fa rosicare. Fa rosicare parecchio.
I reds, senza costruire una (e dico una) azione pericolosa ha portato a casa la vittoria facendosi bastare solo una piccola pressione finale e un pizzico di esperienza. L’esperienza, ecco, appunto. Gli orrori dei singoli sono stati determinanti. Dossena (in versione Contini), che già pochi minuti prima aveva fornito un assist involontario all’accorrente e impreciso attaccante inglese al centro dell’area, s’è ripetuto poco dopo (in versione Gresko) con un retropassaggio kamikaze che la lentezza ha trasformato in un altro assist perfetto, stavolta vincente, per Gerrard che un’occasione così non se la sarebbe mai fatta sfuggire. Scivolata ad anticipare De Sanctis è la frittata s’è compiuta. Nemmeno il tempo di rammaricarsi e in piena area di rigore, l’esterno destro inglese è stato sgambettato da un Aronica (in versione Cirillo) già in piena confusione da svariati quarti d’ora. Rigore. Ancora Gerrard e addio sogni di gloria. Infine, ancora Dossena (in versione Prunier, stavolta) impacciato in un disimpegno difensivo, preso dal panico, ha consegnato la palla e il 3 a 1 definitivo ed ininfluente agli avversari. Pallonetto vellutato di Gerrard e tutti a casa.
Il Napoli visto nella prima frazione è piaciuto ed ha convinto. Quello rinunciatario della ripresa avrebbe avuto un senso logico solo se non avesse gettato al vento quanto di buono aveva seminato prima di quei tre autogol finali. Il solo profumo dell’impresa ha mostrato limiti adolescenziali di chi non sa gestire le emozioni. Errori grossolani e imperdonabili di chi ha paura e di chi non riesce a tenere la tensione nei momenti in cui conta di più. Gli errori che odio. Spero che questa lezione, perché lezione è stata, servirà per i prossimi impegni, a partire da domenica, ma soprattutto per la trasferta di Utrecht. L’Europa non è il campionato, è un altro sport e noi stiamo ancora capendo le regole. Ne dobbiamo ancora bere di birre.
Gianluigi Trapani
Non è l’Europa B, siamo noi da B in Europa
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