All’ultimo respiro, alla fine del recupero (quattro minuti), Cristian Maggio, il migliore in campo, un giocatore tornato agli alti livelli, rende giustizia alla partita dominata dal Napoli sul Palermo (1-0). E’ il Napoli la stella del Sud, vittoria essenziale per non mollare il terzo posto alla Juventus, vittoria che cancella il tonfo di Udine.
Il Palermo si è presentato in assetto inedito. Difesa a tre (come nella sciagurata gara perduta a Mosca), centrocampo senza la “luce” di Liverani e con due incontristi, Migliaccio e Nocerino, napoletani. Così il Palermo non ha mai avuto l’uomo-guida. Né Pastore né Ilicic se ne assumevano il ruolo. Ma è stato sugli esterni che il Napoli ha dominato, con Maggio che ha costretto Balzaretti in difesa e Dossena in pressione su Cassani. Il Palermo è andato in difficoltà anche per il buon lavoro di Pazienza e Gargano che hanno spento Pastore e Ilicic, le “stelle” siciliane, sulle quali puntuali erano i raddoppi. Grava, poi, ha messo fuori partita Miccoli. Cannavaro è stato imbattibile. Persino Cavani, capelli al vento, è accorso in difesa quando è stato necessario (59’ e 75’). Una prova corale che ha disossato il Palermo, reduce da tre successi consecutivi, però mai brillante in trasferta.
Pure, nonostante l’evidente superiorità, il Napoli ha patito sino alla fine per trovare la via del gol. La fisicità e i centimetri dei difensori palermitani non davano scampo sui palloni alti. Sui cross bassi, mancava sempre l’azzurro in area per deviare in rete, tranne che nell’ultimissima occasione del gol. Il risultato si manteneva pericolosamente in bilico anche se il Palermo s’affacciava raramente nell’area napoletana (mai impegnato De Sanctis). Spesso al Napoli mancava la misura nell’ultimo passaggio filtrante, ma costruiva un’occasione dietro l’altra. La squadra azzurra presentava solo due novità, in difesa, con Grava anziché Santacroce e Aronica a sinistra (problemi muscolari per Campagnaro). Grava confermava d’essere il più adatto a marcare Miccoli.
Venti minuti a ritmo elevato, pressing alto e grande determinazione del Napoli costringevano immediatamente il Palermo ad arretrare, schiacciato nella sua metà campo, incapace di ripartire. Gli spunti di Lavezzi, la mobilità di Cavani e la penetrazione sulla fasce di Maggio e Dossena impegnavano la difesa siciliana schierata spesso a cinque. Mancava la “luce” di Hamsik (troppi passaggi indietro), così come erano luci intermittenti quelle di Pastore e Ilicic. Ma era più presente il trio delle meraviglie napoletano (Hamsik, Lavezzi, Cavani, pagati 28,3 milioni di euro) rispetto al terzetto degli assi rosanero (Pastore, Ilicic, Miccoli, pagati 12,5 milioni). Era un Palermo senza idee. Ma il predominio del Napoli non era incisivo.
Nel primo tempo Sirigu salvava la porta su Maggio (8’) e Lavezzi (43’). Nella ripresa, a lato un gran diagonale di Dossena (56’), preceduto Hamsik nell’area piccola da Bovo dopo un tiro dalla distanza di Cavani non trattenuto da Sirigu (62’), ancora un salvataggio del portiere siciliano su Lavezzi (63’). La palla non voleva proprio entrare.
Il Pocho subiva una brutta botta alla caviglia destra da Munoz (49’). Stringeva i denti per una ventina di minuti, poi cadeva malamente (72’) e doveva lasciare il match. Subentrava Dimitru, subito in partita con buoni colpi.
La pressione del Napoli era continua (alla fine 15-3 gli angoli). Mazzarri rinvigoriva le forze in campo con Yebda (78’ per Pazienza). Il Palermo tentava la carta di Maccarone (65’ per Miccoli) e del cileno Pinilla (93’ per Ilicic, troppo tardi). In ogni caso, il Napoli non mollava mai la presa. Entrava anche Vitale (84’ per Dossena).
Le energie calavano, ma la squadra azzurra continuava ad assediare gli avversari. Fino all’ultimissimo minuto con l’azione che partiva da Gargano, apertura di Hamsik per Cavani ala sinistra, cross del Matador nel “buco” improvviso della difesa palermitana. In scivolata Maggio, toccando in caduta il pallone con una gamba e poi con l’altra, lo faceva rotolare in rete (94’).
La fiera resistenza del Palermo era domata nell’unica occasione in cui la difesa rosanero si è fatta trovare scoperta, infilata dalla velocità dell’azione del Napoli e dalla grinta degli azzurri di provarci fino in fondo. Ma quante occasioni al vento nel secondo tempo, almeno sei con tre salvataggi di Sirigu.
Mimmo Carratelli
Il gol di Maggio giustizia
in una partita dominata
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