Non possiamo raccontare il nostro giovedì 2 dicembre senza premettere che siamo a conoscenza che la nostra testa non funziona molto bene…Non si può parlare solo di tifo!
La nostra trasferta europea, sognata da anni, troppo giovani (23 e 24 anni) per ricordare le imprese di Diego in quel di Stoccarda, inizia il 27 agosto, giorno di uscita dei calendari, c’è una scelta importante da fare, Bucarest, Liverpool o Utrecht, le finanze di due studenti col vizietto della trasferta ne consentono solo una e optiamo per la terra olandese.
Il nostro sogno però sembra sfumare quel maledetto 26 novembre, niente biglietto e niente partita, ma decidiamo di partire comunque. Un mercoledì da turisti ci accompagna alla mattina del fatidico giorno, sveglia presto e partenza per Utrecht, qualcosa accadrà.
Amsterdam
Alla stazione di Amsterdam due bagarini ci offrono di comprare il biglietto della partita, ma rifiutiamo: sarebbe stato incoerente comprare i biglietti e arricchire chi quella mattina non ci aveva permesso di acquistarli regolarmente. Al fan shop la doccia gelida, sold out e divieto di entrare in settori diversi da quello ospite. Resta una sola cosa da fare, altro giro turistico e partita in un pub, è la scelta più sensata ma prima di andare via vogliamo almeno fare un giro dello stadio e qualche foto-ricordo della beffa. Dopo aver girato metà stadio notiamo un accesso agli spalti e cosa che suscita in noi ancor più meraviglia, il cancello alla fine è aperto e non c’è nessuno a sorvegliare, nonostante siano le 12:30 e alla partita manchino 6 ore e mezza. Entriamo insieme ad un gruppetto di altri tifosi e veniamo subito notati dalla sorveglianza che si trova negli altri settori, ci fanno segno di uscire, ma riusciamo a convincerli a lasciarci scattare qualche foto.
Nella tribuna dello stadio ci sono cinque porte che conducono verso l’interno, le prime 4 sono chiuse, la nostra ultima dea è la quinta e come per disegno divino è aperta e conduce alla zona ristoro della tribuna. Mentre gli steward allontanano gli altri, noi due entriamo in questa porta, ma di sicuro quel nascondiglio può bastare per qualche ora, sarebbero arrivati gli addetti ai lavori e fine del sogno… C’è un’unica soluzione, un solo posto dove nascondersi, il bagno! Il bagno è molto grande, ha 8 porte dove poter effettuare i propri bisogni, quindi se ne occupiamo soltanto 2 chi sarebbe arrivato avrebbe scelto quelle di fianco una volta notato che la nostra porta era chiusa, è l’unica via percorribile e quanto meno dobbiamo provarci. Alle ore 13 siamo già seduti sulla tazza, la porta chiusa e i piedi alzati contro il muro, dopo un po’ anche la luce col sensore di movimento si spegne e restiamo al buio. All’inizio un po’ di sms con gli amici di Napoli ci riempiono qualche ora, ci arrivano notizie che i cancelli apriranno alle 17, ci vorranno quindi minimo 4 ore prima di poter giustificare una improbabile duplice incontinenza una volta entrati nello stadio… Capirete bene che 5 ore chiusi in 50 cm quadrati può portare anche ad attimi di pazzia, di sconforto e di paura, specie quando le ricetrasmittenti della sicurezza scambiavano messaggi incomprensibili.
Ci facevamo forza l’un l’altro, spinti dal traguardo che ci attendeva e dalle sensazioni indescrivibili di chi sa di essere protagonista di un’impresa, senza ancora sapere se ci saremmo riusciti o meno. Il traffico di donne (avevamo scelto il bagno per donne come nascondiglio perché di sicuro in percentuale in uno stadio era quello meno frequentato) incalza dopo le ore 17, prima solo qualche addetta dello stadio era entrata a fare i propri bisogni, qualcuna prova ad aprire le nostre porte ma una volta trovatele chiuse si reca in quelle di fianco libere, senza darci troppa importanza.
Decidiamo di attendere ancora, più minuti passavano, più gente arrivava e sarebbe stato piu’ facile per noi riuscire a confonderci. Alle ore 18 usciamo dal bagno, c’erano già troppe persone per dare nell’occhio, decidiamo con hot dog, coca cola e depliand dell’Utrecht in olandese di mischiarci tra loro fino a pochi minuti prima del fischio d’inizio. Alle 18:45 dietro un bel gruppetto di olandesi, entriamo dallo stesso punto che al mattino ci aveva aperto le porte del paradiso, siamo sugli spalti, il nostro Napoli è in campo ad ultimare il riscaldamento, prendiamo posto il più lontano possibile dalla confusione e dagli steward.
Ore 19, fischio d’inizio, l’impresa è compiuta, certo da non raccontare ai nostri figli,ma che ci rende comunque fieri di aver fatto tutto questo per amore del Napoli!
Marcello G. e Vincenzo T.
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