Ho passato una splendida domenica in compagnia di mio marito e della cervicale, ieri. Senza bambini (grazie mamma!) ci siamo diretti all’Ikea, ché siamo in procinto di cambiar casa. Una fiumana di gente, la metà della quale convenuta lì perché – da ieri mi è chiaro – se hai bambini piccoli e cerchi comodità, la tua giornata di festa ideale è in un mega punto vendita svedese. Centinaia di seggioloni, che già questa è una ricchezza, menu per tutti i gusti, soprattutto per i più piccoli, e i bagni, santa pace, che meraviglia i bagni dell’Ikea! Quello delle donne ne prevede persino uno fatto apposta per portare con te tuo figlio nel passeggino, esiste poi il bagno familiare, il bagno per i portatori di handicap e nientepopòdiche la sala fasciatoio, arredata come si conviene ad un posto dove devono essere cambiati dei fagottini innocenti. Ragazzi miei, è ufficiale, se per sentirci comodi e felici dobbiamo fare un salto in Svezia, allora abitiamo davvero nel Terzo Mondo.
Insomma, ci abbiamo messo tre ore per progettare un guardaroba ed una cameretta per i bambini, ci siamo gustati un pranzetto veloce all’impiedi con annesso gelatino per ripagare il mio spirito tornato fanciullo per la riconciliazione con il mondo operata dall’I think svedese. Abbiamo persino fumato nell’area riservata, senza che neppure ci puzzassero i vestiti, benedetto sistema di areazione di ultima generazione. Alle 14 eravamo ancora affaccendati nella scelta del mobiletto per il mio bagno e dei faretti, ma il cronometro di mio marito è scattato puntuale: “Ilà, sono le 2”. Quattro semplici parole che hanno lasciato spazio a frasi come “vabbé, poi vengo io con calma in settimana ad ordinare tutto” (lui), “sì, tanto quel mobiletto hai capito come deve essere” (io), “poi i faretti che cerco non ce li hanno, devo andare altrove” (lui) e in cinque minuti abbiamo guadagnato l’uscita, complici le macchinette che ti permettono di pagare autonomamente con il Bancomat senza neppure fare la fila (beata civiltà).
Eravamo a casa alle 14,50, in tempo per metterci comodi sul divano, lui, io e la mia adorata cervicale. La squadra è entrata convinta in campo, si è visto subito e Ventura ha capito l’antifona. Il fallosissimo Parisi è diventato in un attimo il nemico pubblico numero uno e l’arbitro vivaiddio ci ha ascoltati al sessantasettesimo sbattendolo fuori. La cervicale, intanto, se ne stava sempre lì, in fronte a me. Sul colpo di tacco del Pocho ho capito che Dio esiste, e a riprova di ciò è arrivata l’illuminazione di Cavani alla fine della ripresa. Un grande Maggio, secondo me, in partita più di tante altre volte, anche se è capace di cose ancora più belle. Confermo che Yebda mi piace assai e che se solo fosse un po’ più veloce sarebbe un ottimo rimpiazzo per Gargano. Del nano, che dire, secondo me è determinante. Corre, ci mette l’anima, il ritmo lo fa lui, ci sta poco da fare, se solo avesse i piedi un po’ più dritti non gli si potrebbe dir nulla. Mi è piaciuto pure il cazziatone di Mazzarri, non per Gargano in sé, che in fondo problemi in campo non ne ha mai dati, ma perché un po’ di polso, da parte dell’allenatore, in un momento in cui la squadra dimostra una gran maturità ed un grande spogliatoio è un segnale importante. Mi dispiace aver attaccato Sosa, l’altra volta, perché in fondo gli assist li sa fare pure lui, solo che poi si perde, per quant’è lento, manco avesse paura di chi gli sta davanti. Voglio comunque concedergli il beneficio del dubbio: magari crescerà. Questo Napoli io lo trovo bellissimo, non da scudetto, per carità, ma bello, concreto, solido. Mi riempie, insomma. Ho paura anch’io che una campagna acquisti sbagliata potrebbe rompere il giocattolo, ma il fatto che ci occorrano dei rincalzi da panchina ed una revisione parziale della difesa credo sia lampante per tutti. Mazzarri ha detto che non vede l’ora che finisca la campagna acquisti, d’altra parte aveva già preso posizione sull’affare Gargano e questa glie la faccio passare. Insomma, è stata un’ottima domenica, coronata da tutti gli altri risultati che ci confermano soli al secondo posto. A me fa impazzire stare lassù. Vorrei essere seconda a vita. Certo, più giù del terzo posto non ci voglio andare. Credo che dovremmo batterci per quello. Il quarto no, non mi basterebbe, non con questo squadrone d’assalto. Mo’ vorrei applaudire il Pocho pure al San Paolo, che lo stadio se lo merita e lui ieri ha giocato benissimo. Speriamo in domenica, contro la Samp. In ogni caso, Forza Napoli. Sempre.
di Ilaria Puglia
I bagni dell’Ikea, il tacco del Pocho: è gioia vera
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