Insomma, par di capire che si giri intorno al termine “ridicolo”. E se alla questione, già di per sé ridicola, aggiungessimo del ridicolo, finiremmo tutti nel ridicolo del ridicolo? Peraltro, un film di molti anni fa aveva ampiamente declinato la disputa: “La tragedia di un uomo ridicolo” di Bernardo Bertolucci. Ma sarà utile attenersi ai fatti. E i fatti ci raccontano che alla vigilia di una partita in qualche modo simbolica – c’erano l’Inter, le cinque coppe, l’arrivo di Leonardo, una sfida (fintamente) scudetto – il tecnico del Napoli se ne esce con un’intervista al Corriere della Sera che non sembra proprio avere il dono della tempestività. E sappiamo quanto nello sport, ma nel calcio soprattutto, la scelta di tempo sia fondamentale. Il nostro racconta della sua vita professionale, offrendo parallelismi impropri, se non – appunto – ridicoli, ad esempio quello con Pepp Guardiola. Manca quel filo di stile, una consapevolezza di se medesimo, come se dietro la volontà di imporsi quasi muscolarmente si celasse invece la fragilità di un allenatore. E poi la vigilia, quei fucili puntati sul nulla, giusto per alimentare la stolida teoria del complotto. Al termine di una maionese impazzita ci sono la partita e tre pere sul groppone. Ne valeva la pena?
Michele Fusco
Ma ne valeva la pena
di fare quell’intervista?
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