Sono tra quelli che non si strappa i capelli per l’eliminazione dall’Europa League, e per vari motivi. Prima di tutto, mi pare evidente che la scelta tra quali fronti privilegiare sia stata fatta non ora ma a gennaio, quando per integrare in corsa una rosa carente e renderla competitiva per tutti i traguardi si potevano (si dovevano?) acquistare almeno tre titolari di caratura nazionale, pronti da subito, uno per reparto. Ufficialmente per non rompere gli equilibri, in realtà per evitare di gravare questo bilancio, sono arrivati Mascara e Ruiz: due riserve. In quel momento, non ieri, il Napoli ha fatto la sua scelta.
Non capisco chi si meraviglia. Nessuno si chiede perché il pur bravissimo Mascara a trentadue anni giocava nel Catania, punto massimo della sua onorevole carriera, ed è costato un milione o poco più? O per quale motivo Lavezzi non abbia mai raggiunto la doppia cifra in campionato, nemmeno in Argentina, nonostante di mestiere faccia l’attaccante? E’ lo stesso motivo per cui ieri al Pocho siano capitate tre nitide occasioni (zero gol) e a Nilmar, che costa una dozzina di milioni, mezza palla sia stata sufficiente a mettere in rete.
Mazzarri sta facendo un campionato principesco, direi trionfale. Uomini di valore medio o addirittura basso stanno regalando il migliore anno della loro carriera. C’è un motivo, per cui il Benfica (non il Real Madrid, il Benfica) svende Yebda a due milioni; c’è un motivo, per cui a Pazienza non sia offerto ancora il rinnovo contrattuale; c’è un motivo, per cui il Liverpool abbia registrato una minusvalenza plurimilionaria per liberarsi di Dossena; c’è un motivo, per cui Lavezzi nonostante le straordinarie doti non giochi in un top club mondiale, e nemmeno ci siano tutte queste richieste per lui; c’è un motivo per cui Sosa sia stato venduto dopo quattro anni di tentativi dal Bayern per meno della metà del prezzo di acquisto.
Sia chiaro: tutto questo nulla toglie alla meravigliosa cavalcata che il Napoli sta facendo, che tutti sogniamo abbia una dorata conclusione. Ma essere tifosi non deve metterci prosciutto davanti agli occhi.
Giocare una sola partita alla settimana, oltre che metterci nella stessa condizione di tutti gli altri (non ci saranno squadre italiane in coppa, dal prossimo turno), ci consentirà di usare i titolari sempre, non dovendo pescare in un baule vuoto: una cosa è Cavani, un’altra sono Sosa, Mascara, Lucarelli, Dumitru o lo stesso Lavezzi. Ieri si è visto chiaramente. E il Matador, per quanto meraviglioso, non può giocare due volte alla settimana per un anno.
Dalla prossima stagione, e chissà per quanti anni, in Champions ci saranno solo tre italiane; e possiamo star certi che Juve, Roma, Fiorentina e le genovesi non si siederanno a guardare le grandi che mangiano al tavolo buono. Se vogliamo sentire la famosa musichetta e soprattutto se vogliamo riscuotere quella cinquantina di milioni che consentirebbero l’opportuno rafforzamento, dobbiamo acchiappare un posto utile quest’anno; non ci sono scelte.
Usciamo a testa altissima dalla coppa Italia e dall’Europa League: ma usciamo. Mazzarri e Bigon fanno un lavoro meraviglioso, il migliore che si possa con i mezzi e gli strumenti che hanno a disposizione. Non si può accusare Lavezzi di non essere Messi, o Gargano di non essere Pirlo. I valori alla fine quadrano, un Chievo può anche vincere partite giocando benissimo ma poi si salva sempre nelle ultime due giornate, se si salva.
C’è un motivo per cui un Milan, che pure è primo in classifica, a gennaio compra Cassano o l’Inter Pazzini, pur non potendoli utilizzare in coppa. C’è un motivo per cui la Roma, che per motivi societari a gennaio non ha potuto prendere nessuno, si ritrova oggi a tredici punti dalla vetta.
Ma ora che il destino ha scelto per noi, a Milano, fratelli azzurri. Per provarci, con la serenità di non dover vincere per forza, e per goderci la possibilità di guardare in faccia l’avversario da pari a pari. E poi non mollare nemmeno un centimetro e giocare dodici finali, per andarci a prendere almeno un terzo posto che non vale meno di un… coso a tre colori.
Maurizio de Giovanni, 25 febbraio 2011
Con la rosa che la società ha voluto, è meglio giocare una volta alla settimana
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