La partita della stagione. Sicuramente per me sarà così. Che sono cresciuta senza merendine, ma a pane e potopoto (leggi pomodoro), condito con una sana avversione per il Milan. E non posso nemmeno dire, come mi è capitato ultimamente, che “comunque vada, non me la prenderò”. Sono consapevole che non è il risultato che mi fa stare sulle spine, ma il modo in cui si arriverà al 90°. Soprattutto dopo l’ultimo week end calcistico, con il quale sembra iniziata ufficialmente la stagione dei “ritocchi” arbitrali. A certe sviste non ho potuto mai rassegnarmi. La religione di casa mia me lo ha sempre impedito. Seppoi ci mettiamo che gli occhi puntati sui fuorigioco e sui falli di mano sono almeno quattro, davvero viene un senso di stanchezza. E, in attesa di lunedì, anche una certa ansia. Che dico, un’enorme ansia. Come arrivo a lunedì di questo passo? Sto già perdendo lucidità, in bilico tra l’opportunità di andare a Milano (per giunta dovrei andare a salutare parenti polentoni) e l’idea razionale di rimanermene sul divano di casa mia, libera di mettere in atto i miei riti scaramantici (smalto, lavatrici, partite di burraco online per testare il mio grado di fortuna della giornata). Vorrei tanto riuscire ad esprimere un pensiero “tecnico” sulla partita ma, ammesso che possa dire qualcosa di interessante o originale, proprio non riesco a rimanere su un piano puramente sportivo. Il fatto è che davvero da troppi anni non vedevo i colleghi fotografi abbracciare i giocatori a bordo campo invece di pensare a scattare la migliore immagine. E ieri quella magnifica danza della gioia dopo il gol di Zuniga e persino il sorriso di Lavezzi (col quale sono arrabbiatissima) seduto in tribuna con la famigliola…. Incrociamo le dita e che sia una partita vera.
Alessandra Buono
Dubbio amletico: vado a Milano o resto sul divano?
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