- Chiunque dall’inverno 2007 a oggi abbia frequentato lo stadio san Paolo, anche se solo in poche occasioni, avrà vissuto l’esperienza di trovarsi incolonnato in lunghe e caotiche file agli ingressi dei vari settori. Sotto il sole ardente della tarda estate, sferzato dalla pioggia autunnale o dal freddo invernale, o comunque nella morsa dell’umidità dell’area flegrea, avrà sacramentato per i tempi dell’attesa il presidente De Laurentiis, il sindaco Iervolino con l’assessore Ponticelli, il diavolo, il fato, la sfortuna o, più semplicemente, quegli apparecchi tecnologici che scandiscono il nostro accesso al campo: i tornelli. Perché da qualche tempo in Italia entrare in uno stadio è diventato più laborioso che prendere un aereo, ed il feticcio di questa complessità è diventato l’apparecchio metallico che legge biglietti e abbonamenti e lascia passare in una porta girevole di bracci meccanici.
Così come Weber definiva la burocrazia la gabbia d’acciaio della società, i tornelli oggi possono sembrare la gabbia per un rapido e agevole ingresso in uno stadio; e per il napoletano il sospetto che la propria trafila sia più complessa per una certa carenza strutturale, ovvero per un numero non sufficiente di tornelli che rallenta una procedura di per sé già non rapida, è lecito, ma alla prova dei fatti sbagliato.
Guardiamo ai dati. Stadio san Paolo di Napoli, capienza 60.240 spettatori, tornelli installati 40, varchi 80 (dal momento che ogni tornello ha duplice ingresso): vale a dire un rapporto di 753 spettatori per singolo varco. Bastano, o ce ne vorrebbero di più?
I GRANDI STADI ITALIANI
Per inquadrare meglio la situazione, può essere utile avere un termine di paragone dando un’occhiata agli altri impianti italiani e prendendo come riferimento il numero di spettatori per varco. Cominciamo da una città vicina, Roma: stadio Olimpico, 82.000 posti, 53 tornelli, 774 spettatori per varco. Saliamo a Firenze, e riscontriamo che l’Artemio Franchi che può ospitare 45.000 tifosi, è fornito di 29 tornelli con rapporto di 776 spettatori per varco. Salendo ancora più a Nord scopriamo che il Luigi Ferraris di Genova (dalla capienza di 40.000 unità) conosce una media di 740 spettatori ogni varco, mentre il Friuli di Udine (41.000 posti a sedere) ha un rapporto di 1051 tifosi per ingresso. Rimanendo sempre nelle regioni settentrionali e nei club di serie A, si vede che il san Siro di Milano (la sedicente “Scala del calcio”, omologato per 81389 persone) prevede 678 spettatori per varco, mentre l’Olimpico di Torino (27000 posti) detiene la palma italiana con una media di 509 tifosi per varco. Tabelliamo le medie:
STADIO | CAPIENZA | VARCHI | MEDIA |
San Paolo | 60240 | 80 | 753 |
Artemio Franchi | 45000 | 58 | 776 |
Olimpico di Roma | 82000 | 106 | 774 |
Luigi Ferraris | 40000 | 54 | 740 |
San Siro | 81389 | 120 | 678 |
Friuli | 41000 | 39 | 1051 |
Olimpico di Torino | 27000 | 53 | 509 |
Risulta evidente che, tolte le eccezioni (positiva l’una e negativa l’altra) di Torino e Udine, il range si aggira intorno ai 750 spettatori per varco, cosicché Napoli si torva perfettamente nella media.
LA LEGGE
Facciamo un passo indietro. Ma perché i tornelli negli stadi?
Fu l’omicidio dell’ispettore capo Filippo Raciti, negli scontri che accompagnarono il derby siciliano Catania-Palermo del 2 febbraio 2007, a rendere perentorio l’obbligo per società di calcio e comuni di attrezzare gli stadi con i tornelli. Obiettivo dichiarato quello di regolare e controllare telematicamente la vendita dei biglietti e l’ingresso degli spettatori negli impianti sportivi.
La disposizione in realtà era già in vigore dal 2003, ma fino all’inverno del 2007 si erano procrastinati i tempi di adeguamento degli impianti con deroghe su deroghe. Il decreto Amato, varato sull’onda dello sdegno e della reazione pubblica ai fenomeni di violenza negli stadi, annullò i precedenti provvedimenti in fatto di tempistica e sentenziò che, fino a quando le strutture non fossero state a norma, le gare ufficiali si sarebbero svolte “in assenza di pubblico”. Un bel colpo (specialmente economico) per i club, ed emotivo per gli appassionati. Al contempo fu delegata alle società concessionarie degli stadi l’incarico di ottemperare al problema, semplificando il noto dualismo con le amministrazioni comunali, e furono predisposti sgravi fiscali per gli interventi. Nel giro di qualche settimana di partite a porte chiuse, si riuscì dove si era fallito negli anni precedenti: gli stadi italiani furono tutti in regola.
Si tenga presente che l’impianto legale non specifica esattamente quale debba essere la relazione tra numero dei tornelli e capienza degli stadi, ma indica che ogni varco deve assicurare l’accesso ai vari settori di circa 750 spettatori in un’ora. Indicazione che è stata tradotta, come si sarà notato nel caso napoletano e con gli altri esempi italiani, nella media di un varco ogni 750 spettatori.
NAPOLI, FEBBRAIO 2007
Nella stagione 2006/2007 il Napoli militava in serie B. Quando si consumò il delitto Raciti, il san Paolo era sprovvisto di tornelli come tutti gli altri stadi italiani. Alla società si presentarono sostanzialmente due possibilità, perché sono due le società leader in Italia nella produzione e installazione di impianti di tornelli: la Zucchetti e la Skidata, le quali da sole attrezzano quasi tutta la serie A e la serie cadetta (l’unica eccezione di un certo rilievo è il san Siro, il quale invece è fornito dalla Alfi). De Laurentiis optò per l’offerta della Skidata, azienda austriaca con gli uffici italiani a Bolzano che, come tradisce il nome, ha origine nel settore dell’impiantistica sciistica.
“Per clausole contrattuali non posso entrare nel merito dell’accordo raggiunto con il Napoli – commenta Maurizio Gubitosi, Sales manager Skidata – ma posso assicurare che il presidente De Laurentiis non badò a spese, ma pretese il meglio per il san Paolo, attrezzando ogni ingresso con il nostro miglior prodotto. Al punto che nel nuovo stadio della Juventus – prosegue – il sistema in via di installazione, che è di 4 anni più giovane, tantissimo in ambito tecnologico, non è poi molto diverso”.
Skidata non ha provveduto solo ai tornelli, ma anche al sistema informatico per la loro gestione nonché all’affiancamento nella realizzazione dei progetti per l’ubicazione degli stessi e delle barriere di prefiltraggio degli spettatori. Non sappiamo quanto sia costato l’intervento, mentre i tecnici del settore fanno capire che a seconda dei casi il costo dell’installazione dei tornelli varia dalle decine di migliaia ai milioni di euro.
Echi di alcuni problemi all’ingresso del san Paolo sono arrivate anche a Bolzano “ma non dipendono dai tornelli – afferma Gubitosi – semmai dalla loro gestione. Ho visto il video su internet di un tifoso che scavalcava il varco infilandosi nell’intercapedine tra apparecchio e soffittatura: è chiaro che la responsabilità di certe distorsioni nel loro utilizzo sono altrui”.
IERI, OGGI E DOMANI
Ricapitolando, l’impianto di tornelli che regola l’ingresso allo stadio di Napoli rispetta la norma, prevede una distribuzione degli spettatori per singolo varco in linea con quanto avviene nel resto d’Italia e, soprattutto, conosce margini di miglioramento relativi: il numero dei tornelli non può crescere, a meno che non si decida di intervenire sul muro di cinta dello stadio in modo da ricavare nuovi ingressi, dal momento che quelli esistenti risultano già attrezzati. Eventualità che appare alquanto remota.
Torniamo allora alla domanda iniziale. Stadio san Paolo di Napoli, 60240 spettatori, 40 tornelli, un rapporto di 753 spettatori per varco. Poco, tanto? Il giusto, nonché il massimo.
Roberto Procaccini