Credo che questa partita sia stata un po’ come tutti ce la aspettavamo. Alla vigilia, il calo di tensione della squadra, penso che sia stato il timore comune. Il grande frastuono provocato dalle porcherie giudiziarie di questa settimana poteva aver distolto un po’ l’attenzione di tutti dal campo e dal prossimo “abbordabile” impegno. A ciò, si è aggiunta la forzata assenza di Lavezzi che lascia sempre un vuoto incolmabile soprattutto quando le difese si dispongono con 10 uomini dietro la linea della palla a distanza di 3 metri l’uno dall’altro e il pensiero inevitabile al super Monday Night prossimo contro il Milan che ha dato luogo a calcoli volti al risparmio energetico e stime comportamentali per evitare di giungere alla partitissima di San Siro completamente mutilati. I ragazzi invece hanno risposto sul campo come dovevano. Col gioco, con la lotta o con la natica, l’unico obiettivo era vincere. Non dando importanza al modo, magari anche con un rigore o con autorete, ma mentalizzati solo sulla e per la vittoria. Difatti, si è lottato, si è rallentato, si è sofferto e si è vinto. Dimostrando e mostrando ancora di più, una maturità, che è la mia vera speranza per i prossimi tre mesi e mezzo, e quella mentalità operaia che vive nel profondo delle grandi squadre e che si tira fuori quando c’è da fare i tre punti senza particolari ricami ma con il minimo indispensabile. Cioè, sfruttando l’episodio e poi gestendo e difendendo con i denti il risultato.
Ed è andato tutto secondo copione. Uno a zero striminzito e faticoso ieri al San Paolo contro il Catania, ma un uno a zero che vale ancora secondo posto, vale sempre meno da tre dalla vetta e soprattutto vale più otto dalla quinta, a dodici giornate al termine del campionato. Nel Camillo-day, il Napoli ha aggiunto un altro tassello importante per la propria crescita e per gli obiettivi futuri. Crescita che nello specifico, in questo lasso di tempo, si sta palesando per Santacroce(a parte i soliti 5 minuti di black-out), sempre più determinato e preciso negli anticipi e soprattutto per Zuniga che, ripeto, mi sta meravigliando oltre ogni più rosea aspettativa. E’ oramai un suo lontano parente quel goffo, spesato e fumoso tarchiatello colombiano, su cui invece ora, e fino alla fine, si potrà contare. Crescita che spero si potrà inoltre notare presto anche per Mascara, il cui vero valore è ancora inespresso, e se è possibile anche per Sosa, la cui tecnica non riesce ha debellare in alcun modo l’estenuante lentezza. Sì, sono contento ed orgoglioso di questa squadra.
Mi piace ogni giorno di più. Mi piace perché al di la delle chiacchiere, dei moralismi e degli inequivocabili soprusi, fin quando il gioco si svolgerà esclusivamente e correttamente dentro e non oltre il rettangolo di gioco, i nostri ragazzi hanno dimostrato che possono competere e vincere contro chiunque. E da oggi, ne sono ancora più convinto. Se poi, fuori, in qualche aula o salotto del nord, si deciderà insindacabilmente che il nostro diritto alla difesa non sarà riconosciuto nemmeno in campo, allora leghiamo le mani al portiere o chiudiamo più semplicemente baracca e burattini e dedichiamoci al Wrestling. Per lo meno, su quel ring, la farsa la conoscono tutti. Non può essere sentenziata da un giudice o un arbitro. E in tutti i casi, anche i più eclatanti, la prova tv non è ammessa. Lunedì, si capiranno molte cose. Molte. Per ora, si vola in Spagna. Giovedì c’è il Madrigal che ci aspetta. Andremo a Villareal consapevoli della nostra forza e consapevoli che sarà una partita di calcio, solo e semplicemente una partita di calcio. Questo già di per sé, è un elemento che mi mette più serenità e mi dà più fiducia. Al di la del risultato. Cavamos! Forza Napoli Sempre La 10 non si tocca.
di Gianluigi Trapani
Nello Zuniga day, crescono Sosa e Santacroce
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