Due sconfitte in altrettante partite importanti, immeritata quella contro il Villarreal, meritatissima quella contro il Milan, non cancellano il buon campionato del Napoli nei cosiddetti quartieri alti della classifica. Ci sta anche che Roma, Juventus, Palermo, Fiorentina stanno fallendo la loro stagione e hanno dato spazio. Ci sta che solo Lazio e l’arrembante Udinese si sono tenute su, ma non al ritmo del Napoli (l’Udinese attardata da una partenza infelice). Detto questo, il Napoli merita comunque quel secondo/terzo posto conquistato anche con prestazioni brillanti e sostenuto da quattro successi meritati ma acciuffati in extremis nel girone d’andata. Sul campo della Samp (2-1) i gol di Hamsik e di Cavani negli ultimi cinque minuti. A Cagliari (1-0) il gol di Lavezzi al 93’. Contro il Palermo (1-0) il gol di Maggio al 94’. Contro il Lecce il gol di Cavani al 93’. La famosa “zona Mazzarri”. Squadra irriducibile, ma un tantino fortunata.
L’impressione è che, senza dichiararlo, il Napoli ha veramente creduto nello scudetto puntando molto sulla partita contro il Milan. Ma a San Siro era il Milan a giocarsi la partita-scudetto (con l’Inter all’inseguimento). Se fosse stato il Napoli a vincere, non è detto che la squadra azzurra avrebbe “tenuto” con successo il primo posto. Non c’è controprova, è vero. Ma c’è un dato che lo farebbe pensare. Il Napoli “da scudetto” ha fallito le partite contro le formazioni migliori (a Roma con la Lazio, a Udine, a Milano con l’Inter, due volte col Milan).
Il Napoli, al massimo della condizione fisica, è una “bella squadra”, ma non ha i fuoriclasse che sono il valore aggiunto degli avversari con “rose” più robuste e qualitative (Ibrahimovic, Pato, Cassano nel Milan; Eto’o, Maicon, Sneijder nell’Inter; Sanchez nell’Udinese). Senza fuoriclasse non si vincono gli scudetti. Sono i fuoriclasse a dare sicurezza e personalità, ad assicurare di non partire mai battuti.
Contro il Milan il Napoli ha fallito da squadra non ancora collaudata per le grandi sfide e senza il campione assoluto che può risolvere le difficoltà impreviste. Determinante è stato il rigore viziato soprattutto dal precedente fallo di Ibrahimovic su Cannavaro. Ma il Napoli non ha mai centrato la porta di Abbiati. Fuori bersaglio i tiri di Hamsik (12’), Cannavaro (69’), Gargano (81’) e Campagnaro (89’). La miseria di quattro tiri, lontano dallo specchio della porta. Il Milan non irresistibile ha tirato dieci volte: quattro volte fuori, quattro parate di De Sanctis (47’ su Van Bommel, 55’ decisiva su Pato, 60’ decisiva su Robinho, 71’ su Pato) e poi i tiri dei due gol su azione.
L’assenza di Lavezzi ha pesato rendendo meno apprensiva la difesa milanista e isolando Cavani tra Nesta e Thiago Silva. Mascara ha fallito la sostituzione, non ancora inserito negli schemi azzurri (e neanche in forma). La squadra si è schiacciata senza mai contrattaccare, che è la sua arma migliore, perdendo la sua identità di formazione veloce e coraggiosa. Il centrocampo è franato in una serie di errori sotto il pressing puntuale del Milan. Giocatori irriconoscibili, fisicamente molli, mentalmente fuori partita. Deve avere pesato la tensione del “match dell’anno”, tensione sconosciuta al Milan e alle squadre abituate a battersi nelle sfide che contano.
Sono stati sbagliati i “calcoli” delle due ultime partite. Pensando troppo al Milan, il Napoli ha fallito anche l’Europa League. A Vila Real, l’esclusione di Cavani, Maggio e Cannavaro per preservarli contro il Milan è stata un errore. Contro il Villarreal era una partita da dentro o fuori (e il Napoli aveva a disposizione due risultati su tre). Bisognava giocarsela al massimo delle possibilità perché a Milano la partita per gli azzurri non era “da scudetto” ad esser realisti.
Il risultato è stato la sconfitta europea (con l’inserimento tardivo e sfortunato del Matador) e quella di San Siro dove Mazzarri ha presentato una squadra che è risultata alla fine per niente “risparmiata” dall’impegno in Spagna contro un Milan più “riposato”. Tanto valeva fare il colpo contro il Villarreal al massimo delle energie e dei “titolarissimi”, così come s’era auspicato da più parti.
C’è stata la presunzione di giocare “veramente” per lo scudetto nelle condizioni obiettive contrarie e certamente note al club azzurro, e cioè la mancanza nel Napoli di pedine fondamentali per andare dove osano il Milan e l’Inter.
Meglio dire che non è successo niente e riprendere il campionato con serenità perché c’è un terzo posto da difendere contro la Lazio (a -4) e soprattutto contro l’arrembante Udinese (a -5), mentre sono più lontane la Roma (-9), la Juventus (-11), il Palermo (-12). Un posto-Champions è un bel traguardo. Come si affronterà la Champions è un altro discorso, rimandato alla prossima campagna-acquisti.
MIMMO CARRATELLI