Palermo 1, Milan 0. Nel golfo di Napoli se revotano ll’onne de lu mare e pe’ la priezza cagneno culore. Mamma mia, aveva ragione il cinematografico DeLa. Tutto può succedere. Lo scudetto è in ballo più che mai e chello ca se vede nun se crede.
Senza il giraffone svedese, senza il polipo tentacolare di Malmoe, senza Ibracadabra, il Milan giace a Palermo, infilato allo spiedo da un romeno dalla faccia triangolare, Nicolae Goian, trentunenne spilungone e goleador occasionale, lui è solo un difensore.
E mo che facciamo? Calma, cuori azzurri. Il miracolo non è ancora compiuto, ha bisogno di una rifinitura, la vittoria del Napoli contro il Cagliari domenica sera per andare a tre punti dal sogno e dal Diavolo che ora non fa più né le pentole né i coperchi né le partite.
Ed ecco che il match notturno del Napoli si carica di una ansia più forte, e l’ansia gioca brutti scherzi, e bisogna stare attenti, non angosciarsi, non buttarsi avanti, bisogna sapere aspettare e non dare campo al Cagliari andando all’arrembaggio, non buttarsi via. I sogni fanno brutti scherzi.
La sconfitta del Milan è bella e terribile. E’ vero che c’è di mezzo l’Inter, è vero che ci sarà il derby milanese, e l’Inter potrà approfittarne più di tutti e fregare tutti, ma sul Napoli cala ora un macigno pesante, bello ma pesante, un sogno che può diventare un macigno.
La classifica dirà che il Napoli, vincendo domenica sera, non può più nascondersi. Ed è forse la squadra più fresca per fare il grande colpo, come il Cagliari di Scopigno nel 1970, come il Verona di Bagnoli nel 1975, come la Sampdoria di Vujadin Boskov nel 1991. Scudetti solitari, improvvisi, meravigliosi. Fenomeni rari come la grossa luna rossa apparsa la notte scorsa che non si vedeva così vicina da 18 anni e si vedrà così solo fra vent’anni.
Passa una sola volta nel tempo la superluna, passano una sola volta gli scudetti delle sorprese. Il Napoli è pronto alla sorpresa? Ha animo forte oltre che gambe veloci? Reggerà alla pressione, allo stress, al destino?
Il Milàn non è più il gran Milàn sospira l’abate Galliàn nella notte palermitana. Preso il gol dopo solo dieci minuti, la squadra rossonera ha reagito con pigrizia per tutto il primo tempo. Si è svegliata nella ripresa, rabbiosa e confusa, senza attaccanti veri, senza idee, senza una manovra incisiva.
Il Milan del secondo tempo è stato una squadra disperata. Non riuscivano a Cassano le pennellate d’autore. Il papero Pato friccicava senza far danni e, alla fine, cedeva per una distorsione alla caviglia sinistra (63’). Seedorf era una sontuosa balia nera che non dava latte. Il Palermo si raggruppava in difesa mentre i nuovi entrati del Milan, Boateng e Robinho, promettevano di accendere il match, abbastanza spento per il Milan. Ma erano solo tre i tiri rossoneri pericolosi (62’ Seedorf, 65’ Flamini, 79’ Gattuso che stava per realizzare una ciofeca di testa). Sirigu sempre attento e reattivo.
Nel primo tempo, il sublime Pastore aveva giocato da fermo nel presepe milanista. Le scintille scoccavano da Pinilla, il cileno giramondo che l’anno scorso stava in B col Grosseto (però 24 gol!). La “sostanza” veniva dai combattenti della difesa e del centrocampo con un gigantesco Migliaccio (ommo ‘e Mugnano), con l’elettrico Nocerino (guaglione ‘e Napule), col saettante Balzaretti, con lo slavo triste Bacinovic, il tutto condito dalla sapienza dello sloveno Ilic, i gioielli di messer Zamparini.
Il Milan? Molto triste e poco Allegri. Il Palermo non vinceva da cinque turni (cinque sconfitte) e non segnava da 412 minuti. Il Milan non perdeva da dodici turni. Nello scontro degli estremi, ha vinto il Palermo. Col Milan tutto avanti, il Palermo ha fallito due volte il colpo del due a zero (57’ Darmian, 91’ Hernandez).
E’ appena finita la festa dell’unità d’Italia. Ma tiene banco il Regno delle Due Sicilie. Palermo ha mandato un messaggio, tocca al Napoli raccoglierlo. Il Milan è battuto, il Milan è raggiungibile. Avanti chi ha fegato.
MIMMO CARRATELLI