Le 6 sconfitte precedenti alla nefasta notte di San Siro hanno sempre coinciso con una reazione, a volte veemente , nelle giornate successive. Mai era accaduto in questo campionato di non recuperare i punti persi dopo una batosta. E invece stavolta così è stato. Si è provato a vincerla, sfiorando svariate volte il vantaggio, ma la brillantezza e la lucidità di qualche tempo fa sono ora rinchiuse in qualche cassetto di Castelvolturno a rifiatare. La fotografia del Napoli attuale ritengo sia quella di Cavani. Voglioso di spaccare il mondo, ma stanco e confuso. E aggiungerei nervoso. Prima o poi doveva capitare, seppur proveniente da un altro pianeta. Prima o poi doveva capitare un momento di appannamento generale.
Il pareggio di ieri mi sembra il risultato più giusto. Il Brescia lo ha meritato grazie ad una difesa arcigna e per le occasioni sprecate nel finale di gara. Il Napoli invece è stanco. Già da un po’. Probabilmente ieri, ha anche giocato meglio delle precedenti partite con Milan e Catania, ma la fiacca in alcuni elementi è palese. Stanchezza che poi continua a camminare di pari passo con il calo mentale. Aver fallito la settimana decisiva ha sicuramente lasciato degli strascichi nello spogliatoio e nella testa della squadra e ciò che mi preoccupa maggiormente ora, è il dilagante nervosismo. Comprendo la rabbia per le ingiustizie degli ultimi tempi, ma proprio perché si vive un momento così delicato, trovo autolesionista perdere le staffe e conseguentemente disunirsi e perdere quel poco di lucidità ancora non del tutto annacquata dall’acido lattico.
E’successo a San Siro ed è ricapitato ieri. Non appena scocca la scintilla dell’ingiustizia, ecco che divampa il fuoco dell’ira, qualcosa si rompe e la squadra perde il filo e la ragione. In epoca nemmeno troppo lontana questi undici, gli stessi di ieri, avrebbero rotto qualcos’altro. Avrebbero reagito con forza, avrebbero rimontato e vinto la partita al novantatreesimo. Ieri no. Ieri, è bastato un prevedibile “non fischio” e la mente dei calciatori ha seguito il passo un po’ goffo e sgraziato dello zio Walter negli spogliatoi. E lì è rimasta.
In questi momenti di stanchezza ci vorrebbe una mano da lassù o per lo meno da quaggiù che ci aiutasse, ma di santi in paradiso non se ne possiedono come altri. La dea bendata ultimamente è andata in ferie ed ha lasciato la suo velo davanti agli occhi di un ometto con la giacchetta nera(o gialla). Ahinoi. Lo abbiamo ribadito più volte e continuiamo a ripeterlo: a San Siro abbiamo perso e col Brescia abbiamo pareggiato meritatamente in base alle prestazioni, ma questo non vuol dire che non si meriti ciò che è dovuto quando all’interno dell’area di rigore si concretizza un fallo palese anche alle talpe. La Germania ha vinto un mondiale senza tirare in porta (con un rigore assai discutibile),così come altre squadre hanno beneficiato di massime punizioni spesso dubbie in momenti delicatissimi. E un filotto che si ripete comunque nel tempo. Anche la passata stagione, quando era il momento topico, in cui si decideva il futuro, ci si è imbattuti in un’impressionante sfilza di orrori arbitrali(Genoa, Udinese, Roma e Fiorentina), mentre altrove si concedevano rigori con falli quasi a centrocampo. E’la storia di questo gioco. E opporsi, manifestarlo, gridarlo, non è solo del vittimista, ma anche di chi ne ha le damigiane piene. Il parto di Tosel, Rocchi di Arcore e Mazzoleni di Brescia hanno solo scritto pagine già scritte, facendo leva su un pronosticabile calo (o vizio)di forma e la rabbia è più che giustificata. Non vorrei solo che questa poi, ci si rivolti contro come un boomerang. La squadra ha bisogno di serenità e di ritrovarsi, e nel calderone delle polemiche non c’è niente di buono. Per cui, lasciateci sfogare e manifestare il nostro sdegno, ma voi, cari azzurri, chiudete le porte e le finestre, recuperate le forze psicofisiche (sono nell’ultimo cassetto nell’ultimo armadio dello spogliatoio di Castelvolurno) riscattate una nuova e colorata fotografia al Matador e andateci a conquistare quel posto in Champions League. Il nostro sostegno non mancherà. Sono anche sicuro che dalla prossima partita ritornerà, oltre al Pocho, anche il grande pubblico. Chi punta il dito dal divano di casa non può fischiare, perché è il primo ad esser venuto meno al patto. Questa squadra ci ha fatto tornare ad innamorare e nonostante difficoltà di organico, di mangiatoie basse, di stanchezza e di nervosismo, sta disputando un campionato che deve solo renderci orgogliosi. In uno stadio semivuoto è difficile che si segni al novantatreesimo e in fondo, non lo merita nemmeno.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca
Gianluigi Trapani