Io però sti quindici giorni li vivrò bene. Sono benedetti, secondo me. Si stacca un po’ la spina e poi si riprende. La vita è uno stato mentale, scriveva Hal Ashby nel mitico film “Oltre il giardino”. Quando si vince, si vince di testa. Puoi avere in squadra chi vuoi, ma se non ci sei con la testa non c’è niente da fare. Negli scacchi, nel tennis, come nel calcio. Ed è questo il più grande merito del nostro allenatore (ma non lo definirò il giardiniere Chance, tranquilli). Se il Napoli ora è lassù e consente a noi di continuare a sognare è perché Mazzarri ci ha sempre creduto. È innegabile. È merito suo se ha sfidato tutti – o quasi tutti – con una squadra che sembrava più debole di quella dello scorso anno e se punto su punto ha costruito questa straordinaria stagione.
Io credo che Mazzarri sia l’uomo del Napoli che più è cresciuto quest’anno. Non l’ho amato (anche se all’inizio ne rimasi folgorato), l’ho scritto e non lo nascondo. Lo attaccai duramente dopo la sconfitta con l’Inter – che a me ha fatto molto più male rispetto a quella col Milan, lì c’ero arrivato preparato. E lo attaccai per quell’intervista in cui lui disse che non aveva nulla da imparare da Mourinho e Guardiola. Mi incazzai perché si fece sfottere dal Corriere della sera che gli diede una pagina e mezza in modo da immortalare quel titolone che lo avrebbe inchiodato alla sua figuraccia.
Ma il buon Walter ha un grande merito. Non si abbatte mai. Sembra Rocky nel primo film, prende cazzotti e si rialza come se niente fosse. Lui aveva in mente questa situazione di classifica dall’inizio dell’anno. Anche se non lo ammetterà mai. Perché il Napoli quest’anno praticamente non ha perduto un punto. In questo ricorda diabolicamente la squadra allenata da Bigon, che in fondo perse solo una partita immeritatamente, quella a Genova contro la Sampdoria.
Il Napoli di quest’anno ha perso le partite che doveva perdere – tranne quella col Milan in casa – e pareggiato quelle che doveva pareggiare. Magari ne ha vinta qualcuna oltre i suoi meriti. E non percorri questo straordinario cammino se non ce l’hai tracciato nel tuo immaginario. Le partite di tennis non si vincono coi colpi vincenti, si vincono stando nella partita, rosicchiando quindici dopo quindici. E devi avere una fermezza mentale che neanche puoi immaginare.
Ora, però, ci siamo. E lassù tira un vento forte, si soffre di vertigini. Cerchiamo di stare dietro, in scia. Come fece Maurizio Fondriest al Mondiale dell’88. L’altra mattina mi è venuto in mente. E per chi non se lo ricordasse ora ve lo linko pure, con la telecronaca dell’indimenticabile Adriano De Zan.
Massimiliano Gallo
La vita è stato mentale, E Mazzarri lo sa bene
Massimiliano Gallo ilnapolista © riproduzione riservata