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Limoncello ghiacciato, l’allenatore a casa di Brak

Appuntamento alle 14.30 in quella piazza che per Brak sarà sempre “la Ferrovia”, e giammai chiamerà col nome di colui che egli considera un bandito. Puntuali come treni d’altri tempi, ci vediamo in tre, io, il Vate Fabbrini e T:A.Pedersoli al bar Messico, dove sorbiamo un ottimo caffè che ha la particolarità di essere servito come si usava una volta (commiflò) e cioè già zuccherato e,solo su richiesta, amaro o dolcificato con una qualunque zozzeria in uso oggi.
Raffaele ci aspetta per le 15. Quindi ci avviamo verso la sua magione desiderosi di non sfigurare al suo cospetto, ben conoscendo il suo amore per la puntualità. La signora Bracale ci introduce nel suo studiolo, dove siamo attesi da un personaggio che mette un po soggezione. Io lo conosco da almeno trent’anni, ma erano almeno venti che non lo incontravo. E devo dire che ho scoperto il Napolista perchè leggevo i suoi scritti sulla rete (se cliccate LELLOBRAK, ne vedrete delle belle). Sembriamo tre scolaretti alle prese col Maestro. Ma poi lo spessore umano, oltre che culturale del personaggio, ci mette a nostro agio e cominciamo a discorrere dei più svariati argomenti. Con lui si può parlare di tutto: dal calcio (ovviamente) alla poesia, dalla politica alla pittura, dalla gastronomia all’arte presepiale, dove anche eccelle. Ci mostra infatti alcune statuette di pastori che ha costruito e dipinto con le proprie mani. Le pareti sono ricoperte da quadri di cui è,ovviamente, l’autore. Per non parlare dei libri che ha pubblicato.
Pedersoli chiede consigli su quale formazione dovrà schierare domenica contro le specialità gastronomiche dei cugini del ramo Borbone-Parma. E penso che non si sia arrivati ad un accordo. Malto più facile sarebbe stato discutere con Mazzarri su chi schierare al posto di Aronica, se Vitale o Ruiz?
Nel frattempo la signora Bracale, per niente impietosita dal nostro aspetto più che pasciuto, comincia col portare una guantiera di babà. Con o senza panna? Visto che dobbiamo peccare, pecchiamo fino in fondo, rispondiamo all’unisono, e ci avventiamo sui babà alla panna. Assieme ai dolciumi, la signora aveva anche portato una pila di libri, che Lello comincia ad autografare e vergare con delle dediche, rigorosamente in vernacolo e, devo dire, tutte azzeccate e divertenti. Tanto per dire, sul libro “Ricette afrodisiache nella cucina napoletane” ha scritto: Nun se po mai sapè! Però non vi dico a chi di noi l’ha dedicata. Un attimo di tensione ci assale quando gli argomenti scivolano sulla politica, ma poi ci accorgiamo che, anche se da diverse angolazioni, siamo tutti accomunati dal grande amore per la nostra città.
Lello mi chiede, e per me è stato un onore, di leggere una sua poesia che tratta del nostro ambiente lavorativo. Lui per lungo tempo, come il sottoscritto, è stato cassiere presso quello che era uno dei più prestigiosi istituti bancari, con sedi che andavano da Mosca a Ney York e da Buenos Aires ad Hong Kong. Oggi, grazie a politici corrotti ed amministratori incapaci, la sede più a nord che ha il Banco di Napoli si trova a Sessa Aurunca! Ebbene, nelle poche righe della sua poesia ho riscontrato gli accadimenti che si sono succeduti per anni nel nostro lavoro. Tornando a cose più serie, la signora Bracale, si è presentato con una bottiglia ghiacciata di limoncello e degli ammiccanti cioccolattini confezionati artigianalmente. Tovagliolo non ci ha visto più, il Vate ha cominciato a trasecolare, ed io davo letteralmente i numeri. Fortuna che un buon caffè ci ha fatto tornare lucidi.
Ci siamo congedati, non prima di esserci riproposti di tornare, carichi di libri di cui Lello ci aveva omaggiati. E chissà perchè, io, ma sono sicuro, anche i miei amici Fabbrini e Pedersoli, ci sentivamo più leggeri e più bendisposti verso il nostro prossimo.
Un caro saluto a tutti da
PASQUALE DI FENZO

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