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A Bologna si discute di Viviano, Di Vaio e Malesani

Brutto segno quando, lasciando il Dall’Ara, discutono tutti di uno che non c’era. Il convitato di pietra è Gaston Ramirez, il gioiello del Bologna rimasto fuori nel giorno in cui sul Dall’Ara c’erano gli occhi di tutti. Tifosi, stampa, addetti ai lavori. Compresi gli osservatori: un nome fra tanti, Barry Hunter, del Manchester City, sceso apposta dall’Inghilterra. “Ramirez conta per uno, come Paponi”, è stato il diktat di Malesani all’insegna della democrazia pallonara. “Venerdì zoppicava, l’ho portato in panca per far numero”, ha aggiunto il tecnico. Longo ha confermato: “Aveva subìto un pestone”. Dubitare è sempre un esercizio stimolante, a scanso di equivoci, però, va detto che il Napoli che si è imposto 2-0 (gol di Mascara e di Hamsik su rigore) è più forte del Bologna, come mostra in modo eloquente la classifica, e soprattutto è stato più forte, più incisivo e determinato nel primo tempo, quando i giochi non erano ancora decisi. Giocava, in fondo, per una cosuccia minima: continuare a sognarsi, squadra e spettabile pubblico, uno scudetto.

Di sicuro l’assenza del Niño ha sorpreso, in 90′ non felici per Malesani. Le sue scelte, dalla difesa a tre (provata solo con la Lazio nel giorno del debutto in panchina) all’idea di schierare Paponi, dall’assenza di Britos alla tribuna cui è stato destinato Casarini, non hanno affatto convinto. Per primi i dirigenti di Casteldebole. I cambi men che meno. Succede. Se poi Viviano in uscita consegna il pallone a Mascara e Di Vaio spreca un paio di nitide palle gol, si perde beatamente e non è il caso di inabissarsi in polemiche. Che poi questo Bologna sia un po’ scarico è un altro dato di fatto e quando Malesani ribadisce, otto giorni dopo Brescia, “che i ragazzi vanno comunque ringraziati per la stagione che han fatto” non c’è dubbio che non abbia torto. Chi ha vissuto da vicino il calvario di quest’anno sa di cosa parla l’allenatore. Il cui attacco ai giornalisti, “tutti, tranne Luigi Garlando della Gazzetta”, è stato invece gratuito. Ma Malesani è questo qui, pretendere che i giornali li legga e soprattutto faccia dei distinguo è eccessivo. Più semplice sparare nel mucchio.

Così non è il caso di prendersela troppo per la sua uscita a gamba tesa. “Tutti voi avete messo in dubbio la nostra professionalità a Brescia, e i giocatori si sono giustamente arrabbiati per quel che hanno letto. Dopo i vostri articoli m’è toccato sentire la donna di servizio che si raccomandava di impegnarci col Napoli. “Non come avete fatto a Brescia”. E questo davvero – ha tuonato – non esiste. Questi miei giocatori vanno portati ad esempio per tutta la vita”. Lodati invece i tifosi: “Dico grazie alla loro coerenza, cercheremo di regalargli qualche altra soddisfazione”. I buoni e i cattivi. La contrapposizione stampa-tifoseria. Antichissima. Che l’Alberto stia preparandosi una strategia d’uscita è possibile, o forse era solo seccato. Se un mese fa però una sua riconferma era scontata, oggi lo è molto meno. Anzi. Genoa e Lazio si son fatte sotto, le garanzie che chiede Malesani non è detto che questa società possa dargliele. “Ne riparleremo, bisognerà capire come finiranno le cose, poi credo sia nell’interesse della città che un tecnico voglia sapere i programmi del club”. Sorprende però la foga con la quale ieri ha ribadito “che il vero problema non è la difesa a tre, ma il fatto che a parte Di Vaio non segna nessuno. Non abbiamo altri attaccanti d’esperienza, e in mezzo tanti giovani e quasi tutti interdittori”. Questo Bologna, in prospettiva, sembra piacergli sempre meno.

(tratto da la Repubblica)
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