Approfitto delle colonne del Napolista, per portare a conoscenza dei tifosi che la nostra città dall’anno prossimo avrà una seconda squadra cittadina fra i semiprofessionisti. Si tratta della compagine del mio quartiere: il Campania Piscinola. Un vero e proprio miracolo sportivo. In un posto che aveva ottimi precedenti nel basket, ma quasi nessuno nel calcio, la squadra è partita sei anni fa dalla seconda divisione ed ha conquistato ben quattro promozioni, approdando, con largo anticipo sulla fine del campionato, fra i semiprofessionisti della quarta serie. A dire il vero i ragazzi di Mister Campana, già l’anno scorso avrebbero potuto centrare l’obiettivo promozione se un iniquo ed assurdo regolamento non li avessero esclusi dai play-off a favore della squadra che li seguiva in classifica. Ma quest’anno non c’è ne è stato per nessuno. Hanno stravinto il campionato abbattendo tutti i record precedenti, dall’imbattibilità interna al maggior numero di vittorie. Un piccolo Napoli, insomma. Il presidentissimo De Micco cominciò quasi per scommessa con un manipolo di ragazzi e con la saggezza di un allenatore come Rosario Campana. Molti di quei ragazzi, che non avevano mai calcato un vero campo di calcio, sono oggi ancora titolari di questa squadra. Sono cresciuti tutti assieme. Tre anni fa il presidente, colpito da un gravissimo lutto, fu sul punto di mollare. Ma poi, forse anche nel ricordo di chi non c’era più, decise, fortunatamente, di continuare. Sul campetto locale di via Dietro la Vigna, le vittorie si sono succedute quasi senza nessun aiuto da parte di nessuno, tantomeno delle istituzioni. Si pensi che non si è neanche riusciti a dare un nome al campo, che infatti viene identificato col nome della via in cui si trova. D’altronde neanche la via ha un nome, si tratta semplicemente della denominazione con cui veniva identificato quel luogo anticamente:’a reto vigna. Come non ha ancora un nome l’edificio poco distante che comprende biblioteca, teatro, alcune scuole e palestre, e dove viene registrato lo sceneggiato “La squadra”. Viene identificato semplicemente con il numero civico di 14bis. Ricordo che all’inizio c’era una sola serie di maglie e, a volte, qualche giocatore che usciva, cedeva la maglia al compagno che la indossava rivoltandola e giocando senza numero. Cosa consentita dal regolamento per un solo atleta per squadra. L’anno prossimo questi ragazzi giocheranno fra i semiprofessionisti. Ma nel frattempo il campetto, oltre ad essere ancora in attesa di un nome, resta in attesa di interventi strutturali per ottenere l’omologazione dalla Lega Nazionale, che al momento manca. Il Piscinola tenta così l’impresa già intrapresa a suo tempo dall’Intenapoli di Chinaglia, Wilson, Massa, delle mezzeali Valle e Russo e di capitan Palcini, che fallì l’impresa di diventare la seconda squadra cittadina. Stessa sorte toccò al Campania Ponticelli del presidente Morra Greco e del bomber Cinquetti. Napoli non ha mai sopportato una seconda squadra. Non c’è controprova, ma io penso che nella nostra città non ci sarebbe mai la rivalità che ritroviamo a Milano o Torino e, soprattutto, a Genova e Roma. Già Milano è diversa rispetto alle altre città da derby, i tifosi sugli spalti non esultano quando arriva la notizia che i loro concittadini stanno perdendo sugli altri campi. A meno che non siano in diretta concorrenza. A Napoli non potrebbe mai accadere quanto successo l’anno scorso in Lazio-Inter, quando gli spettatori di casa esultavano ai gol dei nerazzurri che si accingevano a vincere lo scudetto a danno della Roma. Noi napoletani, in fondo, tifiamo anche per i nostri corregionali di Avellino e Salerno. Anche quando militavamo nella stessa serie. Al di la dei singoli episodi, anche molto gravi, che si sono verificati. Ma quello non era tifo, era violenza allo stato puro. Personalmente ero abbonato al Napoli, ma avevo in tasca la tessera Amici dell’Internapoli, riservata agli under 18. Quando l’Internapoli sfiorò la serie B, già pregustavo i futuri derby che mi aspettavano. D’altronde a Napoli abbiamo tanti tifosi di altre squadre. Ne conosco di accesissimi, non solo delle tre Genoveffe, ma anche di Roma, Fiorentina e, perfino, del Bologna. Manca solo il Verona. Certo per noi è inspiegabile. E’ come quando si è al ristorante e si sentono per caso i discorsi provenienti dai tavoli vicino. Li trovi privi di senso, ridono per delle battute che ti sembrano sciocche. E’ perché non conosciamo i retroscena, magari chi fa quella battuta è un tipo simpaticissimo che ispira ilarità solo se apre la bocca. Ma noi non lo possiamo sapere. Non dobbiamo commettere l’errore di pensare che una cosa sia impossibile solo perché non ce la sappiamo spiegare. Il mondo è bello perché è vario. E poi già mi sto organizzando perche dall’anno prossimo la mia domenica calcistica comincerà dalla prima mattinata, perché necessariamente dovrò recarmi al campetto del Piscinola da abbonato e non solo da saltuario spettatore. Almeno lascerò sgombro il campo di casa, quando nelle mattinate festive noi maschietti sembriamo essere solo da intralcio alle grandi manovre di pulizia domenicali. Un caro saluto a tutti.
Pasquale di Fenzo