Ma siamo realmente tornati?
E’ la domanda che mi sto ponendo da diverse settimane e credo di non essere l’unico a farlo.
Questa squadra e questa società, il suo tasso tecnico e la sua attuale struttura societaria,al di là di come finirà il campionato in corso, sono realmente tornati ad essere competitivi per potersela giocare permanentemente alla pari con quelle che una volta venivano considerate le cinque sorelle anche se qualcuna si è persa per strada fino a diventare tre Genoveffe?
Possono, società e squadra,aprire un ciclo vincente così come fu quello del settennato Maradoniano?
Forse aprire la discussione su un tema del genere potrà apparire non conforme alla nostra indole scaramantica ma vedere come il popolo Napolista la pensa può essere anche un modo per esorcizzare timori e adrenalina per la volata finale.
A sensazione la risposta è si.
Le condizioni per aprire un nuovo ciclo vincente, sia sul campo come squadra, sia come peso politico nel Palazzo come società ci sono tutte.
Il ciclo del Dio-Diego fu figlio e frutto del genio, della creatività e della sregolatezza di un fuoriclasse ancora oggi unico al mondo. Attorno al genio e alla fantasia di Diego si costruirono le vittorie di quegli anni ma al tempo stesso, però, quel ciclo fu anche vittima della sua sregolatezza che ci portò a vincere meno delle potenzialità che esprimevamo, basti ricordare la squadra del campionato 87/88 che consegnò lo scudetto al Milan a poche giornate dalla fine e che,a mio avviso,rimane tutt’ora la più forte squadra che abbiamo mai avuto in tutta la nostra storia.
E fu così anche in campo europeo nonostante la conquista della coppa Uefa .
Ma anche nel rapporto con il Palazzo quel ciclo fu caratterizzato non tanto da una solidità politica e organizzativa della società, ma da una gestione scaltra di Ferlaino che impiego un po’ di anni per capire le dinamiche del palazzo ma che una volta assimilate si rivelò uno squalo nel saperle navigare e gestire.
Oggi,invece, questa squadra appare figlia di una programmazione efficace e oculata ma con adeguate ambizioni di riaprire un vero e proprio ciclo vincente. Certo c’è la necessita di non abbassare la guardia sugli investimenti e ambire a giocatori non solo prospettici ma anche a qualche tassello di qualità già pronto per l’uso.
Anche sul versante societario, nonostante la natura accentratrice e a volte anche un po’ demagogica e “folcloristica” di De Laurentiis, si percepisce la possibilità di un inversione di tendenza nel tentativo di avere un ruolo e un peso diverso nella gestione politica del e nel Palazzo. La notizia di qualche mese fa, sfuggita al grande pubblico, che la Lega ha affidato al Direttore Generale del Napoli Fassone il compito di approfondire, studiare e formulare al consiglio di Lega una proposta di mediazione di riforma della gestione e redistribuzione dei diritti televisivi rappresenta, a mio modesto giudizio, un piccolo segnale di un peso qualitativamente diverso nella gestione politica del Palazzo. Per non parlare del consolidamento della società nei vari settori dal Merchandising al Licensing o alle posizioni che scala sempre di più nelle classifiche degli istituti di rilevazioni riconosciuti dalla Fifa non ultimo, notizia riportata anche dal Napolista , quello dell’International Federation of Football History & Statistics che colloca il Napoli tra le squadre italiane, nell’ultimo anno preso in considerazione, al secondo posto dopo l’Inter .
Questi risultati sono anche il frutto di un organigramma societario snello e agile con poche figure collocate nei settori strategici cosi come è stato per tutte le grandi società in questi anni basti pensare a Galliani-Braida per il Milan o Branca-Paolillo per l’Inter.
Forse anche noi malati dovremmo attrezzarci a gestire questa crescita e aprire un nuovo ciclo.
Abbiamo respirato e mangiato, negli anni scorsi, tra retrocessioni e fallimenti troppa polvere dai campi di provincia e oggi dovremmo maturare ritenendo, per dirla con un esempio a mo’ di battuta, naturale che uno come Messi possa giocare con la maglia azzurra.
Mi viene da pensare alla scena di uno dei mitici film della storia del cinema, “C’era una volta in America” di Sergio Leone, quando Noodles – interpretato da un magistrale Robert De Niro – di ritorno dopo 30 anni nel suo vecchio quartiere ebraico, al suo amico di infanzia Moe che gli chiede cosa abbia fatto in tutti questi anni risponde con uno straordinario sguardo malinconico ma fiero “sono andato a letto presto”.
Ecco, per troppi anni noi tifosi del Napoli siamo andati a letto presto… per provare a sognare.
E’ ora di restare svegli per vivere e gustare fino in fondo una nuova era al di là di come andrà il 22 Maggio.
PEPPE NAPOLITANO