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Presidente, è fuori luogo
prendersela coi calciatori

Dalle 7 di stamattina non mi sono fermata un attimo. Forse mi aspettavo già, inconsciamente, che la domenica calcistica non avrebbe promesso nulla di buono e allora ho cercato di metterla al sicuro in qualche altro modo. Perciò, dopo aver fatto finalmente spazio nell’armadio, mi sono messa a fare la crostata al cioccolato per il pranzo qui a casa nostra con mammà. Ho piantato le piantine di gerbere regalatemi dal Martire, abbiamo pranzato tutti assieme con spaghetto ai frutti di mare ed insalata di polipo, concluso il tutto con la mia crostata e poi ci siamo messi davanti alla tv.
Quando ho visto Mazzarri uscire dal tunnel ed entrare in campo, in disparte e solo, mi è stato tutto chiaro. Fine. Kaput. Addio sogni di gloria. Lo facciamo ‘sto punticino? Chissà. E infatti il punticino non è arrivato. A parte il fatto di dover stilare le pagelle, che, come ho detto, è stata una vera tortura, il momento più surreale è stato quando mia madre, mentre eravamo sotto di un gol, ha cercato di intavolare un discorso sulla nostra libreria e sul perché avessimo scelto proprio quei colori e, poco dopo, sui copertini da comprare per i bambini.
Mentre rispondevo a monosillabi cercando di evitare imprecazioni e gestacci e lo stesso faceva il Martire, mi domandavo, per la seconda volta in una settimana, come fossi potuta uscire fuori io, così tifosa, da una mamma che non capisce un fico secco di pallone. E vabbuò. Sull’espulsione di Cavani, però, mia madre si è fermata. Ha addirittura detto a mio figlio di aspettare un attimo che non poteva giocare, che voleva capire cosa stava succedendo. Manco avessero annunciato un fatto di cronaca nera. La curiosità di chi non comprende cosa sta accadendo ma che dalle nostre facce capiva che il fatto era grave. Poi c’è stata l’ammonizione a Mascara e la sconfitta ed il dado è stato tratto per sempre. Il Martire ed io zitti e mosca ci siamo alzati per farci il caffè.
Insomma, addio secondo posto e un festeggiamento per la Champions che forse abbiamo anticipato un po’ troppo. Dunque, al secondo posto devo infine rinunciare anch’io. Tosta questa, eh. Adesso è da qualche ora che cerco di scavare nel mio stato d’animo per capire cosa sento. Alla fine credo di essere anche un po’ sollevata. Erano tre settimane, forse più, che andava avanti questa storia del tenevaiono di Mazzarri. Almeno adesso sappiamo che se ne andrà, perché, comunque, non credo potrebbe più restare. Che figura che ha fatto oggi. Mi chiedo come lo accoglieranno i tifosi della prossima squadra che andrà ad allenare, fosse la Juve o la Roma poco mi frega, a questo punto.
Abbiamo parlato tanto di Quagliarella, in quest’ultimo anno. Molti gli hanno dato del traditore. Io ho sempre detto che i calciatori, come gli allenatori, sono liberi di andare dove gli pare, dove vengono pagati meglio e possono avere maggiori soddisfazioni, ci mancherebbe altro, ma il modo in cui si va via ha sempre un suo valore, è quello che resta, quello che poi si ricorda, il biglietto di commiato e da visita più importante che c’è. Bè, Walter il suo l’ha stracciato in mille pezzettini, oggi. Le dichiarazioni del post partita sono ingiustificabili, oltre che vergognose. Mi è diventato d’improvviso piccolo piccolo. E il primo pensiero è stato: ma come fa un presidente a consentirgli di continuare a fare così? Zamparini lo avrebbe cacciato tre settimane fa. Berlusconi gli avrebbe interdetto l’uso dei pubblici spogliatoi a vita. Invece DeLa che fa? Accusa i giocatori di aver disonorato la maglia azzurra. Francamente mi sembra un po’ troppo.
Ecco, gli unici che salvo, oggi, pur avendo giocato neanche fossero su una spiaggia caraibica contro undici mammasantissimi brasiliani, sono proprio quelli che sono stati costretti ad andare in campo in mezzo ad una tensione e ad un’afa così. Pare che Mazzarri sia andato all’aeroporto con il pulmino della società e non sia salito nel pullman con la squadra. Come dire: ha abbandonato la nave. Ecco, quello che mi chiedo, a questo punto, è solo una cosa: quando butteremo noi a mare lui? Se ce lo teniamo nelle prossime due partite potremmo non fare neppure il punto che ci serve per blindare la Champions. Vorrei che per una volta qualcuno, a Napoli, prendesse una santissima posizione, anche un non napoletano come DeLa.
Buttiamolo fuori noi lui, che si permette di dire che parlerà a fine campionato e invece convoca una conferenza stampa delirante a due giorni dalla partita dell’anno. Diciamogli che dell’ennesima batosta proprio non sappiamo che farcene, che stavolta il fianco non lo prestiamo. Che ha avuto grandi meriti, ci ha fatti sognare, ma insieme a lui c’erano undici leoni che, risicatissimi a causa degli scarsi investimenti presidenziali, hanno lottato fino alla fine. Ricordiamoglielo. Insomma, io non vedo l’ora sia domenica, come sempre, per tornare al San Palo, per l’ultima volta. Perché lo voglio fischiare quest’uomo piccolo piccolo. E applaudire invece tutto quell’azzurro. ‘O terz’ post’, guagliò. Almeno voi, almeno questo, alla fine di una stagione così. Eccheccazz. E Forza Napoli. Sempre.
Ilaria Puglia

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