È finita come sospettavamo, solo che quando l’ipotesi diventa realtà ti resta addosso tanta tristezza. Resto fortemente grato a Mazzarri, ci mancherebbe, ma oggi non posso fare a meno di pensare, come d’Esposito e in tanti avete scritto, che cosa sarebbe stato questo finale di campionato se l’allenatore non avesse inopinatamente deciso di destabilizzare spogliatoio e ambiente.
È finita in modo triste per lui. Tanto. Ci sono termini poco gradevoli – in napoletano alcuni sono fantastici per la capacità di fotografare impietosamente una persona – per definire il comportamento del nostro allenatore. Ed è meglio astenersi perché forse ora è solo il momento di ricucire. Ma, mi perdonino i mazzarriani puri come Trapani, lo strappo c’è stato e si sente. Ha cercato un’altra donna, Mazzarri, e una volta rifiutato ha detto che lui vuole restare a casa aggiungendo persino che la sua signora (cioè noi, il Napoli) siamo quel che ha sempre desiderato. Diciamo che non è proprio il massimo della vita. Inizialmente mi ero schierato con lui. Aveva l’ambizione di allenare una squadra in grado di vincere e, visto che i tempi del presidente sono più lunghi, avrebbe avuto, secondo me, ragione ad andarsene. Però il dietrofront dopo il rifiuto no. Riprendersi un uomo scartato da un’altra o da altre due è pesante da digerire davanti allo specchio. Non voglio giungere a conclusioni affrettate. Ringrazio Mazzarri per l’annata strepitosa ma lo ritengo unico responsabile del disastroso e vergognoso finale. Una stagione vissuta da hidalgo mortificata dal biscotto con l’Inter. Mi fermo qui. E a questo punto parli Aurelio. Qualsiasi cosa farà per me sarà fatta bene. Anche a questo mi ha ridotto Mazzarri.
Massimiliano Gallo
È dura far rientrare in casa il marito rifiutato da altre
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