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La linea della società è sempre stata chiara
Mazzarri decida. Poi… morto il re, viva il re

Mazzarri traditore o tradito? Questo sembra essere un problema molto discusso in questi giorni. Né l’uno né l’altro io credo. E proverò a chiarirlo. Nel calcio quando le cose vanno male chi paga è il tecnico. Può piacere o meno. Ma è la realtà. E non si può che prenderne atto. È allora giusto quando le cose vanno meglio di ogni più rosea previsione che il tecnico sia alzato sugli scudi. Ed è esattamente quello che quest’anno è accaduto a Walter Mazzarri. Il Napoli ha un organico che molti esperti giudicano inferiore a quello dell’Udinese, della Lazio, della Fiorentina, della Roma… E guardate dove sono adesso loro e dove è adesso il Napoli. Con Milan ed Inter nemmeno azzardo il confronto.
Il merito dello straordinario campionato fin qui disputato è quindi attribuito unanimemente a Mazarri. Che ha allestito una squadra dotata di un gioco, atleticamente molto ben preparata, sempre motivata, con uno spogliatoio sotto controllo.
Naturalmente, poiché la perfezione non è di questo mondo, neanche Mazzarri è perfetto. Intanto non mi piace quel continuo richiamo ai suoi meriti. Autoreferenziale. Ed inelegante. «Quando siamo arrivati (prima persona plurale come il papa!) eravamo quartultimi. Oggi…» O anche «La squadra è sostanzialmente la stessa di quattordici mesi fa a parte Cavani…» Ma lui dove era quando hanno preso Sosa, Cribari, Dumitru…? Troppo facile scaricare su altri i demeriti e tenere per sé i meriti.
Neanche mi piace l’attitudine al lamento. Insomma quel suo essere un po’ chiagnazzaro. Gli arbitraggi… la squadra deve crescere, è giovane, inesperta… Mai un’autocritica.
Intanto gli episodi arbitrali pro e contro si sono abbondantemente compensati. E poi questa storiella della gioventù! Basta guardare le date di nascita dei giocatori per capire che è una fandonia. E l’inesperienza? De Sanctis, Maggio, Dossena, Gargano, Yebda, Hamsik, Lavezzi e Cavani sono (o sono stati) tutti nazionali. Altro che inesperti. Insomma ogni tanto Mazzarri avrebbe potuto anche dire questa volta ho sbagliato io. Guadagnandone, credetemi, in statura tecnica ed umana.
Riportato sulla terra il toscanaccio, altro è considerarlo un potenziale traditore. E ciò perché non ha dichiarato “resto a Napoli anche con il diavolo”. Mazzarri è un professionista. E sa bene che l’anno prossimo sarà molto ma molto dura ripetersi sugli attuali livelli di eccellenza. Per di più avendo un secondo fronte su cui operare. E che fronte.
Se i suoi tentennamenti derivano dalla mancanza di garanzie sulla campagna di rafforzamento del Napoli allora francamente ne comprendo l’incertezza. Già di per sé rinforzare una squadra che ha lottato fino a due giornate fa per lo scudetto è impresa ardua. Non si tratta solo di prendere giocatori forti. Bensì giocatori che si innestino in un tessuto già forte. A volte è più facile rifondare che rinforzare una squadra. Perché si evita il rischio del rigetto sempre presente nei trapianti.
Se poi la società esita allora che cosa deve fare un professionista? Restare per andare incontro a un non improbabile esonero in corso d’anno? Quando i risultati non saranno quelli attesi? O andarsene a lavorare in una società altrettanto prestigiosa dove le attese possono più facilmente essere soddisfatte? Dal momento che tale società viene fuori da un torneo largamente deludente.
D’altro canto Mazzarri a nessun titolo può sentirsi tradito dalla società. Che da un lato gli ha offerto la più grande occasione della sua carriera. Dall’altro, con onestà e chiarezza, ha sempre posto in evidenza la propria linea. Un bilancio sano innanzitutto. Niente fughe in avanti. Cedimenti a facile populismo. Punto quest’ultimo sul quale concordo. Anche a me piacerebbe prendere Messi e Cristiano Ronaldo. Come a tutti i tifosi del Napoli. Ma purtroppo non si può. La forza del nuovo corso del Napoli è stata fino ad oggi anche una gestione illuminata delle sue finanze. Da questa strada, ne sono sicuro, De Laurentiis non intende derogare.
Quindi Mazzarri non tradito né traditore. Ma soltanto ad un bivio. Deve stabilire se i programmi della società lo convincono o meno. Se soddisfano le sue legittime ambizioni oppure no. Francamente io spero che resti. Ma se parte…beh…morto il re viva il re.

Guido Trombetti

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