Mi piace parlare dell’uomo di campo che ha saputo conquistarmi. Non finirò mai di ringraziare lo zio Walter per avermi trasferito la sua passione nei confronti della squadra, quando da anni, viveva solo quella innata e sconsolata per i colori… tra l’altro un po’ sbiaditi. L’ho amato per questo. Non mi piace invece parlare dell’uomo dietro le telecamere che col suo comportamento ha lasciato senza parole e con l’amaro in bocca. Diciamocelo, mi ha fatto letteralmente imbestialire. E non posso negare di averlo odiato (l’apice è stato a Lecce, quando alcuni giornalisti incontrati la mattina prima della partita lo davano per sicuro bianconero). Negli ultimi due mesi, mi si erano rinchiusi i pensieri nella testa e non sono riuscito ad esprimerli. La piega che stava prendendo la telenovela allenatore-presidente, concomitante allo scoppio della squadra, alla fine ha un po’ sporcato la bella favoletta. Non mi ha fatto esultare appieno per ciò che invece è stato il valore della stagione, e mi ha pressoché ammutolito sull’argomento. Ma, la lampadina e la parola sono tornate a funzionare quando ieri mi sono immerso nei dialoghi e le domande che questo sito propone e poi, la contentezza del momento, ha fatto il resto. In breve, la gioia che mi ha dato negli ultimi due anni, non è paragonabile al mal di pancia dei “non so che farò” con cui ho avuto a che fare in questi due mesi. Sì, collegandomi ad un discorso che facevano anche altri nei commenti, io ho gioito più ieri sera che la notte del San Paolo dopo il pareggio con l’Inter. Quella sera prendemmo una Champions che era stata costruita durante un anno intero. Ho gioito, certo, finalmente potevo vedere il fiore che era sbocciato, però, il pensiero che quel fiore, di lì a poco, avrebbe potuto appassirsi, non ha permesso di lasciarmi andare come volevo. Quella sera, avevamo conquistato il punto Champions, ma con una serie di dubbi e nubi nere all’orizzonte. Ora no, ora oltre all’Europa, ho una certezza. Abbiamo di nuovo il nostro innaffiatoio migliore, eh.
Non so se potrà ripetersi una stagione del genere, ma sono certo, che su ogni campo ce la giocheremo col coltello tra i denti anche se nella nostra squadra, in qualche gara, ci toccherà schierare Zuniga a sinistra e Inler dietro le punte o Tosel s’inventerà qualche altra diavoleria. E poi, c’è la Champions. La Champions. Mi emoziono solo all’idea. L’intento di tutti sarà quello di migliorarsi, non posso e non riesco a pensarla in modo diverso. Quest’anno, a conti fatti, s’è verificata o no un impresa? E perché mai devo credere che non sarà così anche da Agosto in poi?
Certo, la componente fortuna ha dato una grande mano, è innegabile. Anche Pondrelli a Torino l’ha ammesso, ma penso sempre che la dea bendata bisogna anche sapersela meritare. E se vogliamo dirla tutta, di questa fortuna, ne sentiamo parlare da più di 5 anni, ad ogni fine corso (eccetto l’ultimo anno di Reja). Nella stagione appena conclusa, dicevo, di certo ci è stata amica particolarmente, però io, l’anima di questa squadra che è cresciuta a dismisura, non la venderei nemmeno per i cartellini di Ibra e Cristiano Ronaldo. Quell’anima la fortuna se l’è cercata, oltre i propri limiti, oltre il novantesimo.
Io credo che il ciclo dello zio Walter non sia terminato, anzi. L’alchimia che ha saputo creare nel gruppo è percepibile anche se non si va allo stadio. E ribadisco, per me, sul campo e soprattutto sugli uomini, è il numero uno in Italia.
L’aureola o la corona, di certo non gliela metto, però il suo spirito da battaglia a me, almeno a me, ha fatto arricreare. E’ stata la pedina che è cresciuta più di tutti nel nostro scacchiere. Ora non sarà un re nei modi e non avrà la classe di un alfiere, ma qualche salto l’ha saputo compiere. E il gruppo, alla visione di tutti, ha saltato con lui. Mi piace pensare che sia un mago, ecco. Una squadra che in tutto il campionato non è stata in grado di segnare mai su punizione, che da calcio d’angolo avrà realizzato un paio di reti, che non ha calciatori abili nel tiro da lontano, una squadra che ha solo tre centrocampisti e che ha solo due elementi che hanno la capacità di tirare nello specchio della porta, si classifica al terzo posto,beh, se non è un mago questo…il suo lavoro è sotto gli occhi di tutti e nessuno può contestarlo. La sua magia, fortuna o meno, s’è compiuta.
A San Siro, è vero, facemmo schifo. Così come a Udine, a Roma con la Lazio e in altre (poche)occasioni. Ma l’energia, l’identità di questa squadra è stata, nella maggior parte delle gare, palese. Speriamo che quest’anno il miglioramento ci sia negli scontri diretti. Se riuscissimo ad avere meno remore, magari con qualche giocatore di livello, soprattutto a centrocampo, quell’anima di “coltelli tra i denti” saprà uscire imponente anche nelle partite “importanti”. Magari anche con la dea bendata amica che non decida di voltarci le spalle, è chiaro. Io penso che nonostante i suoi limiti abbia qualcosa in più degli altri. E’un manicale. E dentro lo spogliatoio, secondo me, è un fenomeno. Quest’anno siamo andati oltre ogni aspettativa e personalmente mi sono divertito. E il divertimento è altro credito che si aggiunge alla sua giacchetta. Lo ammetto, spesso mi faccio coinvolgere troppo dall’entusiasmo e dalla passione, e supero il limite della ragione,ma forse proprio per quello è ancora più bello starci dentro. Vincere e divertirmi non mi succedeva dall’epoca degli Dei. E di questo innegabile, almeno per me, miracolo, l’artefice è stato Walter Mazzarri. La sua magia ha coinvolto anche me, lasciandomi ipnotizzare da un Grava che non fa toccare la palla a Ronaldinho, un Pazienza che non butta mai la palla, una doppia rimonta che si vede solo nei film e da un paio di occhiali con montatura azzurra. E per lui, ho infranto anche una delle mie regole che durava da 14 anni: ho comprato una sciarpetta da stadio, quella dello “’o special mister”. A mia memoria, non è mai esistita la sciarpa dell’allenatore, eh.
Sul comportamento fuori l rettangolo di gioco poi, ripeto, l’incazzatura è stata enorme. E in questo, penso che debbano migliorare un po’ tutti. Evitare il pubblico-distruttivo pensiero sarebbe un bel passo avanti. Magari se ci fosse una figura mediatica e di mediazione forte dentro la società, tipo Marino(che in questo ruolo ritengo uno dei migliori), ci riusciremmo. Anche se c’è da dire che avere a che fare con due vulcanici come i nostri protagonisti non sarà certamente facile per nessuno. Poi, se se ne vuole fare a meno, di certo in questo, il mister dovrà ancora imparare molto. Esemplare la lezione meritata che Aurelio gli ha dato, è innegabile. Egli, per ora, le lezioni le ha impartite solamente in campo e mi auguro altri toni in futuro. E mi auguro anche che in questo lungo anno non abbia avuto un consigliere, perché se sì, gli consiglio di licenziarlo…
Dove sta Mazzà? Uh, madonna mia… Sta cà, sta cà, eheh.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca
Ringrazio in particolare Raffaele Sannino che mi ha dato lo spunto per scrivere.