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Napolisti e scrutatori, il voto ai tempi della partita

Vi siete divertiti allo stadio in occasione di Napoli-Inter, vero? Già, il giro di campo, le magliette dedicate all’evento, ‘o surdato nnammurato che suonava in loop, i giocatori ebbri di gioia e gli spalti festanti come nei bei tempi andati. Anche a guardarla in Tv non deve essere andata male: pizza e birra, riti scaramantici di varia natura, e poi la soddisfazione di vedere in Full-Hd il presidente atteggiarsi a don Vito Corleone sul prato verde del san Paolo. Che poi, non lo dimentichiamo, quella domenica fu un giorno importante per la città di Napoli pure da un punto di vista extra-calcistico. Si votava. Dopo dieci anni finisce l’era Iervolino e si guarda a futuro. Già, votare: si fa un salto rapido al seggio, che tanto è vicino casa, si aspetta un paio di minuti in fila alla sezione, rapido passaggio in cabina, schede nelle urne e il gioco è fatto. Senza mai, dico mai guardare quei poveri cristi che al seggio ci lavorano. Perché la gente ignora quali sacrifici personali ci siano dietro un turno elettorale, per di più in una domenica di campionato, specialmente se è quella del ritorno del Napoli in Champion’s dopo vent’anni, ancor di più se il presidente di seggio è patuto del Ciuccio e Napolista convinto. Ci sarebbero tante cose da raccontare sulla vita all’interno di un seggio elettorale: dell’antistoricità del metodo di voto, della puzza di inchiostro e di carta stampata che dà alla testa come la benzina di Jovanotti, dei componenti chiusi tre giorni nella stessa stanza e dei rappresentanti di lista fastidiosi come le cavallette dell’Antico Testamento. Ma c’è un dato, umano e personale, che va oltre il sentimento di fedeltà alla Repubblica o il miraggio del (magro) compenso che pur arriva, da non dimenticare: chi sceglie di lavorare al seggio, come scrutatore, presidente o segretario, contestualmente decide di rinunciare alla giornata di campionato. E se è tifoso del Napoli, ha una sfiga pazzesca, perché per uno scherzo del destino quando si vota nel capoluogo campano (con il campionato in atto, of course) il Napoli il più delle volte gioca in casa. Qualche esempio oltre quello di domenica scorsa? 28 marzo 2010, Napoli – Catania, si votano le Regionali; 13 aprile 2008, Napoli – Atalanta, ci sono le Politiche; Referendum abrogativi del giugno 2005 (quelli sulla bioetica, per intenderci) gioca Napoli – Avellino, finale di andata dei play-off di serie C1. L’ultimo capitolo, domenica 15 maggio. Abbonato al san Paolo dall’età di 8 anni, sempre presente al di là della categoria, mi sono perso la festicciola per la Champion’s. Come me tanti altri, che però con il loro gesto hanno permesso che si svolgessero le operazioni di voto e di scrutinio nelle 886 sezioni del comune di Napoli. Non dico chiamateci eroi, ma per lo meno quando andrete a votare al ballottaggio, siate comprensivi con chi troverete ad attendervi.
di Roberto Procaccini

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