Posso dirlo? Al sottoscritto non sono simpatici né De Laurentiis né Mazzarri. Il primo perché appare come un presuntuoso con le verità in tasca, un “nuovista” che è distante anni luce dall’essere un vero innovatore. Dell’altro non sopporto invece i continui piagnistei, le scenate, la presunzione: si parla di lui come il Mourinho nostrano ed invece ha una maniera di gestire la comunicazione che non è assimilabile neppure all’ 1% allo special one, anzi, sembra più Mou che ultimamente stia ricalcando Walter che non viceversa.. Eppure sia il Presidente che il Mister sono stimabili per i risultati straordinari che stanno conseguendo. Tra due settimane in varie città italiane si terranno le elezioni per le comunali, per quella data probabilmente assisteremo anche ad un altro ballottaggio: il partito di De Laurentiis contro quello di Mazzarri. Per l’opinione pubblica, non ci sono sondaggi che tengano, vincerà certamente il Presidente perché la maglia resta e gli uomini passano. Due eccezionali presuntuosi che per quasi due anni sono andati d’amore e d’accordo, non accade molto spesso. Tanti possono essere i motivi che porterebbero Mazzarri a scegliere la Juve anziché il Napoli. Quello più preoccupante può essere che forse DeLa non ha voglia di operare grandi investimenti in vista della quasi certa partecipazione alla Champions League. Si vuole continuare con la politica dei piccoli passi? Tenere ancora per sé i diritti d’immagine dei calciatori? Conservare l’austerità con il monte ingaggi? Sarà soltanto il tempo ad illuminarci su quali saranno i piani societari. Eh si, perché ora siamo davvero alla resa dei conti. Non conteranno più le chiacchiere sulle fantomatiche “Super League” europee, gli stadi virtuali, i progetti 5+5 meno 3 col resto di 2.. Ora siamo alla prova del nove (per restare ancorati ai numeri). Il primo metro di giudizio sarà verificare se ci saranno cessioni eccellenti (Cavani – Lavezzi – Hamsik). L’altro termine di valutazione sarà poi su quali calciatori saranno acquistati. In un mercato, quello di Gennaio, già fallimentare: Ruiz è bravo ma è lentissimo (soprattutto in una difesa a 3), Federico Fernandez (come già pronosticai) nell’Estudiantes ne sta combinando più di un elefante in una cristalleria e Mascara (3 anni di contratto) può mai essere un rinforzo prospettico per una squadra che ambisce ad inserirsi tra le big europee? Serviranno tre nomi “monster”, uno per reparto, giocatori che hanno acquisito un certo minutaggio in ambito continentale. Altrimenti si farà come Troisi in “Ricomincio da Tre”: «‘o miracolo ca ce cresce ‘a mano».. non sarà possibile tenere certi ritmi senza una struttura ben formata, rischieremmo di fare la fine della Lazio (non credo della Samp) che un anno va in Champions e l’anno seguente non regge nessuna delle due competizioni.
A breve saremo quindi alla resa. Chi vuol restare che ben venga (come l’illuminante striscione in curva di Sabato sera). Ma che nessuno resti con i mal di pancia (ricordate quelli di Ibra all’Inter?): o si è totalmente convinti oppure le strade è meglio scinderle dal principio.
Si chiude a Torino, contro la Juve. Il buon Walter glielo porteremo probabilmente a domicilio, come accadde per Mou a Madrid. Nessun rimpianto, nessuna recriminazione. Ognuno farà le proprie scelte secondo coscienza. Al Presidente non possiamo che ricordare che se Mazzarri non è uno stupido noi non siamo fessi. Almeno non più. Troppe ne abbiamo viste per non saper giudicare lucidamente attraverso i fatti e non le parole. Intanto DeLa tace. Al più presto ci faccia sapere che progetti ha in mente. Noi resteremo ad ascoltarlo. Nel cuore c’è la gratitudine per quello che ha fatto sino adesso ma gli saremmo ancora più grati se ci parlerà con chiarezza e senza demagogie sterili. Ai veri tifosi che per anni ne hanno viste di tutti i colori starà bene qualsiasi politica purché annunciata in anticipo e senza infingimenti di sorta. Di “tozzabancone” sono piene le nostre tasche, negli anni ce li hanno mandati a comprare Ferlaino, Gallo, Moxedano, Corbelli, Naldi, Gaucci. Per altri “piazzisti” non c’è più spazio.
di Valentino Di Giacomo