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I luoghi comuni su Napoli ne siamo vittime o ci piacciono?

Ai tempi suoi c’era il buon Massimo a cercare di sfatarli tutti. Sono i luoghi comuni. Ne facciamo tutti un uso abnorme, spesso senza neppure accorgercene. Il Napoli che batte il Milan poche ore prima della liquefazione del Santo patrono è uno dei luoghi comuni più abusati. Un topos che ricorre su giornali e Tv a profusione in queste ore. A Napoli poi non cerchiamo neppure più di esorcizzarli, ma anzi, ci sforziamo a convincere gli altri con tutte le nostre forze che siamo irrimediabilmente gente di tarantella, pizza, sfogliatella ecc. ecc.
È un male? Non lo so. Ognuno ha i suoi punti di vista.
Noi napoletani siamo anche tanto altro. Sappiamo essere come tutti gli altri ma in maniera speciale. Si, siamo come quelli di Treviso o di Canicattì che si svegliano alle 7 per andare a lavoro, siamo quelli che fanno la raccolta differenziata (se le amministrazioni ce lo consentono), siamo quelli che la cintura la portano (non tanto per la multa o per sicurezza.. ma perché poi c’è il “cazzariello” in macchina che suona all’infinito). Però, contemporaneamente, siamo tanto altro. Non siamo solo “l’altro”.. ma lasciamo pensare ai forestieri che siamo personaggi fissi e monocorde.
Molti, in settimana, hanno voluto stigmatizzare la battutina di Lavezzi sul “non-amore” per il lavoro dei napoletani. A me la battuta è piaciuta. Anche perché mi piace pensare che al nord ci sia gente che davvero creda che qui al sud non facciamo niente e stiamo al sole da mattino fino a sera. È idiota come credenza.. ma  vuoi mettere la soddisfazione del lasciarlo credere sul serio?
Fu così lo scorso anno in trasferta a Milano. Degli interisti iniziarono a chiamarci terroni (dietro cordoni di polizia e grate di ferro). Io, senza scompormi, risposi: «andate presto a letto che domattina dovete alzarvi presto per andare a lavoro – aggiungendo – sennò poi le tasse per toglierci la monnezza chi le paga?». Effettivamente si zittirono. È una sorta di “cazzimma”, termine di cui non spiegheremo il significato, per dirla con Siani…
Insomma lasciamo pur pensare che qui a Napoli balliamo la tarantella dopo una vittoria del Napoli, oppure che davvero crediamo che San Gennaro abbia anticipato il miracolo di qualche ora. Non costa nulla. Non merita troppe spiegazioni chi è talmente idiota e mentalmente chiuso nel pensare che un napoletano è solo uno stereotipo itinerante. Lasciamo credere. Così pure Mazzarri lasci credere che ieri era arrabbiato per la prestazione. Meglio così.
Gente abballate, zumpettiate, cantate! Il Napoli ha vinto e San Gennaro ha sciolto il sangue. La vita nostra per oggi si orienta tra questi due fenomeni. Nulla più.
E tanti auguri a Umberto Bossi nato nel giorno di San Gennaro.. guarda la “cumbinazione”.. Eh si.. certe volte il luogo comune serve a spiegare davvero poche cose..
Tattarà Tattarà Tatta Tatta Tarà Taràrà… (sto ballando.. con gli spaghetti in tasca.. chiaramente..)
di Valentino Di Giacomo

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