Giancarlo Siani lo uccisero che stavo a scuola. Terza superiore, credo, se non ricordo male. Mi colpì, tanto, la sua morte, il suo assassinio. Il giornalismo, ovviamente, l’ho respirato sin dalla culla. Ma non so perché mi colpì a quel modo. Ricordo che l’indomani mattina, fuori scuola, si dibatteva se entrare o meno: c’era un corteo, una manifestazione. Ovviamente ogni scusa è buona, ma io quella mattina dissi: non entro, ma non vengo a giocare in Villa comunale, vado al corteo. La mia amica Alessandra me lo ricorda sempre.E fa specie leggere che il sindaco di Torre Annunziata Giosuè Starita – partito Pd, arrivato centrodestra – scriva alla Rai per chiedere di non trasmettere Fortapacs, il film di Marco Risi su Siani, il giovane cronista del Mattino ucciso dalla camorra. La Rai non dovrebbe trasmetterlo perché, a detta del primo cittadino, infangherebbe e renderebbe nulli tutti gli sforzi compiuti dall’amministrazione contro la criminalità organizzata. Che dire, si commenta da sé.
Una cosa la vorrei dire. Da quel film abbiamo tratto la frase che campeggia in alto a destra sul Napolista. Certo, in origine il sito voleva essere qualcosa di diverso. E’ tristemente diventato un luogo dove si dibatte esclusivamente di pallone, talvolta in modo becero e insopportabile. Colpa mia, senza dubbio. Però è bello ogni tanto ricordarsi anche delle motivazioni che hanno condotto alla nascita di qualcosa, sia pure solo un sito dedicato al calcio.
Massimiliano Gallo
Parliamo solo di calcio, anzi del Napoli, ma Siani c’è
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