Mi piace pensare che tutto ciò che si è potuto ammirare al Manuzzi sia solo un piccolo antipasto rispetto a ciò che invece questa squadra ci farà godere. Abbiamo parlato tanto di Inler, padrone assoluto del centrocampo, specie nella ripresa; della prova superlativa del goleador Campagnaro sia sul lato destro a lui più congeniale che su quello sinistro; di un attacco che in qualsiasi momento può sbloccare la partita e di una mentalità e di una convinzione che immediatamente si sono percepite. Il risultato è stato la logica conseguenza di ciò che è accaduto in campo, del resto.
Però, passata l’astinenza d’azzurro e l’euforia per i primi tre punti conquistati su un campo ostico, vorrei soffermarmi su quelli che sono i miei timori, in vista dei prossimi difficilissimi impegni. La qualità in mediana è senza dubbio l’aspetto più importante di questo nuovo Napoli, al pari di una panchina che l’anno scorso latitava ma, secondo il mio punto di vista, il centrocampo non aiuta adeguatamente i nostri non velocissimi difensori. Lo zio Walter chiede un pressing alto ed asfissiante soprattutto da parte di Dzemaili, ma questo, una volta rotta la linea, ha creato non pochi problemi a Cannavaro e Co. che spesso hanno dovuto affrontare Mutu ed Eder faccia a faccia in velocità. In più di una occasione infatti, ci siamo ritrovati con una distanza abissale tra le due linee e non a caso il gol di Guana è nato proprio da una infilata centrale, dopo che Dzemaili è stato saltato nella tre quarti romagnola. Con un centrocampo così fisico e tecnico, si è perso un po’ in dinamismo e velocità.
E se la scorsa stagione i nostri macchinosi difensori, non impeccabili quando c’era da trattare con attaccanti sguscianti e molto mobili, erano supportati da una copertura costante, quest’anno, dopo aver ceduto anche Santacroce (che non ho mai amato), ci ritroviamo con lo stesso problema e con un centrocampo meno predisposto alla copertura. Grandi, forti, strepitosi quando si è in possesso palla, lento e spesso squilibrato quando invece c’è da rincorrere l’avversario che è scappato via. Mi auguro per questo che Gargano torni presto a dare manforte al nostro pacchetto di centrocampo ancora in rodaggio. Non a caso l’uomo in più ha coinciso con la salita in cattedra di Inler che, con più tempo e spazio a disposizione, ha potuto mostrare le sue enormi qualità, non solo nella verticalizzazione, spesso di prima, ma soprattutto nella fase che a noi è sempre mancata: l’ordine. Spero che i meccanismi e gli automatismi si perfezionino quanto prima e che si possano ammirare le stesse trame di gioco anche in parità numerica, quando c’è anche da difendere. L’equilibrio della squadra dipende molto dai due svizzeri e se si troveranno i giusti rimedi, ne beneficerà sicuramente la difesa che lo stesso trio d’attacco.
Altro nota non del tutto positiva, ma che per niente mi preoccupa, è la condizione di Cavani. A Cesena non ha inciso quasi mai. Spesso ha vagato e in area di rigore non s’è fatto vedere né sentire. Ma, in questo caso, sono sicuro che la forza mentale di questo essere paranormale, quando si combinerà con quella fisica, ci riporterà di nuovo a urlare di meraviglia. Già mercoledì me lo immagino in una sforbiciata stile Camp Nou sotto la nostra curva. Se non gliel’annullano stavolta, mi arrestano. Infine Pandev. Lo reputo un ottimo acquisto e di certo non lo si può giudicare per un rigore fallito o per un gol mangiato. Però, a mia memoria, non ricordo nemmeno Pellegrini III sbagliare una rete così. Avrà conservato la perla per domenica prossima? C’è da migliorare poi anche sui calci d’angolo avversari.
Di contro, siamo appena alla prima giornata ed abbiamo meritatamente vinto. La maggior parte delle squadre che ho potuto vedere in tv, a parte un paio che hanno ben giocato, sono nettamente dietro e con problemi ben più profondi del nostro ciuccio. Per cui, fiducia piena a tutti. La strada è quella giusta. Sono certo che quest’anno staremo lassù sino alla fine e ci toglieremo tante soddisfazioni. A partire da Manchester… Adesso si vola sul serio.
Forza Napoli Sempre. La 10 non si tocca.
Gianluigi Trapani