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Cavani, non farci fare il collo lungo

Sono arrivato a Napoli come al solito in treno, portandomi dietro la notizia dei due accoltellamenti e mi sono ritrovato in metropolitana a scherzare coi tifosi del Bayern e quelli del Napoli in uno di quei siparietti che ti fanno capire perché continui a fare follie per ventidue tizi in mutande che corrono appresso a un pallone.
E questa è la prima considerazione. La seconda è legata a noi tifosi. A quelli che ieri sera c’erano. Alcuni erano abituali, altri no. I cosiddetti occasionali. Li avresti riconosciuti dai volti, ovviamente. Ma, soprattutto, li ho riconosciuti grazie a Edinson Cavani, il nostro centravanti. Desaparecido, potremmo dire, se non conoscessimo la triste origine di quel termine. Comunque sia, il nostro Edinson, il grande capo di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, è scomparso. Lo abbiamo lasciato per terra nel match contro il Villarreal e lo abbiamo ritrovato in piedi ieri sera, ma quasi incapace a coordinare gli arti. In mezzo, il forfait nella magica notte di San Siro, il volo transoceanico per onorare l’impegno con la Nazionale e il furto a casa.
Sia come sia, Cavani non c’era. Però, ovviamente, guai a chi ce lo tocca. E quando Edinson si fa beccare ancora una volta controtempo, qualcuno borbotta e qualcun altro addirittura dice: “ma caccialo”. È a quel punto che la testa si gira e un’occhiataccia lo fulmina. Come a dire, questi commenti – se proprio vuoi – li fai sul divano a casa tua. Qui te li risparmi. Perché se sei venuto a sentire la musichetta lo devi a quel capellone lì. Quindi stai al posto tuo. Eppure in cuor mio, in cuor nostro, mi chiedevo dove fosse finito il nostro Edinson. L’ho visto girare a vuoto, non cercarsi praticamente mai con Lavezzi (non voglio alimentare polemiche, ma la cosa mi preoccupa) e poi quasi sfiduciato.
Ecco, un pareggio 1-1 con i tedeschi senza Cavani è grasso che cola. Ma senza di lui, questo Napoli non può fare veramente male. Soprattutto a certi livelli. Ci serve. Ci serve come il pane. Noi ti aspetteremo, Edinson, però tu vedi di non farci fare il collo lungo, come dicevano le nonne traducendo magnificamente l’immagine di una persona alla finestra col collo proteso. Nell’attesa vanoniana di vederti a un tratto spuntare in lontananza.
Massimiliano Gallo

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