Il Napoli fa un passo indietro, ma si allontana poco dalla vetta (-2) perché Juventus e Udinese non scappano. Avevano illuso le vittorie su Milan e Inter “malate”? Le due squadre milanesi “facendo” la partita si erano offerte alle ripartenze azzurre patendole più del dovuto. Battute nettamente, anche l’Inter che ha fatto “girare” la sua sconfitta attorno agli errori dell’arbitro. Complessivamente, l’Inter ancora in crisi e il Milan lento di Fuorigrotta sono stati complessivamente inferiori al Napoli.
Passando alle squadre medio-piccole il Napoli è andato in difficoltà. Con Chievo, Fiorentina e Parma perduti 8 punti su 9 (5 in casa). Viene ripetuto che il Napoli non ha alternative di gioco quando l’avversario si chiude, gli blocca le corsie e gli intasa gli spazi. E’ vero. Il gioco del Napoli, spesso monotematico, è conosciuto. Se l’avversario azzecca le contromosse (già successo l’anno scorso), la squadra azzurra viene disarmata.
La calma, la sicurezza, l’ordine e la disposizione in campo contro l‘Inter avevano fatto sperare che il Napoli avesse ormai il “passo” della grande sapendo attendere e colpire al momento giusto. Contro il Parma è tornato il vecchio Napoli generoso ma confuso, sbilanciato e infilato in contropiede.
Una squadra è grande quando intuisce la giornata storta e si regola di conseguenza. Cioè fa possesso-palla per togliere ogni iniziativa all’avversario, la fa girare tentando di stanarlo e, soprattutto, non si scopre. Questo è mancato al Napoli contro il Parma. Aggiungendoci gli errori individuali, il tutti all’attacco, un pizzico di eventi contrari (il rigore su Lavezzi, il palo di Cavani), la gara in tono minore dei tre tenori ed ecco spiegato il tonfo.
Contro un avversario chiuso (4-4-1-1 che diventava spesso 5-4-1) il Napoli ha commesso errori imperdonabili. Non tanto i lanci lunghi che riportavano la palla nella metà campo azzurra, ma quei dribbling a centrocampo e a difesa alta che, perduta la palla per il pressing dei parmensi, facevano scattare il contropiede degli emiliani.
Poi, errori individuali a josa. Le serpentine orizzontali di Lavezzi non portano a nulla. Se il Pocho le prova due, tre volte, e non gli riescono, dovrebbe rinunciarci perché, chiuso e rubandogli il pallone, l’avversario ribalta il gioco nell’area napoletana. Inler, troppo macchinoso, rallenta la manovra. Raramente smista la palla di prima. Avendo un buon tiro dalla distanza, contro il Parma l’ha provato in ritardo sulla battuta decisiva e con conclusioni centrali e deboli. Inler ha giocato molto nella metà campo emiliana. Col vento del contropiede avversario che spirava forte, avrebbe dovuto arretrare lasciando che avanzasse Campagnaro e Gargano si dannasse a correre in avanti rientrando sfiancato a pressare e difendere.
Con Hamsik fuori partita, una delle sue serate di luna storta, il centrocampo azzurro è saltato. Non è esistito come reparto, non ha osservato le distanze giuste, ha protetto poco la difesa e non ha creato nulla. Intanto, sulle corsie, Biabiany da un lato e Modesto dall’altro frenavano Dossena e Maggio ripartendo all’attacco (il gioco azzurro “copiato”). Il Napoli è stato scombussolato da un Parma attento, compatto, veloce nei contrattacchi e con qualche utile furbata tattica come Giovinco prima punta e Floccari (grande partita, grande forza fisica) dietro a infoltire il centrocampo e a disturbare, svariando di qua e di là, l’assetto difensivo del Napoli staccandosi sempre dalla marcatura degli azzurri e partendo in verticale.
L’ha azzeccata Colomba. Non ha potuto far nulla Mazzarri perché puoi variare la strategia di gioco come vuoi, ma se i protagonisti maggiori sono in ombra o patiscono l’avversario che pressa e non dà spazio non c’è niente da fare. Il primo gol è venuto da una magia di Floccari (colpo di tacco smarcante), il secondo dalla fascia poco protetta: in libertà Giovinco sul cross. Dov’erano gli esterni azzurri in ripiegamento? Saltate le marcature sugli inserimenti di Gobbi, un difensore, e su Modesto, centrocampista esterno, proiettati in gol. Difesa azzurra senza filtro e piazzamento inadeguato.
Il Napoli non era proprio in serata. Difficilmente agli azzurri riusciva di saltare l’uomo (Lavezzi e Hamsik in primis, ma anche Maggio e Cavani). Difficilmente si facevano spazio nell’area intasata del Parma. Poca reattività e l’azione sfumava. Per tutto il primo tempo neanche un vero tiro in porta. Nella ripresa, un paio di buone occasioni, poi qualche situazione più confusa che pericolosa. E’ evidente che Mazzarri deve escogitare qualcosa per uscire dalle trappole degli avversari che si chiudono a riccio, ma la “rosa” dei rincalzi non gli consente varianti tattiche incisive. Non ha un attaccante di peso, non ha un centrocampista che sappia variare il gioco e non ha validi incontristi se si esclude Gargano che, quando gioca disordinato, si autoelimina.
Ora bisogna evitare di passare dallo scudetto alle stalle, mentre preoccupa la partita di martedì col Bayern. Pronostico poco favorevole dopo la caduta col Parma. Il Bayern ha ripreso il campionato a pieno ritmo, è una macchina da guerra, segna a ripetizione (senza Robben ma con un Ribery devastante a sinistra, più Gomez pirata del gol). Il portiere Neuer non prende gol da 1108 minuti. Ma è proprio quando tutto sembra perduto che il Napoli fa la sorpresa. Sperarci più che crederci è d’obbligo.
Mimmo Carratelli