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Il freddo che blocca la testa, le gambe, e capisci che la giornata è storta

Credo di non aver mai scritto “il giorno dopo“,da quando scrivo quassù o, se l’ho fatto, non riesco proprio a ricordarlo. È che ho voluto fare una prova. Verificare se stamattina, al risveglio, avrei avvertito ancora quel freddo addosso. Chi era allo stadio con me, ieri sera, sa bene di cosa parlo.Un freddo pungente fin dalle prime ore del mattino, che ha costretto la gente a mettere i guanti per guidare il motorino, e ad indossare giacche pesanti sopra vestiti sopravvissuti all’estate passata. Ringrazio la mia buona stella per avermi fatto tirar giù dal guardaroba quel piumino leggero, prima di uscire, e aver preso il cappello azzurro per ripararmi la fronte sui capelli appena lavati per superstizione, come ogni volta che vado allo stadio. Eppure un freddo così credo di non averlo mai sentito, allo stadio (non ero però presente alla partita di Europa League contro lo Steaua, l’anno scorso, sarà per questo). Sarebbe bello soffermarsi sulla descrizione di quel freddo che ti penetra nelle ossa e ti tiene sveglio il cervello quando vorresti solo sentire una vampata di calore. E invece tremi, tremi tanto che ti tremano le gambe e non riesci a fermarle, soprattutto sull’uno pari, quando mancano poco più di cinque minuti alla fine della partita e pensi ancora che si possa fare e che l’unica cosa che vorresti sarebbe tornare a casa, la tua, metterti sotto un plaid di lana e restare sepolta lì. E invece no. Ci sono giorni dritti e giornate che, invece, più storte proprio non possono essere, in cui senti che c’è qualcosa fuori posto, un intruso, come quel tipo in Tribuna Posillipo che sfoggiava una mano finta, e per di più inanellata, abbracciata tra le sue mani vere (giuro, ho la foto!) e tu vorresti solo avvicinarti e chiedergli la storia di quella mano finta perché che diavolo ci fa uno con una mano finta ad una partita del Napoli resterà per sempre un mistero. Lo stesso freddo l’ho sentito tutta la notte, che pure ho dormito come un sasso fino alle 4 e poi di nuovo fino alle prime luci dell’alba. E ancora me lo sento addosso, oggi che ho deciso di fare il cambio stagione perché un freddo così no, si deve combattere, lo devi sconfiggere con panni pesanti come una corazza. È il freddo che ti paralizza di fronte alle critiche esagerate, eppure giustissime, rivolte ad un centrocampo che proprio non si poteva guardare e ad un cambio che doveva avvenire molto prima, perché Cavani non era illuminato come al solito. Difficile pure stabilire chi sia stato il migliore in campo. Forse Lavezzi, sì, forse lui. E sono stata contenta per il gol di Mascara, il Ratatouille che ci ha fatti sperare per un attimo. Tutti tranne me. Lo sapevo dal mattino che sarebbe andata così. E non ero l’unica, ne sono certa. E so pure che martedì giocheremo una gran partita. Io non voglio vincere contro il Bayern per continuare la Champions. Ricordo bene che Mazzarri (il mio allenatore, sempre) ha detto che per giocare la Champions avremmo perso 11 punti rispetto all’anno scorso, in campionato, me lo sono tatuato sulla pelle. Voglio vincere martedì per metterlo a quel servizio a tutti quelli che oggi dicono che abbiamo una squadra che fa schifo. Sì, è vero, dei professionisti dovrebbero giocare sempre al meglio, fare tutto quanto è in loro potere fare, come tutti noi nella vita di ogni giorno. Ma c’è davvero qualcuno, qui dentro, che può alzare la mano, passarsela sulla coscienza, e dire di provarci a tutti i costi ogni giorno? No, non c’è. Perché giornate storte capitano a chiunque. E che le “piccole” vengano qui chiuse a catenaccio lo si sa dalla notte dei tempi. E per fortuna a noi è capitata di sabato, una giornata così, ché oggi abbiamo ancora un sacco di partite da guardare, fino al derby romano di stasera. Roma. Persino Roma, ieri, ci ha messo freddo addosso, e persino quel freddo era prevedibile esplodesse in un incendio così. Si va alla deriva senza fermarsi un attimo a riflettere, a farsi domande e a provare a rispondersi con sincerità. Ecco, meno male che oggi è domenica. Ci resta il calcio, e la possibilità legata a questo meraviglioso sport. Poi martedì arriva in un attimo. In men che non si dica. Basta restare ancorati mani piedi e cervello ad un posto così. Insomma, ieri ho preferito andarmene a dormire senza dire una parola: “era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce e andandomene a letto”. Lo dice John Fante. Ed è l’unica cosa da fare in serate così. Per fortuna è di nuovo mattina. Esistono altre possibilità. E Forza Napoli. Sempre.
Ilaria Puglia

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