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Il Napoli a una svolta (pericolosa) della stagione

Battuto a Catania, il Napoli paga pegno per la terza volta alla vigilia di un match di Champions. Pari in casa con la Fiorentina (0-0) prima di Napoli-Villarreal. Sconfitta interna col Parma (1-2) alla vigilia di Napoli-Bayern. Ed ora l’1-2 di Catania quattro giorni prima del match all’Allianz Arena con i bavaresi.
Una sola volta, a inizio stagione, il Napoli fece centro in campionato (3-1 a Cesena) in vista di una gara Champions, a Manchester.

A Cesena giocarono tutti i titolarissimi ad eccezione di Hamsik che entrò nell’ultima mezz’ora col Napoli sull’uno a uno (risolsero Campagnaro e lo stesso Hamsik).

Contro la Fiorentina, un solo innesto (Fideleff per 53 minuti) e i tre tenori al completo (Maggio unico assente).

Contro il Parma, formazione azzurra al completo.

A Catania, incisivo turn-over con Fernandez e Fideleff in difesa, Santana impiegato a fare il mediano, Mascara per Hamsik salvo poi l’impiego di Dzemaili (dal 49’), Maggio (59’), Hamsik (67’).

Tranne che nella sciagurata rimescolanza col Chievo a Verona (dopo City-Napoli e Napoli-Milan che prosciugarono le energie azzurre), non c’è stato turn-over prima di giocare in Champions, tranne che a Catania. E, dopo le prime due gare europee, il Napoli battè il Milan e vinse a Milano con l’Inter.

Il Napoli non è attrezzato per reggere il doppio impegno. Soffre e perde il passo in campionato. Il Bayern, che pure ha una panchina con i fiocchi (Olic, Petersen, Rafinha, Pranjic, Luiz Gustavo), non fa turn-over nella Bundesliga perché gli avversari di media classifica sono autentici “materassi” e non richiedono forti energie per domarli. Il Napoli, invece, deve dosare le forze perché i due impegni di campionato e coppa sono parimenti difficili, e il campionato è più difficile di quello tedesco.

Il limite più evidente della squadra azzurra è la modestia della panchina che non offre valide alternative. Complessivamente, il Napoli non è stato costruito per giocare ad alto livello su due fronti. Per giunta, quest’anno, la “rosa” è stata decimata dagli infortuni.

Ben comportandosi in Champions (tre gare senza sconfitte, ma due in casa), il Napoli si è fatto attrarre dalle luci della ribalta europea e forse sta sacrificando qualcosa in campionato. Il ragionamento è semplice. Nel torneo nazionale, i recuperi sono sempre possibili lungo il percorso delle 38 partite. In Champions, un passo falso può eliminarti. Quindi, “più testa” alla Champions.

Sarà per la gloria, sarà per la “suggestione” degli incassi europei, il Napoli ha dichiarato ufficialmente di dare priorità all’Europa. Per arrivare dove? Gli ottavi, arrivandoci, si annunciano già uno sbarramento alto. I quarti darebbero grande immagine, ma dovrebbero porre fine all’avventura azzurra.

Il campionato, quest’anno, offre solo due posti per la qualificazione diretta alla Champions. Il terzo posto dà diritto ai preliminari. Il Napoli, già tre sconfitte nelle prime nove partite, rischia di restare fuori. Perché le squadre di maggiore peso che erano in ritardo stanno rimontando. La Juventus corre, il Milan è tornato protagonista. Se conquistano i primi due posti, ci sarà battaglia solo per il terzo. E la concorrenza per la terza piazza si annuncia serrata. Sono in piena corsa Lazio e Udinese. Il Palermo e la Roma possono risalire. Il Napoli, a maggio, potrebbe esserne tagliato fuori.

Dopo nove turni, gli azzurri hanno un punto in meno dell’anno scorso. Segnano di meno (mancano i gol di Cavani: sei l’anno scorso “spalmati” in nove partite, quattro quest’anno in due sole gare). Però incassano meno. L’anno scorso filavano in trasferta come un treno (3 vittorie, 2 pareggi, nessuna sconfitta) raccogliendo 11 punti. Il Napoli ha fatto 7 punti in casa e 7 fuori (Udinese e Palermo hanno il migliore bottino interno, 12 punti. La Lazio ha il migliore bottino esterno, 13 punti).

Il rendimento minore dei tre tenori non ha assicurato, come nella passata stagione, incisività e concretezza alle cosiddette ripartenze. L’anno scorso il Napoli colpiva inesorabilmente, quest’anno fa fatica. Lavezzi si è ripreso nelle ultime gare, Hamsik è in ombra, Cavani ha appena segnato un gol dopo un mese di digiuno. La difesa, invece, se l’è cavata bene per la tenuta dei tre trentenni davanti a un decisivo De Sanctis.

Se i tre tenori, e quindi la fase offensiva, stanno rendendo meno, il centrocampo non ha fatto l’atteso salto di qualità. Sta deludendo Inler che è la pallida copia del calciatore che svettava nell’Udinese dove, forse, giocava con compagni di reparto più attrezzati. Inler può diventare un “caso”. E’ l’acquisto più costoso (15 milioni di euro), è il giocatore di maggiore talento giunto quest’anno. Dunque, è inamovibile. Se continua a deludere, il Napoli ha fatto un clamoroso “buco” e avrà grossi problemi a centrocampo.

A Catania, prima del Bayern, Mazzarri ha rischiato un marcato turn-over (Fernandez e Fideleff terzini). Mascara (per Hamsik) ha avuto un eccellente approccio alla gara. Ma il tecnico ha fallito con Santana nel ruolo di centrocampista (Dzemaili in panchina per un tempo). Santana ha sofferto il ruolo non congeniale e la superiorità di Ricchiuti che lo ha sempre saltato e costretto ai due falli dell’espulsione. Il centrocampo del Napoli si è “svuotato” perché, oltre a Santana che non reggeva il compito affidatogli, c’era Mascara a uomo su Lodi che perciò si sottraeva al dinamismo del centrocampo (dove il tanto criticato Gargano dà un contributo che gli altri non danno). Inler è rimasto solo nella “tempesta” della veemente offensiva del Catania teso a recuperare il fulmineo gol di Cavani.

La maggiore convinzione degli etnei era lampante. Avevano già battuto l’Inter recuperando un gol. Forse la rete del Matador ha illuso il Napoli, sicuro di poter colpire in qualche altra occasione. Ma la squadra era saltata a centrocampo e a sostenere l’attacco c’era il solo Lavezzi il cui individualismo, talvolta esasperato, risultava però l’unica arma per assalire la difesa catanese.

Il Pocho aveva le uniche occasioni per far centro e la più favorevole gliela annullava Bellusci salvando davanti alla porta sguarnita di Andujar.

Catania non era una trasferta che consentisse molto ottimismo. Campo imbattuto e persino tabù per il Napoli che non ci ha mai vinto. E, poi, lo stato di gran salute della formazione di Montella in serie positiva da cinque giornate, appena reduce del pari imposto alla Lazio a Roma dopo l’1-1 con la Juve e il 2-1 all’Inter in casa.

Sarebbe stato meglio rinunciare all’”esperimento” Santana e sostenere Inler con Dzemaili. Il Napoli non è riuscito a rimediare nell’ultimo quarto d’ora quando si è generosamente prodigato in avanti per il pari (fallite un paio di occasioni).

Ora la trasferta di Monaco di Baviera (mercoledì 2) ha l’aria di decidere l’annata azzurra. Una sconfitta (ce ne sono le premesse) esporrebbe il Napoli alla possibile rimonta del Manchester City nel “girone della morte”.

Il City è stato travolgente negli ultimi sei impegni ufficiali (altrettante vittorie, 24 gol segnati, 6 subiti). Potrebbe però essere decisivo lo scontro diretto con la squadra di Mancini il 22 novembre al San Paolo. Dopo Napoli-Juventus e Napoli-Lazio!!!

Gli azzurri sono ad una vera e propria svolta (pericolosa) della stagione.

Mimmo Carratelli

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