L’ho già detto, ma lo ripeto. Il giorno in cui il tifoso del Napoli smetterà di pensare che la partita con la Juventus sia il dentro o fuori della nostra stagione sarà una data da cerchiare in rosso sul calendario, scendere in strada a sparare i botti e stampare una fanzine dal titolo: “Oggi a Napoli è finito il provincialismo”.
Mi perdonerà il mitico Spadetta, ma il suo provocatorio articolo è tecnicamente irricevibile. Uno scritto che definirei reazionario (l’ho avvisato via mail, eh!) che pretende di sancire l’impossibilità di varcare le colonne d’Ercole. Ma dico: si può pensare di andare a giocare a Monaco, contro il mitico Bayern, nell’Europa che conta, con le riserve perché poi la domenica arriva da noi quella squadra che ancora tanto odio suscita? Cioè, abbiamo impiegato anni per tornare a girare l’Europa, e lo stiamo facendo persino a testa alta, e ora la snobbiamo per nostre piccole beghe da provinciali senza speranza di riscatto?
Ma chissenefrega della Juventus. Ragazzi, il mondo è cambiato, e anche l’Italia. Sì, quando vedo quelle maglie accade qualcosa di strano, lo ammetto, il sangue va alla testa. Ma non siamo più negli anni del boom, non siamo più a Mirafiori motore pulsante del Paese con gli emigranti a fare da stantuffi, non siamo più alla frase dell’Avvocato (“quel che va bene alla Fiat va bene all’Italia”). Basta, siamo nel 2011. E, per attenerci a un terreno esclusivamente calcistico, le nostre rivincite contro gli odiati “padroni” ce le siamo prese eccome nel corso della storia. Li abbiamo battuti in ogni salsa: gliene abbiamo fatti cinque a casa loro, prima ancora tre, li buttammo fuori dall’Europa all’ultimo minuto e con un gol a loro ingiustamente annullato, insomma goduria massima. E poi, in tempi più recenti, li abbiamo sempre annientati. A Torino abbiamo vinto rimontando due gol. A Napoli abbiamo rimontato sempre. Sempre. E tutto questo non ci è bastato a non farci sentire più sudditi? E allora lo siamo dentro, siamo inferiori (nel senso sattafloresiano del termine) e meritiamo di esserlo.
Persino quest’anno che noi siamo in Champions e loro il martedì e il mercoledì se ne vanno al cinema, pensiamo alla Juve? E basta. Guardiamoli con sufficienza. Non vincono nulla da una vita. Snobbiamoli. Magari le riserve (pardon, semplici titolari, senza issimi) le mandiamo in campo al San Paolo. Contro i bianconeri. Questa sì che è emancipazione.
Tra Champions e campionato non voglio scegliere. Ora sono in Champions e me la voglio giocare fino in fondo. Tanta fatica per essere eliminati agli ottavi? Sì. Intanto, in tre partite non abbiamo ancora perso. E io all’Allianz Arena me la voglio giocare. Voglio parlare di Schweinsteiger, Ribery e Muller. Il resto, il solito copione, passa in secondo piano.
Massimiliano Gallo
Quando ci libereremo del nostro provincialismo? Siamo in Champions e pensiamo alla Juventus
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