Un dato è ormai certo: nelle partite di campionato precedenti quelle di Champions, il Napoli non vince. Ad eccezione della prima vittoriosa trasferta a Cesena, nelle altre quattro occasioni, non siamo mai riusciti ad ottenere i tre punti. Due sconfitte (Catania e Parma) e due pareggi casalinghi a reti bianche (Fiorentina e Lazio).
Il fatto di non aver mai disputato partite di così alto livello in passato, incide troppo sulle teste dei giocatori non abituate a sostenere questo tipo di tensione. Per qualcuno di essi si sta realizzando il sogno che aveva da bambino, per qualcun’altro il sogno ha superato la realtà. È normale quindi che, in gare come quelle di ieri, non si riesca ad avere la massima concentrazione e dare il 100%. E una squadra come il Napoli, che imposta il proprio gioco sulla velocità e sul grande utilizzo delle fasce, se non riesce ad essere al top e dare fondo a tutte le energie, ha grandi, troppe difficoltà a scardinare la difese avversarie, soprattutto quelle, come la laziale, che utilizzano tutti gli elementi dietro la linea della palla.
Come ammesso un po’ da tutti, il pensiero della Champions è il pensiero predominante nell’ambiente. E volente o nolente, e i risultati lo attestano, in campionato non si riesce a vincere quando la Coppa è alle porte. E seppur il gioco e l’intensità siano migliorati molto, abbiamo lasciato per strada altri punti. Sono certo però che il gruppo abbia la consapevolezza che in campionato ci sia il tempo per recuperare. In Champions no, non ci sono altre possibilità. Ed è martedì che quindi si tirerà fuori tutto ciò che si ha, per un dentro o fuori che può dare la vera svolta a tutta la stagione. Mi auguro che tutto ciò che abbiamo sperperato in queste giornate, sia ben ripagato da un sogno che possa continuare per tifosi e per calciatori. E mi voglio illudere che il campionato vero del Napoli inizi da mercoledì mattina.
Primo tempo da sonno. Con la Lazio che non superava il cantrocampo e il Napoli che l’aspettava. Cavani che rincorreva Ledesma, le fasce ben controllate dagli avversari e con Lavezzi che prendeva palla a 60 metri dalla porta. Nel secondo molto meglio, grande forza di volontà, qualche spostamento di ruolo, un paio di miracoli seri di Marchetti, un guardalinee che forse stava ancora pensando al gol-non gol di Brocchi della primavera scorsa, molti episodi favorevoli, ma sempre senza l’urlo finale liberatorio. Siamo soddisfatti per il buon secondo tempo, ma non è ancora il Napoli che vorremmo. Abbiamo giocato meglio di altre volte, avremmo meritato la posta piena, siamo stati sfortunati, ma ancora non è il vero Napoli. Quello vero deve avere i propri uomini al 100% e senza pensieri. E ciò ancora non si è verificato. Perché un Napoli che gioca da Napoli, contro una Lazio senza difesa titolare, priva del suo uomo migliore e che non è in grado di impensierire, la chiude il primo tempo.
Sono fiducioso perchè credo che queste difficoltà siano già state messe in conto, ma credo che sia comunque un aspetto su cui si debba lavorare di più se di vuol davvero diventare Grandi, a prescindere dal risultato di martedì. Le partite prima di quelle Champions si devono iniziare a vincere.
Poi, vorrei fare una domanda tattica a Mazzarri: se il nostro gioco è basato sulle famose ripartenze, qual è il rimedio, se a centrocampo non hai nessuno che recupera il pallone? Cioè, se Gargano non è della partita, il pallone quando e come lo recuperiamo per poi offendere?
Non irrilevanti infine, i grandi spazi vuoti allo stadio. Forse anche qualche tifoso si è uniformato alle strategie societarie pensando di dare il massimo e sostenere la squadra martedì. Eppure la Lazio di Reja è capolista e sarà lì sino alla fine. Peccato, magari in una bolgia, l’avremmo fatto noi un gol al novantatreesimo, come tante altre volte. Si vede che anche i turn over tra tifosi stanno diventando di moda. Mentre forse, quando la squadra non è al massimo, il San Paolo dovrebbe essere l’arma in più.
Ciao Toni.
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca.
Gianluigi Trapani