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Ragazzi, non ci fermiamo qui, vi prego

Io non lo so come andrà stasera. So però che non ci sarò. So che ci sono stata contro la Lazio, come sempre, ma che i fatti miei e il pareggio a reti inviolate è come se mi avessero fatto sentire che in realtà non ci sono stata. Insomma, mi sembra di mancare dal San Paolo da un mese, nonostante ci sia stata appena l’altro giorno. Ed è una sensazione proprio brutta, questa qua. Ci sono sempre stata, in Champions, per due volte ho ascoltato quella musichetta con i brividi addosso, ho urlato le due paroline finali insieme a tutti gli altri, urlato la formazione, sentendo tutta quell’adrenalina addosso. Insomma, soffro al solo pensiero di guardare la partita in televisione, lo confesso. Per questo vorrei solo che non fosse l’ultima. Perché egoisticamente parlando vorrei tornare ad ascoltare quella musichetta ancora una volta. Perché quella contro il Manchester resta la partita più bella che abbia visto finora in tutto il girone. Perché quando Cavani segnò, l’altra volta, io mi inginocchiai al centro del salotto con le lacrime agli occhi. Perché mentre scrivo fuori piove, il cielo è ancora buio, che non è neppure spuntata l’alba ed io sono sveglia dalle 5 come ogni maledetta partita di Champions. Perché se è vero che dobbiamo puntare tutto sull’Europa voglio vedere il loro cuore venir fuori dalle magliette con i due sponsor impressi su, la tensione nei lineamenti, i lineamenti trasfigurati di Cavani. E non me ne frega niente di tutti quelli che se ne fregano del Napoli e che stasera saranno lì solo perché andare a vedere la Champions è una moda, qualcosa da raccontare dicendo “io c’ero”. Non mi interessa sapere chi siederà al mio posto. Io sarò davanti alla televisione, esaurita da due bambini troppo stanchi per resistere fino alla fine del primo tempo e che qualcuno dovrò addormentare prima delle 20.45 (Martire, ti prego, stasera ci pensi tu? Sì?). Perciò questa è proprio una preghiera in piena regola. Non ci fermiamo qui, vi prego. Vi perdonerò tutte le volte che non ci avete messo le gambe, il cuore e soprattutto la testa, tutte le volte in cui gli artigli manco li avete tirati fuori dalle zampe. Ma, per l’amor del cielo, fatemi scorrere quella cosa meravigliosa nelle vene, fatemi tremare le ginocchia, fate in modo che le mie dita corrano affannosamente sulla tastiera solo per raccontare tutto quello che può venir fuori da un’emozione così. Lottate. Fino alla morte. Per continuare a vivere un altro po’ così. E Forza Napoli. Sempre.
Ilaria Puglia

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