L’aria di dicembre porta sottili fumi di castagne arrosto, echi di feste, ricordi illuminati da un improvviso flash. A poche ore dal 31 è tornato alla memoria il “soggiorno” della mia casa d’un tempo, affollato di parenti, amici, conoscenti, amici degli amici. Seduti o in piedi. 31 dicembre del ’55. Tutti gli occhi rivolti al grosso televisore color nero fumo, marca Allocchio Bacchini. E’ mattino inoltrato e sullo schermo compare, per la prima volta, la sigla della TV. Occhi sbarrati. Una bruna signorina dall’aria gentile annuncia: “Tra poco, dall’Olimpico di Roma, telecronaca diretta di Fiorentina – Napoli”. Voci, esclamazioni, battimani. L’avvio dell’era televisiva affidato in Campania alle immagini prodigiosamente veicolate dalle antenne già comparse in gran numero su terrazzi e balconi, simili a strane e immobili cicogne. Napoli in campo neutro per squalifica, dopo l’invasione di campo che aveva seguito l’incontro col Bologna. Fiorentina lanciata verso lo scudetto. Tra gli azzurri ‘o lione Comaschi, il trottolino Ciccarelli, l’esperto Tre Re, controfigura involontaria di Antony Quinn, e poi Vitali, Vinicio, Jeppson, Pesaola…Per gli azzurri, una stagione movimentata. Difficile il sognato tandem con il nuovo leone brasiliano e il già azzurro Hans lo svedese. Dopo la goleada contro la Pro Patria (otto a uno), tutto bloccato. E molti vedevano in controluce il germe della rivalità tra i due campioni. Poi, arbitraggi contestati, incidenti, squalifiche dello stadio Vomero. E ora, azzurri sul teleschermo, nel maestoso Olimpico, incoraggiati da voci napoletane che passavano nei microfoni. Vai Jeppsònne, dài Petisso, Vi-ni-cio, Vi-ni-cio… E la stanza stracolma diventò uno spicchio di stadio vociante, con urla, imprecazioni, anche fischi sibilanti e applausi a scroscio. Ma la squadra viola (maglie più scure in tv) era lanciata e si avvaleva di calciatori forti come i terzini Magnini e Cervato, i mediani Chiappella e Segato, mezze ali del calibro di Julinho e Montuori, artisti del pallone, attaccanti come Virgili e Prini. L’asso Montuori segnò due gol da almanacco e altre due volte fu Virgili a battere Bugatti. Per gli azzurri due gol: Vitali e Jeppson su rigore. Il clamore degli ospiti gradualmente si placò. Erano facce stranite quelle che salutavano, ringraziavano e andavano via. Compiacimento per l’avvio di un’epoca. Rabbia per la brutta figura… agli occhi del mondo. Poco tempo dopo, Monzeglio smise di allenare il Napoli e Amadei prese le redini. Quell’anno, finimmo al 14esimo posto, a sei punti dalla B. Ma l’atmosfera di fine anno fu molto diversa, allo stadio Olimpico, il 30 dicembre del ’56 .Di fronte Roma e Napoli, in un “derby del sole” flagellato dalla pioggia. Sugli spalti, tanti tifosi azzurri che sfidarono il maltempo e il giorno fatidico. Tra i giallorossi, pezzi da novanta del calcio di quell’epoca, come il mediano Venturi, l’ala uruguaina Alcide Ghiggia, il centravanti Nordahl, la mezz’ala brasiliana Da Costa. Al centro dell’attacco napoletano c’era Vinicio, fiancheggiato da Pesaola, Beltrandi, Brugola,Vitali. Arbitrava un fischietto austriaco, secondo un accordo di quegli anni tra le organizzazioni arbitrali. Portò bene, come…dicono a Roma: due gol del leone di Rio e uno di Vitali, contro uno solo di Da Costa. Neanche la pioggia frenò i mortaretti e un corteo di spettatori partenopei tornò verso la stazione seguendo uno striscione ispirato alla recente partecipazione di Vinicio a una popolare trasmissione TV: “Vinicio va al Musichiere – Panetti povero portiere”. Mimmo Liguoro
A Napoli la tv arrivò con quattro schiaffi della Fiorentina. Era il 31 dicembre del ’55. Ma un anno dopo…
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