“Bye bye City bye bye” è il coretto che si ascolta in tutti i vicoletti adiacenti lo stadio. Il Madrigal è incastonato tra gli edifici e i canti festosi dei tifosi rimbombano nei bar e nelle case di chi ci abita sopra la testa. Le radio, le televisioni, con telecamere e microfoni scorrazzano per cercare di riprendere ogni attimo della gioia immensa che sta dilagando per la città. Il giallo è ormai sbiadito. Lo si nota soltanto quando esce dagli spogliatoi qualche calciatore avversario che si mescola silenzioso tre le onde di questo chiassoso oceano azzurro. Ragazzi che urlano la propria follia mentre in collegamento telefonico ascoltano quella che giunge da Napoli, tra botti e caroselli.
È un tripudio difficile da spiegare. Si va avanti e indietro per la strada principale senza meta precisa. Ci si abbraccia senza conoscersi e si condivide questo attimo di pura gioia. Ogni tanto si apre una porta o una saracinesca e i giornalisti che vi escono sono assaliti con entusiasmo come se fossero Lavezzi o Cannavaro. La mia banda e un altro gruppetto sparuto di tifosi è più fortunato. Improvvisamente, e per pochi istanti, si apre una puerta ben controllata dalla polizia locale. Dalle scale che porta al corridoio, passano prima Gargano sorridente ed imbarazzato e un secondo più tardi lui. Il Matador a tre metri da me con gli occhi prima increduli nel vedere la massa di persone che intanto si gonfia e poi pieni di felicità. Mostra il pugno stretto e poi il ghigno feroce della grinta e della soddisfazione. Dopo questa visione fuori programma e senza preavvisi mi accascio. Sono qui. È tutto vero. Confermo. Non capisco bene ma stiamo scrivendo la storia. Andiamo a bere un’altra cerveza, hic. Offro io.
Bye bye City bye bye…
Forza Napoli Sempre
La 10 non si tocca.
Gianluigi Trapani