La partita col Villarreal è ancora davanti agli occhi della mente. Quel tiro perfetto di Inler, quel tocco veloce di Hamsik. E tutto il resto, dalle sgroppate di Lavezzi agli interventi felini di De Sanctis. Poche ora e torneranno le immagini del campionato. Col Novara, avversaria di anni lontani, quando al centro del suo attacco c’era Silvio Piola, nome leggendario del calcio italiano, quarantenne ancora in campo, in quel tempo che portò a Napoli Hans Jeppson al fianco di Amadei e Pesaola. Erano gli anni ’50 senza traffico e tanti tram in circolazione. In un giorno di maggio riuscimmo – eravamo in tre, pantaloni alla zuava – a conquistarci un po’ di spazio su un balcone affacciato sullo stadio Vomero. Tutti i balconi di quel genere, quando giocava il Napoli, diventavano gremite piccionaie, affollate all’inverosimile per diritto familiare o intercessione di parenti e amici. E talvolta per raccomandazione di portinai compiacenti. Si giocava Napoli-Novara e in azzurro c’erano i piemontesi, per diritto di ospitalità. Strano effetto ottico, con gli azzurri nostri in maglia bianca. Dal balcone, i calciatori avevano dimensioni che ritrovammo anni dopo nei birilli del calcio “balilla”. Spiccavano la casacca nera di Ottavio Bugatti, a guardia della nostra porta e la sagoma di Jeppson, inconfondibile anche da lontano, elegante nel correre e trattare il pallone di cuoio biondo-scuro. Lo svedese segnò due volte, trasmettendoci il brivido del gol e una mite paura per l’equilibrio del balcone. A ogni azione pericolosa la lastra di marmo dava segni di impazienza. E i gol del Napoli, in quel pomeriggio di maggio, furono cinque. Anche il motorino Ciccarelli e l’ala destra Giancarlo Vitali perforarono la rete del novarese Corghi, violata pure da un autogol di Pombia, altro nome illustre della squadra di Novara. Cinque boati dalle gradinate, cinque piccoli terremoti sui balconi. Solo il padrone di casa, fermo al limite dell’affaccio, si limitava a sorridere, diviso da stati d’animo di diversa natura. Aveva negli occhi la felicità per l’esibizione del Napoli e il rammarico per aver concesso l’uso provvisorio del balcone-tribuna a un gruppetto di ragazzi scalmanati. Uno sguardo verso il campo lontano, per compiacersi di quel che accadeva sull’erba, e occhiate di rimprovero per un entusiasmo semi-sismico esploso per cinque volte su quel suo balcone con la ringhiera liberty. Segnò anche il Novara, finì 5a 1. Era un Napoli che quando trovava la giornata giusta sapeva dare spettacolo. E fu l’arrivederci ai tifosi perché era stata l’ultima partita casalinga, prima che il campionato finisse con un buon quinto posto. Ma per l’anno successivo, e per sempre, non riuscimmo più ad affacciarci da quel balcone luminoso. Mimmo Liguoro
Quei cinque gol al Novara visti da un balcone del Vomero
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